La dolce vita, film drammatico diretto da Federico Fellini, racconta le vicende di Marcello Rubini (Marcello Mastroianni), un giornalista di scoop scandalistici che vorrebbe in realtà scrivere romanzi. La pellicola, ambientata nella Roma mondana degli anni ’60, svela, attraverso diversi episodi, luci e ombre della società capitolina dell’epoca. Come l’arrivo su un elicottero di una statua del Cristo diretta al Vaticano, che suscita stupore e curiosità nei passanti, o l’incontro di Marcello con Maddalena (Anouk Aimée), affascinante donna con cui passa una notte di forte passione. Ma il reporter non è solo: ha una fidanzata, Emma (Yvonne Furneaux) che, scoperto il tradimento, tenta di togliersi la vita ingerendo delle pasticche, senza però riuscirci.
Dopo la scampata tragedia, Marcello si butta a capofitto nel lavoro, accettando di seguire per il suo giornale Sylvia (Anita Ekberg), famosa stella del cinema hollywoodiano. Bionda, bellissima e un po’ folle, l’attrice decide di ballare immersa nell’acqua di Fontana di Trevi, coinvolgendo anche il giornalista che perde la testa per lei. Ad aspettarli sotto l’albergo di Sylvia, però, c’è il suo fidanzato che, pieno di rabbia, prende a pugni Marcello, sotto lo sguardo attento dei paparazzi. Il protagonista riprende la sua vita, tra servizi fotografici e misteriose apparizioni spirituali da schiaffare in prima pagina. Tra un lavoro e l’altro, frequenta l’alta società romana, di cui fa parte anche il suo amico intellettuale Enrico Steiner (Alain Cuny), partecipando a strane feste dove si fanno sedute spiritiche e particolari giochi di seduzione. Marcello, però, è stanco e insoddisfatto di inseguire una vita che non gli appartiene…
"Il film - uno dei film più terribili, più alti, e a modo suo più tragici che ci sia accaduto di vedere su uno schermo - è la sagra di tutte le falsità, le mistificazioni, le corruzioni della nostra epoca, e il ritratto funebre di una società in apparenza ancora giovane e sana che, come nei dipinti medioevali, balla con la Morte e non la vede, è la "commedia umana" di una crisi che, come nei disegni di Goya o nei racconti di Kafka, sta mutando gli uomini in "mostri" senza che gli uomini facciano in tempo ad accorgersene." (Gian Luigi Rondi, "Il Tempo", 5 febbraio 1960)." Come cinegiornale, il film è splendido: divertente e tragico, mosso e svariante. E' nella sua estrema libertà di composizione, ricchissimo: senza principio né fine, così stratificato, è lungo tre ore e potrebbe durarne due o sei. Immagine del caos, sembra caotico ed è calcolatissimo; e il suo linguaggio è tenero e aggressivo, smagliante e profondo. Infallibile, viene la tentazione di dire: quasi che il dinamico e pittoresco barocchismo di Fellini avesse raggiunto-non sembri una contraddizione-un classico rigore." (Morando Morandini, "La Notte", 6 febbraio 1960)."C'è una certa monotonia, sia pure assai colorita, di tipi, di scorci, di accenti. Se codesta monotonia fosse stata soltanto apparente, e allora calibrata in un suo ritmo rigoroso, dalla sordina sempre più ossessiva, tutto ciò avrebbe potuto avere un'altra sua non meno straordinaria efficacia. Così, invece, i tipi si stingono talvolta l'uno sull'altro, o si ricalcano. Dovrebbe giustificarli un loro minimo comun denominatore; ma questo è così esplicito che, lungo il cammino, per forza di cose si attenua, e si fa risaputo." (Mario Gromo, "La Stampa", 6 febbraio 1960)."Pur tenendosi costantemente a un alto livello espressivo, Fellini pare cambiar maniera secondo gli argomenti degli episodi, in una gamma di rappresentazione che va dalla caricatura espressionista fino al più asciutto neorealismo. In generale si nota un'inclinazione alla deformazione caricaturale dovunque il giudizio morale si fa più crudele e più sprezzante, non senza una punta, del resto, di compiacimento e di complicità, come nella scena assai estrosa dell'orgia finale o in quella della festa dei nobili, ammirevole quest'ultima per sagacia descrittiva e ritmo narrativo." (Alberto Moravia, L'Espresso", 14 febbraio 1960)."E sbigottiamo anche noi. Due volte. La prima perché non è possibile affacciarsi senza un brivido su questa babilonia disperata che Fellini ha dipinto senza abbandonarsi a sciocchi anatemi, senza volerle infliggere altra punizione che quella di vedersi allo specchio in tutti i più minuti particolari. La seconda perché siamo di fronte a un cinema altissimo per originalità di linguaggio, aggressività di stacchi e cadenze, incisiva compiutezza di immagini; un cinema che, superando i confini riconosciuti, ci mostra risultati la cui vastità era nota finora solo alla grande letteratura e alla grande musica (a proposito: magnifico per incalzante funzionalità il commento musicale di Nino Rota). (Guglielmo Biraghi, "Il Messaggero", febbraio 1960)."Il film è troppo importante perchè se ne possa parlare come di solito si fa di un film. Benchè non grande come Chaplin, Eisenstein o Mizoguchi, Fellini è senza dubbio un 'autore', non 'regista'. Perciò il film è unicamente suo: non vi esistono né attori né tecnici: niente è casuale (...)." (Pier Paolo Pasolini, 'Filmcritica', 94, febbraio 1960)"Visto a distanza, col senno del poi, 'La dolce vita' fa figura di spartiacque nel panorama del cinema italiano del dopoguerra. In un certo senso, anzi ne segna la fine, e l'inizio di una nuova epoca. La sua importanza e il suo significato possono essere riassunti in questi punti: 1) rappresentò, nella carriera del suo autore, l'approdo alla maturità espressiva; 2) contribuì a quel rinnovamento dei modi narrativi che fu il fenomeno più vistoso nel cinema degli anni sessanta; 3) ripropose, come già avevano fatto Rossellini prima
Il film ha ricevuto una Palma d’Oro al Festival di Cannes e un David di Donatello come Miglior regia (1960). L’anno seguente si è aggiudicato tre Nastri d’Argento e nel 1962 il Premio Oscar per i Migliori costumi.
Intorno alla metà degli anni ’90 la pellicola è stata restaurata per Mediaset-Cinema Forever con la supervisione di Vincenzo Verzini; mentre nel 2010 un nuovo restauro è stato eseguito con la collaborazione di Ennio Guarneri.
Dopo quindici giorni di proiezione, La dolce vita aveva già coperto i costi di produzione. La pellicola occupa il sesto posto nella classifica dei film italiani più visti di sempre con quasi 14 milioni di spettatori paganti (dati 2016). Dino De Laurentiis avrebbe preferito come protagonista Paul Newman o Gérard Philipe, per assicurarsi il favore del mercato internazionale.
Attore | Ruolo |
---|---|
Marcello Mastroianni | Marcello Rubini |
Anita Ekberg | Sylvie |
Anouk Aimée | Maddalena |
Yvonne Furneaux | Emma |
Magali Noël | Fanny |
Alain Cuny | Steiner |
Annibale Ninchi | Padre di Marcello |
Walter Santesso | Paparazzo |
Valeria Ciangottini | Paola |
Mino Doro | Amante di Nadia |
Audrey McDonald | Jane |
Jacques Sernas | Il divo |
Polidor | Il Clown |
Lex Barker | Robert |
Laura Betti | Laura |
Enzo Cerusico | Fotografo |
Adriano Celentano | Cantante Rock |
Riccardo Garrone | Riccardo |
Nadia Gray | Nadia |
Renée Longarini | Signora Steiner |
Gianfranco Mingozzi | Il pretino in casa Steiner |
Enzo Doria | Fotografo |
Giulio Paradisi | Fotografo |
Carlo Di Maggio | Totò Scalise, produttore |
Alain Dijon | Frankie Stout |
Giulio Citti | Uomo al Night |
Lilly Granado | Lucy |
Maurizio Guelfi | Giornalista |
April Hennessy | Donna in Via Veneto |
Gloria Henry | Donna in Via Veneto |
Angela Wilson | Donna in Via Veneto |
Noel Sheldon | Uomo In Via Veneto |
Angela Giavalisco | Donna all'aeroporto |
Mara Mazzanti | Donna all'aeroporto |
Maria Teresa Vianello | Donna all'aeroporto |
Teresa Tsao | Donna al night |
Gianni Querrel | Uomo al night |
Thomas Torres | Giannelli, giornalista in ospedale |
Giulio Girola | Dr. Lucenti |
Romolo Giordani | Uomo al castello |
Nina Hohenlohe | Donna Al Castello |
Gloria Jones | Gloria |
Harriet Medin | Edna, segretaria di Sylvie |
Adriana Moneta | Prostituta |
Anna Maria Salerno | Amica della prostituta |
Cesarino Miceli Picardi | Signore al dancing |
Francesco Lori | Uomo nella sequenza del miracolo |
Ada Passeri | Donna nella sequenza del miracolo |
Desmond O'Grady | Ospite di Steiner |
Fabrizio Capucci | Fotografo alla conferenza stampa |
Alessandro von Norman | Interprete conf. stampa |
Leonida Repaci | Invitato in casa Steiner |
Anna Salvatore | Invitata in casa Steiner |
Doris Pignatelli | Signora con il mantello bianco |
Eugenio Ruspoli di Poggio Suasa | Don Eugenio Mascalchi |
Franco Rossellini | Il bel cavallerizzo |
Cristina Paolozzi | Ragazza che ride |
Elisabetta Cini | Duchessa dormiente |
Giuliana Lojodice | Cameriera in casa Steiner |
Renato Mambor | Giovanotto alto |
Lucia Vasilicò | Ragazzina che si confessa |
Oliviero Prunas | Figlio del principe |
Giò Staiano | Pierone |
Vadim Wolkowsky | Principe Mascalchi |
Italo Zingarelli | Don Giulio |
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