Labyrinth - Dove Tutto È Possibile: la recensione - Film: Recensioni - La Tana Del Cobra

Labyrinth – Dove Tutto È Possibile: la recensione

Se cercate un fantasy adatto sia alla vostra visione che a quella dei vostri figli più piccoli, Labyrinth è sicuramente una scelta valida.

 

 

Quando Labyrinth – Dove Tutto È Possibile fu annunciato e pubblicizzato in una puntata di Domenica In condotta da Pippo Baudo, mia madre mi guardò sorridente e mi chiese: “andiamo a vederlo?”. Per me era un raggio di sole, una uscita domenicale con mia mamma a fare una cosa diversa dal solito. Era il 1986, e mi stavo avvicinando al mondo della cinematografia avendo la fortuna di vedere in sala film irripetibili come Tron e Wargames.
Labyrinth probabilmente non raggiungeva lo stesso livello di profondità, ma si è dimostrato negli anni di sapere essere una pellicola in grado di resistere più che bene al passare del tempo.

 

 

In Labyrinth – Dove Tutto È Possibile facciamo conoscenza con una giovane ragazza dei giorni nostri che a causa di un incantesimo vede il fratellino essere rapito dai goblin e portato al loro Re nel bel mezzo di un mondo fantastico. A lei il compito di avventurarsi in questo mondo incredibile e riportare indietro il fratello affrontando mille peripezie ed i vari pericoli che contraddistinguono il labirinto che la può condurre al castello del Re Dei Goblin.

 

 

La realizzazione di Labyrinth – Dove Tutto È Possibile è qualcosa che ai tempi lasciò stupiti. Se da una parte gli effetti speciali avevano già fatto passi da gigante (si pensi a Star Wars o il già citato Tron, tanto per fare un esempio), quanto fatto in un film a budget ridotto come Labyrinth era senz’altro eccezionale. Senza uso di computer graphics (all’epoca costosissima), tutto l’aspetto fantastico si è basato su creazioni in lattice e scenografie in legno e gommapiuma; una scelta che ha consentito di dare fisicità e verosimiglianza ad elementi narrativi chiaramente fantasy e senza incorrere nel posticcio.

 

 

L’intero labirinto è assolutamente credibile, considerando che ci troviamo in un mondo fantastico e che segue le sue regole. Numerosi sono i dettagli che colpiscono, sia per la cura realizzativa che per l’implementazione perfettamente integrata in un contesto narrativo fluido e discretamente congegnato.
Questo però non deve trarre in inganno: il pubblico di riferimento di Labyrinth – Dove Tutto È Possibile è sicuramente quello più giovane. Nonostante alcune scene piuttosto cupe e potenzialmente inquietanti (come d’altronde succedeva nelle belle favole di una volta), tutto è mirato a stupire una platea di bambini magari anche cresciuti e permetter loro di immedesimarsi nella storia; ma l’effetto si ottiene anche sugli adulti, perchè Labyrinth non è solo un film per bambini.

 

 

Quanto sopra è confermato dal cast, poco numeroso ma di alto livello.
La protagonista indiscussa è Jennifer Connelly (Phenomena, Tutto Può Accadere, Dark City, A Beautiful Mind, Dark Water, Noah, Shelter, Alita – Angelo Della Battaglia), all’epoca adolescente ma già in grado di portare avanti da sola una pellicola con una recitazione già valida e che avrebbe poi affinato negli anni successivi. La Connelly catalizza l’attenzione con comportamenti assolutamente credibili, segno di un valore attoriale già affermato supportato da una buona sceneggiatura, non a caso scritta da quel Terry Jones protagonista della comicità degli anni ’70 negli sketch e nei film dei Monty Phyton e regista di Erik Il Vichingo.

 

 

Nei panni del cattivo troviamo un convincente David Bowie che grazie alle sue movenze, alla capigliatura, al trucco ed ai vestiti di scena riesce ad impersonare un Re Dei Goblin perfido e al tempo stesso vulnerabile. Come è ovvio che sia, Bowie ruba la telecamera quando si tratta di mettere in scena balletti e canzoni, le parti meno entusiasmanti di Labyrinth – Dove Tutto È Possibile, ma che fortunatamente ricoprono un ruolo secondario durante la visione.
Regista e animatore di molti dei pupazzi presenti in Labyrinth è Jim Henson, autore anche di Giallo In Casa Muppet e Dark Crystal.

Labyrinth – Dove Tutto È Possibile forse non è un capolavoro, ma è sicuramente una pellicola ben realizzata, dove tutti gli incastri vanno al loro posto senza inciampi; dalla scenggiatura alla recitazione, dal ritmo narrativo alla fotografia.
Grazie ad un ritmo narrativo discretamente sostenuto, con l’aggiunta di numerose gag e situazioni adatte a questo tipo di film, Labyrinth – Dove Tutto È Possibile conferma la sua bontà e merita di essere visto anche a quasi quarant’anni dalla sua uscita nelle sale.

 

Labyrinth – Dove Tutto È Possibile, 1986
Voto: 7.5
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