Amy Winehouse, il film sulla sua vita: “Era un talento speciale e raro. La sua musica trascende il tempo” - la Repubblica

Spettacoli

Ultim'ora

Papa Francesco al G7 per la sessione sull’intelligenza artificiale, l’annuncio di Meloni. È la prima volta per un pontefice

Amy Winehouse, il film sulla sua vita: “Era un talento speciale e raro. La sua musica trascende il tempo”

Parlano Sam Taylor-Johnson e Marisa Abela, regista e protagonista del film ‘Back to black’, in sala dal 18 aprile

4 minuti di lettura

Londra – Un biopic su Amy Winehouse era impresa difficile: è la storia di uno degli artisti musicali di maggiore talento, un Grammy vinto a vent’anni, ma anche la parabola personale, tra dipendenze e la persecuzione dei media, culminata nella tragedia del 2011. In più c’era l’impronta indelebile lasciata da Amy, il documentario Oscar di Asif Kapadia, con le immagini autentiche, intime e sconvolgenti, della cantante a partire dall’infanzia.

Per attivare l'iscrizione alla newsletter The dreamers, dedicata al cinema e alle serie tv, clicca qui

Ad accettare la sfida di Back to black, in sala il 18 aprile con Universal, è stata Sam Taylor-Johnson, regista e videoartista, che ha raccontato le origini di John Lennon in Nowhere Boy, 2009, protagonista l'attuale marito Aaron Taylor-Johnson. I 23 anni di differenza tra i due sono stati oggetto di grande attenzione mediatica, specie ora che l’attore è dato per certo come il nuovo Bond.

La regista Sam Taylor-Johnson con il marito Sam Taylor-Johnson
La regista Sam Taylor-Johnson con il marito Sam Taylor-Johnson 

Incontriamo Sam Taylor-Johnson e Marisa Abela, che interpreta l’artista e canta con la sua voce, in un salottino del londinese Corinthia Hotel. Si inizia parlando di Italia: “Mia sorella - spiega la regista - vive a Bologna, ho nipoti italiani. Sono stata alla Biennale di Venezia nel 1997, un’esperienza incredibile, faticosa ma divertente. E lo scorso dicembre ho fatto una mostra fotografica a Roma”.

(afp)

A Venezia era in giuria per il premio dedicato ai giovani talenti.

Taylor: “Scoprire nuovi artisti è la parte migliore del mio lavoro. Il momento della scoperta è qualcosa di eccitante: ho capito che Marisa era la scelta perfetta per questo film nel momento in cui ha guardato in camera”.

Abela: “Io pensavo di essere andata malissimo. La sera prima il mio fidanzato recitava in una commedia teatrale è arrivato a casa quasi a mezzanotte. Mi ha trovato pronta, seduta su una sedia: ‘ora faccio l’audizione per te’. E così ho fatto. Ero nervosa. Poi la mattina dopo, a Leicester Square, avevo le idee chiare. Devi preparati tanto prima, ma nel momento in cui reciti devi essere quieta e connetterti davvero con ciò che fai”.

Taylor, lei ha seguito Winehouse fin dagli inizi sulla scena londinese.

Taylor: “Torniamo al talento. L’ho vista molto giovane esibirsi nel jazz club di Ronnie Scott. Mi ha tolto il fiato sentire qualcosa di così follemente magico, poi seguire la sua traiettoria, capire che quel talento è molto speciale e raro. La sua storia per me è diventata il mio viaggio di questi due anni”.

Cosa rappresenta la sua figura nella storia della musica e per le nuove generazioni?

Taylor: "È interessante: io ho quattro figlie, la più piccola ha 12 anni, e ovviamente ha dovuto ascoltare la musica di Amy, perché io l’ascoltavo tutto il tempo. Le canzoni hanno iniziato a risuonare dentro di lei. Winehouse ha la capacità di arrivare trasversale alla mia generazione e a quella di mia figlia. La sua musica trascende il tempo, come Billie Holiday e Dinah Washington e gli artisti che lei amava. Quella voce e quei testi continuano a parlare, generazione dopo generazione. È raro”.

Abela: ““Prima di interpretarla, ne conoscevo la musica, ma non la vita. Ero davvero giovane quando lei era famosa. Per me è si è trattato di mettersi nei panni di qualcun altro e vedere il mondo da quel punto di vista, ma può essere complicato, quando il mondo ha un punto di vista così intenso su quella persona”.

Parlando di questo, Amy Winehouse è dipinta come una figura tragica, accomunata al club degli artisti morti giovani. Nel vostro film è molto più vitale.

Taylor: “Sentivo che Amy aveva bisogno di essere restituita alla sua musica e a chi era, davvero, non solo la vittima di una tragedia che ha messo in ombra la sua personalità vera. Ho fatto il film dal suo punto di vista, usando le sue parole e i suoi testi, per radicare il pubblico nel suo mondo. La sua vita è stata talmente sezionata ed esaminata che sentivo di dover tornare alla sua essenza”.

Cosa scoprirà il pubblico con questo film?

Taylor: “Molti, tra chi lo hanno visto, mi dicono che uscendo viene voglia ascoltare di nuovo la sua musica, con una prospettiva diversa. Era il mio intento”.

Lei ha ribadito di aver lavorato in modo del tutto indipendente dalla famiglia. Amy di Asif Kapadia è un racconto più oscuro, anche rispetto al ruolo del padre. Tutto questo non c’è nel suo film.

Taylor: “Asif ha fatto un documentario con una prospettiva molto forte. La mia era diversa, volevo che il pubblico vivesse la storia di Amy attraverso le sue parole, che ci riportasse alla sua prospettiva. E non decidere noi, dall’esterno, quello che stava succedendo. Lei aveva il suo punto di vista, amava suo padre, suo marito, sua nonna, sua madre. Il nostro giudizio è esterno, io volevo stare dentro, con lei. Tocchiamo gli stessi fatti, ma con una lente diversa. E per me questo è un modo di essere vittima, ancora, di altre persone”.

Marisa Abela
Marisa Abela 

Il film racconta della pressione mediatica violenta, la persecuzione dei paparazzi contro Winehouse.

Abela: “Era importante mostrare la realtà della sua vita, per strada, a Camden, era perseguitata da questi uomini, paparazzi. Dietro le immagini dei tabloid all’apparenza quotidiane ci sono donne perseguitate in ogni momento della vita. Questo è accettato e consumato dalla nostra cultura. Noi ricordiamo al pubblico cosa c'è dietro queste immagini e l'effetto che hanno su una persona”.

Taylor: “È importante mostrare quanto questo l’abbia influenzata. Basta cercare su Google e vedi immagini di quasi ogni giorno della sua vita, da varie angolazioni. Significa che aveva sempre una decina di uomini intorno a lei, tutto il tempo, in modo aggressivo, costantemente a molestarla, nel suo spazio. Nel film c’è la scena in cui lei cade e gli obiettivi si abbassano per ottenere un’immagine migliore, ma nessuno l’aiuta. Volevano vederla cadere, per ottenere quella foto”.

Era anche continuo bersaglio di violente battute nei talk show o di pseudo comici.

Taylor: “Quando sono state annunciate le nomination ai Grammy, c'erano un sacco di battute su di lei e sulla sua dipendenza. Oggi noi ci stiamo evolvendo e abbiamo una migliore comprensione della salute mentale e della dipendenza. Ma penso che ci saranno sempre battute sulle persone che sono più vulnerabili. È stato scioccante vedere come la gente la facesse franca, prendendola in giro quando lei era in scena”.

Il vostro rapporto con i paparazzi?

Abela: “I musicisti sono figure diverse da ogni altro artista, perché la musica è molto personale nella vita della gente. Molti fan hanno sofferto per la morte di Amy. Ma, proprio per l’intensità di questo rapporto, spesso i musicisti sono più perseguitati. Come artista quel che puoi fare è concentrarti su quel che stai facendo”.

Taylor: “È brutto – lo dico per esperienza personale - avere qualcuno che sta fuori da casa tua aspettando che tu esca, vada a prendere i tuoi figli, cada o gridi per fare lo scatto. Quella dei paparazzi è una molestia molto aggressiva e decisamente sgradita”.

I commenti dei lettori