La lunga avventura dei Nomadi, vagabondi di un mondo migliore - la Repubblica

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La lunga avventura dei Nomadi, vagabondi di un mondo migliore

La lunga avventura dei Nomadi, vagabondi di un mondo migliore
Multischermo / Il doc “Nomade che non sono altro” e la storia della band
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Il titolo è strano e anche di più, ma quello che conta è che tutti capiscono al volo perché il titolo sia quello, cosa vuol dire e da dove viene la citazione. Nomade che non sono altro, doc passato in seconda serata su Rai 2 venerdì, aveva anche il pregio di una lunghezza sobria e senza impegno particolare: e somigliava a una ballata d’altri tempi, una di quelle per esempio che con autori come Francesco Guccini hanno nobilitato nei decenni il giro robusto del cammino dei Nomadi. I decenni sono addirittura sei — solo Mick Jagger ha fatto meglio, ma lui aveva il fisico — partendo proprio dagli inizi: e dedicando ampio spazio, quasi tutto, ai primi tempi, ad Augusto Daolio che se ne andò troppo presto e se ne andò provandoci sul palco fino all’ultimo. Niente sarebbe arrivato fin qui se Augusto non avesse avuto un alter ego della solidità di estrazione terragna (lo stesso Guccini lo ricorda più volte) che risponde al nome di Beppe Carletti: che via via restando come perno della situazione e allestendo ogni anno una nuova avventura in forma appunto di ballata da proseguire per strade e paesi e lunghi rettilinei d’Emilia, da percorrere alla giusta velocità. Ovvero piano, coltivando quella sorta di comunità resistente che accorre a ogni concerto o celebrazione, intona in coro Io vagabondo e le altre, e trascorre alcune ore provando la sensazione di essere tornati in un mondo migliore. Ma c’erano anche e soprattutto gli inizi della popolarità, c’era Augusto con quella voce e quelle fattezze in linea coi tempi, eppure quelle che uscivano con regolarità erano canzoni bellissime che ritempravano e finivano anche nelle sigle dei quiz di Mike. Una storia unica, qui punteggiata da un Guccini che chiacchiera in dialetto con Carletti, dal Liga ma anche da Fiorello: che racconta di non aver mai mandato in archivio un suo show senza aver prima cantato almeno una volta Io vagabondo. Su RaiPlay si rivede tutto.

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Affinché non si perda l’intensità dei festeggiamenti, va ricordato che oggi si celebra il quarto giorno dal 70° anniversario della nascita della televisione.

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