La scelta di Sophie, film del 1982 diretto da Alan J. Pakula, è tratto dall’omonimo romanzo di William Styron.
La vicenda è ambientata a Brooklyn nel 1947, in un’America ancora scossa dalla Seconda guerra mondiale e dagli orrori perpetrati dai nazisti nei campi di sterminio.
Dopo aver abbandonato l’uniforme dei Marines, il giovane Stingo (Peter McNicol) decide di tentare la fortuna a New York e coltivare la sua passione per la scrittura. Stingo prende in affitto una delle camere della bizzarra casa della signora Yetta (Rita Karin), condividendo l’appartamento con Sophie Zawistowska (Meryl Streep), un’immigrata di origine polacca, e con l’intellettuale ebreo Nathan Landau (Kevin Kline).
Tra i tre nasce un rapporto molto complesso, fatto di estrema vicinanza emotiva e burrascose incomprensioni, che fanno da sfondo ai racconti paranoici di Nathan sull’impossibilità di vivere il futuro.
Fidandosi di Stingo, Sophie decide di raccontare il suo passato, segnato dalla permanenza nel campo di concentramento di Aushwitz. La donna confessa di sentirsi moralmente colpevole per il massacro dell’olocausto, avendo sostenuto gli ideali del padre che simpatizzava apertamente per i nazisti. Nonostante le idee della famiglia Zawistowska collimassero con quelle del Reich, Sophie fu deportata insieme ai suoi due figli.
A causa della perversione degli ufficiali tedeschi, la donna fu costretta a prendere una decisione aberrante. Intanto l’ossessione di Nathan per il passato diventa sempre più forte, peggiorata dall’abuso di cocaina e Stingo propone a Sophie di fuggire per la Virginia…
"E' una vicenda complessa che si svolge su diversi piani temporali e psicologici. La verità affiora a poco a poco da un insieme di pietose "menzogne" che coprono un passato di tragedia e di morte. L'interpretazione dei tre protagonisti è superiore a ogni elogio, specialmente la prestazione di Meryl Streep, l'interprete di Sophie, nelle complesse vicende drammatiche della sua vita. Non è lei che cerca la morte, è la morte che cerca lei. Per questo rinuncerà all'amore di Stingo, rinuncerà alla vita, come ha fatto per la sua bambina, nel lager di Auschwitz. La scelta di Sophie è la scelta della morte, assecondata dalla voluttà di autodistruzione di Nathan, che fin dall'inizio dirà alla donna: "Non lo capisci, Sophie, stiamo morendo". La donna si difende disperatamente dal suo mostruoso passato, non ne vuol parlare, non vuole svelarlo: le è stato imposto, con scelte laceranti, e continua a subirlo, in una tragedia intima, quotidiana, tanto che in un momento di disperazione perde anche la fiducia in Dio: "Gesù non ha alcun interesse per me. Vivo sola col tormento del mio peccato". Tenta allora di suicidarsi, tagliandosi i polsi, ma la morte la rifiuta, la ricaccia nel tormento nel suo rimorso e nel fatale fascino dell'amore distruttivo di Nathan. E' un dramma terribile, rappresentato spesso fino all'esasperazione dello spasimo. Un merito del regista è di aver intuito che la ricostruzione in immagini degli infernali lagers nazisti deve essere fatta dalla parte del tedeschi, secondo la loro ordinata, scrupolosa, spietata amministrazione della morte, lasciando sussistere la loro lingua e la lingua delle loro vittime, il tedesco e il polacco, con sapiente discrezione, senza infierire, poiche le situazioni terribili sono già un urlo lacerante e un'accusa drammatica in se stesse. L'interpretazione dei personaggi nei vari ambienti e specialmente nell'allucinante casa rosa, che assurge a simbolo di un mondo anormale, è efficacemente espressa in linguaggio filmico dalla splendida fotografia di Nestor Almendros. Forse qualcuno può accusare il film di troppa letteratura, troppe citazioni di poeti, ma, a nostro avviso, non stancano in bocca ai personaggi della vicenda e si adeguano alla loro cultura. (...) Un elogio merita lo spendido doppiaggio specialmente di Sophie." (Segnalazioni cinematografiche, vol. 95, 1983)
Agli Oscar del 1983, Meryl Streep si aggiudicò la statuetta come ‘Miglior attrice protagonista’ e un Golden Globe come ‘Migliore attrice protagonista in un film drammatico’.
Per avere un accento più veritiero possibile, Meryl Streep apprese il polacco e il tedesco.
Nel film è citata la poesia ‘Ample make this Bed’ di Emily Dickinson.
romanzo omonimo di William Styron
Attore | Ruolo |
---|---|
Meryl Streep | Sophie Zawistowski |
Kevin Kline | Nathan Landau |
Peter MacNicol | Stingo |
Rita Karin | Yetta |
Stephen D. Newman | Larry Landau |
Greta Turken | Leslie Lapidus |
Josh Mostel | Morris Fink |
Robin Barlette | Lilian Grossman |
Eugene Lipinski | Professore polacco |
John Rothamn | Bibliotecario |
David Wohl | Professore di inglese |
Marcell Rosenblatt | Astrid Weinstein |
Moishe Rosenfeld | Moishe Rosemblum |
Katharina Thalbach | Wanda |
Günther Maria Halmer | Rudolph Hoess |
Ulli Fessl | Signora Hosess |
Melanie Pianka | Emmi Hoess |
Nedim Prohic | Josef |
Adrian Kalitzka | Figlio di Sophie |
Jennifer Lawn | Figlia di Sophie |
Joseph Leon | Dr. Blackstock |
Michaela Karacic | Sophie bambina |
Ivo Pajer | Padre di Sophie |
Karlheinz Hackl | Dottore delle SS |
Vida Jerman | Guardia SS |
Peter Wegenbrecht | Attendente di Hoess |
Joseph Tobin | Reporter |
Cortez Nance | Fattorino |
Krystyna Karkowska | Cameriera |
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