Dopo due anni di silenzio e di distanza dalle scene, Joss Whedon è tornato a parlare in questa lunga intervista rilasciata a Vulture, il sito di cultura pop del magazine New York.

Questa almeno è la versione breve e semplificata di quello che è successo, e che nell’ultimo paio di giorni ha riportato il nome del creatore di Buffy sulle metaforiche prime pagine di tutte le testate che si occupano di cinema, televisione, cultura pop e gossip generico. È successo perché le parole di Whedon che stanno rimbalzando un po’ ovunque sembrano parole di sfida, un modo per provare a rialzare la testa dopo i torti percepiti degli ultimi due anni e tornare a ritagliarsi uno spazio di rilevanza in un ambiente che prima l’ha trasformato in un dio, poi l’ha gettato nel fango.

Se solo fosse così semplice.

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Fox

Assumiamo che non sappiate neanche chi sia Joss Whedon e non abbiate mai sentito parlare di Buffy l’ammazzavampiri e di Avengers. Com’è il tempo su Marte? L’avete poi risolto quel problema con i fantasmi?

Assumiamo invece che sappiate chi è Joss Whedon ma l’abbiate un po’ perso di vista dopo il secondo Avengers e dopo il suo disastroso intervento sul già disastroso di suo Justice League. Whedon torna di moda nel 2020, quando una serie di sfortunati eventi caratterizza la seconda metà di un anno che immagino già prima non fosse una crema. Prima, in piena estate, Ray Fisher, uno dei protagonisti di Justice League, lo accusa di essere un pessimo professionista con cui lavorare, un dittatore con tendenze all’abuso e anche un po’ razzista, considerando che con i suo reshoot ha quasi completamente tagliato la storyline dedicata proprio a Fisher (che secondo Zack Snyder, il primo regista costretto ad abbandonare il film per stare con la sua famiglia in seguito al suicidio della figlia, sarebbe dovuto essere il vero protagonista del progetto).

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Warner Bros.

A Fisher fa seguito un’altra protagonista del film, con una fama cento volte superiore: Gal Gadot/Wonder Woman, che a dicembre racconta di avere avuto anche lei una brutta esperienza con Whedon, e di aver protestato a riguardo con la produzione. Più o meno contemporaneamente, HBO Max decide di rimuovere il suo nome dai credits e dal marketing di The Nevers, serie sci-fi creata proprio da Joss, e di prendere pubblicamente le distanze da lui. Tempo un paio di mesi e nel febbraio dell’anno scorso scoppia il vero bubbone: a parlare contro Whedon sono una serie di attrici, e anche un paio di attori, che hanno partecipato a Buffy e al suo spin-off Angel.

La discussione sul modo in cui Whedon tratta la gente con cui lavora va avanti per tutto l’anno, tra le testimonianze dirette di Charisma Carpenter, Amber Benson e Michelle Trachtenberg, le prese di distanza dall’autore di Sarah Michelle Gellar cioè Buffy in persona, e infinite e tutto sommato inutili riflessioni della stampa sulla linea che separa l’artista un po’ strano e ingestibile dal capo tossico con il quale non bisognerebbe mai lavorare.

Arriviamo quindi al 18 gennaio 2022, quando su Vulturecompare la succitata “lunga intervista”. Che non è esattamente una lunga intervista, né una chiacchierata organizzata apposta per dare modo a Whedon di rispondere puntualmente alle accuse che gli sono state rivolte. Assomiglia più a quello che farebbe una biografa: il pezzo è contemporaneamente una cronistoria degli ultimi due anni di vita di Whedon, una oral history del suo comportamento sul luogo di lavoro (con interviste a persone meno in vista delle attrici ma altrettanto importanti per le sue produzioni, e in molti casi sentimentalmente legate a lui, all’insaputa della ex moglie, tanto per aggiungere carichi), e una serie di dichiarazioni di Whedon stesso raccolte nell’arco di diverso tempo e svariate interviste.

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Axelle/Bauer-Griffin//Getty Images

In altre parole è un pezzo complesso e sfaccettato, imparziale per quanto possibile, che prova non a giustificare o scusare gli errori di Whedon ma a collocarli in un contesto più ampio, mostrando allo stesso tempo quante interazioni, quanti atteggiamenti tipici della figura del “Capo” che consideriamo tutto sommato normali anche nel nostro quotidiano si svelino in realtà in tutta la loro tossicità quando a farcelo notare è un’attrice di Hollywood e non la collega che si lamenta sempre perché in fondo è una lagna. Un esercizio di pensiero critico fatto apposta per essere ipersemplificato, e la cosa carina è che probabilmente troverete gente che lo presenta come “la scandalosa apologia di un mostro: Joss Whedon” e gente che l’ha letto come “Vulture SMONTA Joss Whedon e dimostra che è un MOSTRO!”.

Metto in chiaro subito una cosa: magari non sarà Weinstein o Ed Gein, ma Joss Whedon è, stando a un numero spaventosamente alto di testimonianze, una persona pessima, tossica e deleteria con la quale lavorare. Non ne sto facendo una questione legale, non siamo ancora a questo punto e al massimo si sta discutendo di cause per diffamazione mentre non mi risulta nulla sul piano delle molestie, per cui non venitemi a dire che bisogna aspettare che la giustizia si pronunci. Qui la questione è che una fetta consistente di persone che hanno lavorato con Joss Whedon hanno raccontato nel corso degli anni un immenso numero di aneddoti così simili tra loro che bisogna avere una particolare forma di miopia selettiva per non vedere un pattern.

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Voglio dire, stiamo parlando di un gruppo di persone che si scambiano consigli, opinioni e pareri su un datore di lavoro, che confrontano le rispettive esperienze e che hanno deciso di condividere i risultati con il resto del mondo, anche e forse soprattutto per mettere in guardia chiunque decida di lavorare con Joss Whedon da qui in avanti. “Occhio” dicono “che è bravo, ma se ti va male ti tocca subirti queste robe qui”. Il pezzo su Vultureè notevole anche perché è estremamente granulare: non stiamo parlando di una figura alla Weinstein le cui gesta erano plateali, clamorose e sempre connotate sessualmente. Whedon, stando a questi racconti, è il genere di padre/padrone sul quale due persone diverse possono tranquillamente avere opinioni opposte senza che nessuna delle due stia mentendo.

Prendetevi dieci minuti e leggete il pezzo: ci troverete aneddoti che non sono quasi mai clamorosi, e piuttosto quasi sempre caratterizzati da una certa meschinità e piccineria, il genere di micro-aggressioni che ti consentono di rimanere per anni fuori dai radar, quelle robe al confine tra l’evidente abuso e il “ma sì è un po’ strano devi saperlo prendere” che vengono giustificate e fatte passare a tutti i livelli figuratevi quando quello che devi saper prendere è una figura creativamente onnipotente e deificata dalla stessa gente che lavora con lui. Non c’è nulla, o comunque molto poco, di penalmente rilevante nel pezzo di Vulture e in generale nei racconti dai set di Whedon.

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Mike Windle//Getty Images

C’è piuttosto la sensazione che la sua sia la storia un po’ squallida di come il successo dia alla testa, e di come essere un maschio bianco a Hollywood e dintorni ti dia più o meno inconsciamente il permesso di fare tutto quello che vuoi, tanto alla peggio dicono che sei “un genio un po’ eccentrico”. È il genere di roba che fa arrabbiare, ovviamente, ed empatizzare con le sue vittime; ma è anche tutto molto squallido e minuscolo, a partire dal modo in cui Whedon risponde alle accuse, e cioè usando un’altra strategia classica: se ti accusano di avere fatto 10, tu ammetti di essere arrivato a 8 e scusati, in questo modo sarà più facile crederti quando dici “però a 10 non sono mai arrivato”.

Un momento per me involontariamente ilare del pezzo è quando Whedon risponde a Gal Gadot, che l’ha accusato di averla minacciata di rovinarle la carriera se non avesse fatto come diceva lui. Whedon spiega che “ci siamo solo capiti male, l’inglese non è la sua lingua madre e sicuramente mi ha frainteso”. Neanche se gliel’avessero scritta gli sarebbe uscita così bene, o così male. Stiamo comunque parlando di un essere umano: è chiaro dalle risposte che dà che Joss Whedon non è ancora del tutto a posto, e che ha ancora una grande confusione in testa nel suo tentativo di conciliare l’immagine che ha di sé e quella che sta uscendo dalle dichiarazioni delle sue attrici. Perché io sono convinto che davvero le polemiche degli ultimi anni siano state una sorpresa anche per Whedon; che lui stesso si veda come uno un po’ burbero, magari esigente e a volte persino intrattabile, ma fondamentalmente buono, con un umorismo un po’ strano che a volte fa da ostacolo a una piena comprensione delle sue parole.

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Warner Bros.

E in effetti l’ideale sarebbe lasciarlo in pace ancora un po’ e aspettare che abbia finalmente fatto chiarezza prima di provare a cavargli di bocca qualche dichiarazione piccantina. “Ma quindi” vi chiederete ora “è arrivato il momento di cancellare Whedon?”. No, ovviamente! Ma allora non mi avete seguito! Riassumo: il pezzo parla di un noto professionista di nome Joss Whedon e dei comportamenti poco professionali dei quali è stato accusato e che lui stesso, a mezza bocca, ammette di aver tenuto in passato nei confronti di un numero non irrilevante di colleghe e non solo. Tutto questo non c’entra assolutamente nulla con la sua produzione artistica né le toglie un’oncia di valore, quello si cui si discute è il suo comportamento in contesti professionali e, allargando lo sguardo, quello che questo comportamento ci dice su cosa è considerato accettabile e cosa no sul luogo di lavoro.

Per cui certo che la mossa di HBO di togliere il suo nome da The Nevers ma di mandarla comunque in onda “perché a una serie lavorano tante persone mica una sola et cetera” è una clamorosa paraculata, e chi sta provando a dare nuove letture di roba tipo Buffy dimostrando come sia in realtà una serie misogina sta sbagliando completamente strada. Joss Whedon dovrebbe fare definitivamente i conti con questa faccenda, con enfasi su definitivamente, perché se il tuo modo di chiedere scusa è dire “eh ma quella mica parla inglese” forse un po’ di lavoro da fare c’è ancora. E dovrebbe tornare a lavorare, dimostrando sul campo di aver capito i suoi errori, sempre se è convinto di aver commesso errori. Se invece a fronte di tutti questi discorsi dovesse credere di essere ancora nel giusto, a quel punto semplicemente la gente non vorrà più lavorare con lui, com’è nel diritto di chi lavora. Sarebbe un peccato, perché è bravo.

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Stanlio Kubrick

Scrivo di cinema, in particolare quello con i mostri, le esplosioni e i calci volanti, da prima della crisi dei mutui subprime del 2008. Ho scritto anche dei libri sull'argomento insieme al resto della redazione dei 400calci. Traduco libri, organizzo eventi e parlo anche, quando me lo chiedono. Ho persino lavorato alla scrittura di un gioco di ruolo fantasy-satirico, giusto per non farmi mancare nulla.