Festival del Cinema di Cannes 2021

La ragazza di Stillwater, il film che ricorda la storia vera di Amanda Knox. Ne abbiamo parlato con il regista e il cast

Direttamente dalla Croisette, Matt Damon, Abigail Breslin e Tom McCarthy - attori e regista del film - ci hanno dato il loro punto di vista su una storia che parla di redenzione e relazioni
Camille Cottin as Virginie Matt Damon as Bill and Lilou Siauvaud as Maya in director Tom McCarthy's STILLWATER a Focus...
(L to R) Camille Cottin as "Virginie", Matt Damon as "Bill" and Lilou Siauvaud as "Maya" in director Tom McCarthy's STILLWATER, a Focus Features release. Credit Jessica Forde / Focus FeaturesJessica Forde / Focus Features

Matt Damon sembra più alto e piazzato del solito, un effetto dovuto a Bill, il suo operaio dell’Oklahoma protagonista del nuovo film La ragazza di Stillwater, presentato in concorso al Festival di Cannes 2021 e prossimamente al cinema per Universal.

Di tutti i divi attesi sulla Croisette lui resta il più amato, sempre sorridente, gentile e generoso, soprattutto nei confronti delle tre colleghe di set: Abigail Breslin, di cui interpreta il padre per esigenze di copione e la debuttante Lilou Siauvaud (9 anni), che veste i panni della figlia di Camille Cottin (star di Chiami il mio agente).

Il cast e il regista de La Ragazza di Stillwater a Cannes: Noe Debre, Idir Azougli, Matt Damon, Camille Cottin, Tom McCarthy e Abigail BreslinOlivier Borde

Girato tra gli Stati Uniti e Marsiglia, dove si svolge gran parte della vicenda (che strizza l’occhio alla storia vera di Amanda Knox), il progetto è diretto da Tom McCarthy (Il caso Spotlight).

La storia

Bill (Matt Damon) è un uomo semplice ma dalla vita complicata perché la figlia Alison (Abigail Breslin) è da anni in prigione in Francia, dopo la condanna per omicidio di un’amica. Periodicamente le fa visita dall’altra parte dell’oceano e le porta un pezzo di casa, di solito qualche souvenir comprato in aeroporto con il nome della cittadina d’origine, Stillwater. Qualcosa cambia quando la ragazza, con cui comunque ha un rapporto complesso, gli confessa di aver trovato il presunto colpevole dell’assassinio. Invece di tornare alla sonnecchiosa vita di provincia americana, Bill decide d’indagare con l’aiuto di Virginie (Camille Cottin), una donna del posto di cui diventa coinquilino instaurando un rapporto di grande affetto quasi paterno con la bimba di lei. La situazione, però, non è così chiara come pensa.

La parola al regista e al cast

Questa pellicola, le cui riprese sono state ultimate provvidenzialmente prima dell’inizio della pandemia, è un’epopea fisica ed emotiva da non perdere, come spiega il team creativo.

Di cosa parla la storia?

Tom McCarthy: La ragazza di Stillwater parla di redenzione e di relazioni. Il rapporto turbolento tra padre e figlia resta il cuore della vicenda. Più che sulla giustizia il film è sulla moralità, perché Bill rischia di perdersi per salvare la figlia.

Abigail Breslin: Tra loro è tutto molto difficile, sono distanti, ma Alison ha bisogno di un alleato che la tiri fuori dai guai e deve accontentarsi di Bill.

Tom McCarthy: Il pubblico si trova immediatamente investito dal punto di vista emotivo nella storia perché si chiede cosa farebbe al posto di Bill se avesse un figlio dall’altra parte del mondo e in galera.

Lilou Siauvaud  alias"Maya" e Matt Damon alias “Bill” in La ragazza di StillwaterJessica Forde / Focus Features
Cos’ha pensato la prima volta quando le hanno proposto la storia? 

Matt Damon: Io rispondo subito a sceneggiature di spessore e in questo caso l’ho letta tutta d’un fiato. Poi ho posato il copione e ci ho pensato su per 15 minuti, poi l’ho ripreso in mano e l’ho divorato di nuovo. Come padre mi ha subito colpito.

Perchè Matt Damon è perfetto per il ruolo di Bill?

Tom McCarthy: Per diventare quest’uomo si è dovuto limitare, chiudendosi in sé, diventando taciturno, ma è uno che impara in fretta e per due mesi prima delle riprese abbiamo vissuto in Oklahoma per entrare nella parte. Lavora sodo, ci mette il cuore e regge la narrazione sulle sue spalle. Ma è stato il viaggio a Marsiglia che ha fatto la differenza.

Abigail Breslin: Ho scoperto in Matt un uomo paziente e generoso. A volte mi scusavo di una scena non riuscita alla perfezione, ma lui è stato con me generoso oltre ogni dire.

In che senso?

Tom McCarthy: L’ho trovata simile alla mia New York, ossia confusionaria, anzi casinara, ma multiculturale, insomma il posto in cui Bill si sente totalmente fuori posto. Eppure vediamo a metà film che quest’uomo tutto d’un pezzo e quasi burbero inizia a sciogliersi e soprattutto nelle dinamiche domestiche svela un lato tenero.

Tornare in sala dopo un lungo lockdown è stato davvero sorprendente. Come ha vissuto l’accoglienza del film a Cannes?

Abigail Breslin: Per me questo è stato un anno spaventoso e confuso, è importante tornare al cinema anche per evadere da questa realtà.

Tom McCarthy: Io ho provato un’emozione enorme. Ho passato gran parte della pandemia nella post-produzione del progetto e sono felice che sia visto su grande schermo perché racconta l’umanità in tutte le sue contraddizioni, nella forza e nelle debolezze, e mi sembra il tipo di film di cui abbiamo bisogno di questi tempi.

Matt Damon: Sono stato al festival quattro o cinque volte e non mi sono mai emozionato tanto, è come se non ci fossi mai stato perché dopo tanto tempo mi sono ritrovato in una sala piena di sconosciuti, che però condividono l’amore per questa forma d’arte.

Matt Damon in La ragazza di StillwaterJessica Forde / Focus Features
Quanto è stato difficile dar vita a quest’omaccione di poche parole?

Matt Damon: Ho dovuto diventare molto specifico. In posti come Stillwater c’è un look distintivo, tutti indossano lo stesso tipo di cappellino e occhiali da sole, ma soprattutto jeans perché ce ne sono alcuni che sono creati appositamente per trattenere il calore e ti cambiano totalmente la postura. Uomini come Bill sono massicci ma non hanno la tartaruga, non sono palestrati ma sollevano pesi enormi nei cantieri, quindi hanno un certo tipo di presenza che ho dovuto emulare conoscendo alcuni di loro.

Quale ricordo di questa esperienza porterà sempre nel cuore?

Matt Damon: La bravura della piccola Lilou, che sembra una Meryl Streep di 9 anni. È al suo primo lavoro, quindi parlavamo tanto di come non rovinarle la spontaneità e trasformarle il set in un gioco, prima che diventi troppo cosciente di se stessa mentre recita. Ci vogliono anni per arrivare ad imparare questo mestiere e lei lo possiede già alla perfezione. Sai come si dice? Che in un set quando lavori con qualcuno più bravo di te hai l’impressione che fa il lavoro per entrambi e non si percepisca alcuna fatica e in effetti è così.