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A vederlo sembrerebbe un classico documentario-inchiesta che ricostruisce, con interviste ai protagonisti e qualche scena ricavabile dai verbali, un procedimento giudiziario realmente accaduto a Dallas: il giovane David Harris uccide un poliziotto quando questi si avvicina all'auto per richiedergli i documenti ma riesce a far incolpare del delitto Randall Adams, un tizio cui nel pomeriggio aveva dato gentilmente un passaggio. Se però non ci si ferma alle apparenze ci si accorge che THE THIN BLUE LINE è molto di più. Pur volendo prescindere dall'importanza storica del film di Errol Morris (che si interessò personalmente della vicenda riuscendo addirittura a far scagionare il povero Adams ottenendo...Leggi tutto una confessione di Harris) non si possono non apprezzare le qualità puramente cinematografiche, a cominciare dall’insolita e ficcante drammatizzazione ottenuta grazie alla cupa colonna sonora (molto sintetizzatore) di Philip Glass. Se si riescono subito a individuare i due protagonisti (Harris, il ragazzetto e Adams, l'uomo più maturo e con pochi capelli) e le loro due diverse versioni dei fatti si eviterà il rischio, effettivamente presente, di perdersi dietro a particolari di poco conto. A questo punto si entrerà nel vivo della ricostruzione e ci troveremo catapultati in un vero film “giudiziario” senza alcuna retorica né scene in aula. La bravura di Morris sta nel saper inserire poche immagini (e ancor meno scene “in movimento”) ma sempre al momento giusto per supportare le parole di testimoni, avvocati e imputati. Più documentario che film e quindi in un certo senso limitato, eppure diversissimo dalle trasmissioni TV che agiscono nel medesimo modo.
In questa pellicola Morris ricostruisce la vicenda di un uomo con condanna a morte, successivamente trasformata in ergastolo. Fu proprio realizzando questo film che si dimostrò la sua innocenza e si ottenne la confessione del vero colpevole, il suo principale accusatore. Grande atto d'accusa al sistema giudiziario statunitense è anche un bellissimo film che gode di una colonna sonora straordinaria (Philip Glass). Consigliatissimo a tutti quanti non si spaventano per i ritmi lenti e amano la verità.
Noiosissimo film documentario incentrato su un carcerato nel braccio della morte accusato di aver ucciso un poliziotto. Inchieste, documenti, testimonianze, tanta fuffa ben poco interessante. Ben assembllato, per carità, soprattutto le sequenze ricostruite sull'assassinio a freddo dell'agente di polizia, ma il tutto si riduce ad un film inchiesta che, visto oggi, sembra un reportage dello speciale Tg1. Se Morris ne avesse fatto un film di pura finzione (cose come Il campo di cipolle, ad esempio), magari, ci guadagnava. Dimenticabile.
MEMORABILE: Le ricostruzioni a film dell'omicidio del poliziotto; Le musiche di Glass.
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Mannaggia Buio,
per un attimo ho sperato che uscisse in dvd o blu-ray.
Peccato. Per me un gran film che meriterebbe un'uscita in digitale (anche se so che tu la pensi ben diversamente riguardo al valore della pellicola)
Caesars ebbe a dire: Mannaggia Buio,
per un attimo ho sperato che uscisse in dvd o blu-ray.
Peccato. Per me un gran film che meriterebbe un'uscita in digitale (anche se so che tu la pensi ben diversamente riguardo al valore della pellicola)
Io lo trovai mortalmente noioso, pareva uno speciale del Tg1...
Forse pochi conoscono la genesi di questo documentario.
Il regista stava occupandosi del famoso (in USA) "dottor Morte", uno psichiatra texano che contribuì significativamente alla condanna a morte di molte persone giudicate colpevoli di omicidio, quando s'imbattè nel caso di Randall Dale Adams che era stato condannato a morte (condanna successivamente trasformata in carcere a vita) per l'omicidio di un poliziotto.
A Morris apparve subito evidente che non ci fossero prove a carico di Adams. La testimonianza "principale" che lo incastrava era quella di David Harris, un balordo minorenne con cui Adams aveva trascorso la serata prima che avvenisse l'omicidio.
Morris si butto sul caso e riuscì ad ottenere persino una confessione dal vero omicida (Harris, appunto).
Realizzò quindi questo documentario, che fu fondamentale per far riaprire il caso, scagionare il povero Adams e condannare il vero colpevole.
Per chi volesse approfondire la cosa qui sotto ci sono 2 link ad articoli apparsi sul La Repubblica.