In L’ombra di Stalin, il protagonista è il giovane e brillante giornalista gallese Gareth Jones, consulente del governo di Lloyd George. Lasciato l’incarico, Jones ottiene il visto per recarsi a Mosca con l’obiettivo di intervistare Stalin. Arrivato in Unione Sovietica, conosce la giornalista Ada Brooks che gli apre gli occhi sulla dittatura sovietica e gli fa capire che il suo amico Paul Kleb sia stato ucciso per aver scoperto qualcosa di sconveniente in Ucraina. Jones, contro ogni avvertimento, decide quindi di partire alla volta dell’allora provincia sovietica, mettendo a rischio la propria vita…

Diretto dalla bravissima regista polacca Agnieszka Holland – autrice, tra gli altri del durissimo film sull’immigrazione Green BorderL’ombra di Stalin è un film storico e biografico che racconta parte della vita di Gareth Jones, giornalista talentuoso e coraggioso che per primo in Occidente nel 1933 fece conoscere i disastri della collettivizzazione forzata in Unione Sovietica e la fame e la carestia cui il governo di Stalin sottopose la popolazione ucraina. Il film racconta come Jones, arrivato a Mosca con l’entusiasmo di voler intervistare Stalin, lentamente diventi sempre più consapevole di tutto quello che non funzionava sotto il regime comunista. La parte principale rimane quella centrale, con il viaggio clandestino del giornalista in Ucraina, dove si imbatte in desolazione, carestia, morte e miseria e in cui, pur di sopravvivere, tre fratellini rimasti orfani, sono costretti al cannibalismo.

La Holland dirige il film in modo molto lineare, grazie anche alla buona sceneggiatura di Andrea Chalupa. Il personaggio di Gareth Jones è impersonato con discreta bravura da James Norton, appena visto in Bob Marley – One Love. Parti minori sono affidate a Vanessa Kirby (la giornalista Ada Brooks) e a Peter Sarsgaard in quelli del premio Pulitzer Walter Duranty, ormai corrotto dal regime moscovita. Quello che funziona poco nel film è il personaggio di George Orwell che noi vediamo all’inizio e nel finale mentre scrive le note del suo capolavoro La fattoria degli animali, feroce e sarcastica invettiva contro il comunismo e le dittature ma la cui presenza nello svolgimento del racconto risulta simbolica un po’ forzata.

L’ombra di Stalin, che nel film non si vede mai ma la cui presenza si percepisce bene, è stato presentato nel 2019 al Festival di Berlino ed è poi incappato nelel chiusure dei cinema per il Covid. Non sappiamo se nelel sale cinematografiche avrebbe potuto ottenere grandi riscontri ma per chi fosse interessato, si può recuperare su Prime Video.

Stefano Radice

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