Il film racconta il leggendario incontro sportivo tra la campionessa di tennis Billie Jean King e lo sfidante Bobby Riggs, passato alla storia come La battaglia dei sessi.
1973, l'attempato Riggs (Steve Carell) sfila ancora sul campo come una star in passerella, con le ricche doti di intrattenitore affascina i media e il pubblico presente, e lancia dichiarazioni che non può rimangiare: "Non dico che le donne non dovrebbero stare in campo, altrimenti chi raccatterebbe le palle!". La sfida è aperta. La giovane Billie Jean King (Emma Stone), paladina della lotta contro il sessismo, ascolta e memorizza le provocazioni dell'arrogante avversario, perché medita di rispedirle al mittente con un dritto e un rovescio direttamente sul campo di Houston. Il risultato del match è storia, ma i preparativi e la preparazione dei campioni rasentano il mito. Prima di scatenarsi sul campo da tennis, la battaglia dei sessi tra il vecchio atleta esibizionista e l'impassibile ragazza occhialuta infuria in conferenza stampa e sulle copertine dei rotocalchi.
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Lo sport al cinema sembra tornato di gran moda. Lo dimostrano titoli come I, Tonya o Borg McEnroe, a dimostrare che il tennis è un buon modo per raccontare la vita e le vite. Una metafora della sfida solitaria contro un avversario di là dalla rete, ma anche, forse soprattutto, contro se stessi e i propri fantasmi.
La battaglia dei sessi dimostra perfettamente questa doppia valenza, presentando la sfida sportiva di una donna contro un uomo, per rivendicare paghe più eque e per rispondere a una provocazione, all'alba del movimento femminista, ma anche il percorso di accettazione della propria "diversità"; almeno come tale era vista l'omosessualità negli anni 70, anche nella molto liberal California. Il tennis, a dirla tutta, non è che al cinema abbia mai brillato, del resto non è semplice rendere la spettacolarità dei colpi in un terreno di gioco ampio, cercando la credibilità pur affidandosi ad attori e non a tennisti professionisti. Come dire, il quadrato del pugilato è molto più semplice da simulare, così come i colpi a segno, grazie all’utilizzo del montaggio.
I registi del film, Valerie Faris e Jonathan Dayton, hanno lasciato per la fine la proposizione dell’incontro di tennis, utilizzando anche qualche effetto speciale per renderlo credibile.
Tutti veri i muscoli messi su invece dalla protagonista Emma Stone, passata dalla vita sottile da ape mostrata fra un passo di danza e l'altro nel La La Land da Oscar alla figura più quadrata di Billie Jean King, primo coming out di un'atleta di punta dello sport professionistico americano e paladina della lotta per i diritti della comunità LGBT, dagli anni 70 a oggi.
Ma parlando di tennis, la King ha vinto in carriera (ha giocato dal 1959 al 1983 come professionista) 39 titoli del Grand Slam: 12 in singolare, 16 in doppio e 11 in doppio misto. 20 i titoli a Wimbledon - è un record - così divisi: 6 in singolare, 10 in doppio e 4 in doppio misto.
Nel 1987 è stata inserita nella International Tennis Hall of Fame, ed è unanimemente considerata una delle più grandi tenniste di tutti i tempi.
Decisamente meno noto, se non appunto per La battaglia dei sessi, Bobby Riggs (Steve Carell). In carriera ha raggiunto tre volte la prima posizione in classifica, fra 1941 e 1947, negli anni in cui trionfavano Fred Perry, poi diventato più noto per la sua linea di abbigliamento sportivo, e Jack Kramer, a capo della Federazione americana di tennis all'epoca dei fatti raccontati nel film, dove è interpretato da Bill Pullman.
La sceneggiatura del film è stata scritto da un esperto di storie vere come Simon Beaufoy, vincitore dell'Oscar per The Millionaire di Danny Boyle, ma già nominato anni prima per lo script di Full Monty. Ha all'attivo anche Hunger Games: La ragazza di fuoco, Il pescatore di sogni e Everest.
Parlando di riconoscimenti, la coppia di registi, Valerie Faris e Jonathan Dayton, ne hanno portati a casa molti per la loro opera prima, Little Miss Sunshine. Partito dal Sundance Film Festival, ha finito per incassare oltre 100 milioni di dollari nei soli Stati Uniti, ottenendo quattro nomination all'Oscar, vincendone poi due.
Era destino che la storia della partita di tennis del 1973 che dà il titolo a questo film sarebbe prima o poi stata raccontata dal cinema. Jonathan Dayton e Valerie Faris l'hanno fatto bene, con garbo e intelligenza, riuscendo a raccontare altrettanto bene sia gli aspetti più puramente spettacolari di quel che è accaduto (più show business che sport), sia tutto quanto c'era dietro. Il significato profondo in termini di diritti, certo, ma anche la crisi di un'epoca e l'inizio di qualcosa di nuovo grazie al privato dei due protagonisti, e grazie a due bravi attori. (Federico Gironi)
Leggi la recensione completa di La battaglia dei sessi.
Billie Jean King (Emma Stone): Le donne andrebbero pagate e rispettate in egual misura! Billie Jean King: Il premio maschile è otto volte quello del premio femminile. Jack Kramer (Bill Pullman): Gli uomini sono più divertenti da guardare! Questa è biologia! Bobby Riggs (Steve Carell): Non dico che le donne non dovrebbero stare in campo, altrimenti chi raccatterebbe le palle! Billie Jean King: Quando osiamo desiderare un po' di più, un po' di quello che avete voi, questo non vi va giù!
Attore | Ruolo |
---|---|
Emma Stone | Billie Jean King |
Steve Carell | Bobby Riggs |
Andrea Riseborough | Marilyn Barnett |
Natalie Morales | Rosie Casals |
Alan Cumming | Ted Tinling |
Eric Christian Olsen | Lornie Kuhle |
Sarah Silverman | Gladys Heldman |
Martha MacIsaac | Jane 'Peaches' Bartkowicz |
Austin Stowell | Larry King |
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