"La stangata" fa quaranta: quando Hollywood cala i suoi assi - la Repubblica

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"La stangata" fa quaranta: quando Hollywood cala i suoi assi

Il film con Paul Newman e Robert Redford uscì il giorno di Natale del 1973 e rilanciò il genere del "poker movie". Da allora, Hollywood non ne ha potuto fare a meno, dagli "Ocean's" a 007

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ROBERT Redford l'ha visto per la prima volta trent'anni dopo l'uscita in sala; per Paul Newman era il film che lo accomunava a Humphrey Bogart (nella scena del treno beve lo stesso drink, il Gordon's Gin, usato in La regina d'Africa). La stangata, uscito negli Stati Uniti il giorno di Natale del 1973, segna anche la prima incetta di premi Oscar degli Universal Studios (ben 7, tra cui miglior film) dai tempi di All'ovest niente di nuovo (1930). Quarant'anni dopo, la "truffa all'americana" a discapito di un boss della malavita nella Chicago degli anni Trenta,
con la finta agenzia di scommesse in cui il gangster crede di poter vincere facilmente grazie a informazioni riservate, possiede ancora tutto il suo fascino. Tant'è vero che molte star hollywoodiane di oggi sono entrate nel mondo del cinema proprio grazie alla potenza della pellicola di George Roy Hill (159.600.000 dollari incassati negli USA).
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La Stangata secondo Hollywood.
Attori come Brad Pitt e George Clooney o registi del calibro di Steven Soderbergh si sentono debitori della mimica e delle maniere di Redford (Johnny Hooker) e Newman (Henry Gondorff) nel film. Pitt ha dichiarato che l'atteggiamento "da stangata" è una forma di istrionismo che lo ha aiutato ad arrivare al grande pubblico (la serie degli Ocean's - Eleven, Twelve, Thirteen - al tavolo da gioco, è l'omaggio ideale dei miti odierni ai bulli del passato). Neil Simon e Marsha Mason, dopo aver presentato l'Academy Award per la miglior sceneggiatura di David S. Ward, hanno a lungo ricordato quel momento come fonte di ispirazione creativa e di costume. Eric Bana, Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal fanno parte della carovana di celebrità che ammirano i truffatori portati in scena da Paul Newman, Robert Redford e dal regista George Roy Hill; per inciso, con La stangata il trio ha fatto team per la seconda volta, dopo il successo di Butch Cassidy e Billy the Kid del 1969. Secondo il libro di Lawrence J. Quirk del 1996 su Paul Newman, il personaggio di Henry Gondorff originariamente era secondario, niente più di un ruolo di supporto. Quando Newman si è associato alla cosiddetta "The Sting Experience" (The Sting è il titolo originale del film), allora la parte di Gondorff è stata via via potenziata fino a creare una vera partnership con l'altro personaggio. Clint Eastwood sembrava il candidato ideale per riportare al cinema La stangata con un remake. Dopo la morte di Dimitra Arliss (Loretta nel film) non se n'è fatto nulla. 

La rinascita del poker movie. La stangata non è soltanto uno degli orizzonti cinematografici con cui Hollywood, tra passato e presente, si tiene in collegamento; il film diede il via a un genere rischioso, quello del poker-movie. L'indimenticabile partita a carte tra New York e Chicago, a bordo dell'espresso 20th Century Limited, sembra replicarsi di film in film: ci sono l'avidità, la brama e l'omicidio in Casinò (di Scorsese, 1995), i debiti da saldare in Il giocatore - Rounders (con Matt Damon, 1998), i favolosi 11 di Danny Ocean tra le macchinette di Las Vegas (Ocean's Eleven, con Clooney, Pitt, Damon, Julia Roberts, per la regia di Soderbergh), le sfide per una donna in Maverick (di Richard Donner, 1994), i MIT students di 21 (2008), i gangster londinesi di Lock & Stock - Pazzi scatenati (di Guy Ritchie, 1998), i tre buddies alcolisti di Una notte da leoni (2009), i killer che sfidano la polizia di Roma con una partita a poker (Claudio Santamaria e Stefania Rocca in Il cartaio, di Dario Argento, 2004). Senza dimenticare altri abili giocatori: da 007/Daniel Craig in Casino Royale (2006) allo psichedelico Paura e delirio a Las Vegas con Johnny Depp, fino a Regalo di Natale (1986) e La rivincita di Natale (2004) di Pupi Avati. Pitt è un recidivo: in Cogan - Killing Them Softly, 2012, torna all'azzardo mixando criminalità locale ed economia al collasso.
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L'effetto Stangata.
Prima di La stangata, Paul Newman ha interpretato Luke in Nick mano fredda (1967), ma è il Cincinnati Kid di Steve McQueen (1965) a nobilitare il gioco a carte su grande schermo. La Universal ha scommesso subito sul duo Redford-Newman, perché considerato "bankable", un incasso sicuro, mentre il regista George Roy Hill ha imposto un tono personale al film: il suo scopo era quello di rendere La stangata un'opera con diverse reminiscenze dei classici di Hollywood anni Trenta. Secondo la producer Julia Phillips, Robert Redford era preoccupato che La stangata per lui sarebbe stato solo un film fisico, poco recitato, e che il suo compito si fosse ridotto a correre su e giù dal set. Alla fine delle riprese, Hill ha consegnato per gioco a Redford una scultura della Warner Bros. con il cartoon di Road Runner (il Beep Beep che fa coppia fissa con Wile Coyote). C'era scritto: "se non riesci ad essere bravo, sii almeno veloce".

Note di regia. Una delle influenze maggiori, La Stangata l'ha avuta sulla musica: il ragtime del brano The Entertainer, del compositore Scott Joplin (1868-1917), fu utilizzato consapevolmente nonostante l'azione si svolgesse decenni dopo i picchi di popolarità ottenuti dal genere musicale, in voga soprattutto tra il 1900 e il 1910. Fu il regista a ricercare questo anacronismo. E anche lo sceneggiatore David S. Ward dovette ascoltare molta musica blues durante la stesura del copione. L'idea di far ruotare tutto attorno alle truffe e al poker gli venne durante la scrittura di Una squillo per quattro svitati (1973), anche in quell'occasione del buon blues faceva da tappetino musicale ispiratore.