Jon Voight: Angelina Jolie, l'Oscar e Ray Donovan | iO Donna
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Jon Voight: «Ad Angelina e ai miei nipoti mando messaggi d’amore»

Alto e forte. Ritto, solido e maestoso come una vecchia quercia, ma sorridente e amabile. Uomo d’altri tempi, conservatore, ama la tradizione, il suo lavoro, la patria e Dio. Cresciuto in una famiglia cattolica, sulla scena cinematografica da più di 50 anni, Jon Voight è un personaggio anomalo nel panorama liberal-progressista di Hollywood. Ha recitato in film memorabili: con Un uomo da marciapiede, nel ruolo del giovane e vulnerabile country boy texano Joe Buck, nel 1969 si conquista una nomination Oscar; seguono Un tranquillo weekend di paura e Tornando a casa, il primo film (assieme a Il cacciatore) sulla guerra in Vietnam. Lì, nei panni di un marine paralizzato, conquista l’ambita statuetta. È il 1978. Da allora collabora con registi prestigiosi in progetti sempre diversi che esaltano il suo istrionismo e il notevole eclettismo interpretativo: Franco Zeffirelli, Andrej Konchalovsky, Michael Mann, Brian De Palma, Oliver Stone, Francis Ford Coppola e Jonathan Demme. Compirà fra poco 83 anni, ma continua a recitare.

Jon Voight  e Dustin Hoffman in “Un uomo da marciapiede” in una scena a New York’ sul Willis Avenue Bridge. Getty Images

L’abbiamo visto di recente in Roe v. Wade, un dramma antiabortista sul caso giudiziario che rese costituzionalmente legale l’aborto negli Stati Uniti. Presto lo rincontreremo nell’ultimo capitolo di Ray Donovan, la serie in streaming su Netflix in cui ha il ruolo del padre di Liev Schreiber, un faccendiere che protegge celebri clienti a Los Angeles e New York: sarà un film vero e proprio, trasmesso in tv negli Stati Uniti a inizio 2022.

Padre, repubblicano, conservatore

Sposato due volte e due volte divorziato, padre di Angelina Jolie e James Haven (anche lui attore e regista), Voight non ha mai nascosto le sue idee ultraconservatrici: repubblicano convinto e acceso sostenitore di Donald Trump, si è sempre allineato con le posizioni più estreme, come il controllo severo dell’immigrazione e le battaglie contro l’interruzione di gravidanza e pro-armi. Oggi – su Zoom da New York – ci parla dei suoi ultimi lavori, Roe v. Wade e Ray Donovan, e del futuro del suo Paese. Con l’entusiasmo di sempre. Ha anche ultimato Reagan, un film biografico sul presidente americano, con Dennis Quaid, che uscirà nelle sale nel 2022.

Jon Voight con la piccola Angelina Jolie appena nata, il 4 giugno 1975 a Los Angeles, California. (Photo by Donaldson Collection/Michael Ochs Archives/Getty Images)

Si è concluso il ciclo di Ray Donovan. Come si è sentito ad abbandonare il set dopo anni?
È stata una bellissima avventura, e Mickey, il mio personaggio – insolito e imprevedibile – è amato da tanti fan. Mi ha scaldato il cuore sentire l’entusiasmo del pubblico verso la fine della mia carriera. Quindi, sì, c’è sempre un fondo di tristezza quando si lascia uno spettacolo o un personaggio che ami, avrei voluto continuasse per sempre. Ma questi due lunghi episodi finali sono come un film di due ore, con una sceneggiatura forte, audace, ambiziosa e allo stesso tempo poetica. Bella. Mickey è spesso spiacevole, non facile da amare. È proprio questa la sfida di un attore, ti devi immergere completamente nel personaggio. Non c’è nulla di ordinario in Mickey, è scioccante e divertente. A volte mi spaventava l’idea di avvicinarmi troppo a lui, e mostrare così le mie debolezze (sorride). Ma interpretandolo ho capito molte cose di me stesso.

Roe v. Wade affronta una delle questioni costituzionali più controverse degli ultimi anni, la libertà di scelta delle donne di abortire. Lei come la vede?
La Corte Suprema ha la responsabilità di rispettare la Costituzione. Oggi ci sono movimenti che vorrebbero attaccarla, dobbiamo prestare attenzione e far sì che non avvenga mai. Perché la nostra Costituzione è qualcosa di eccezionale: lì c’è già una soluzione per ogni problema, dobbiamo solo essere saggi e avere fiducia in Dio.

Le donne non hanno quindi il diritto di scegliere, di decidere?
Be’, io sono un conservatore e non mi piace quando il governo infila il naso negli affari dei cittadini: credo nella libertà individuale, non vorrei nessun tipo di legislazione in questo campo. Ma so che la promiscuità non aiuta nessuno, e che la moralità è un fattore estremamente importante: come nazione, dobbiamo essere fedeli ai principi morali. Penso che la maggior parte delle persone non ami l’idea di interrompere una vita.

Jon Voight oggi

Jon Voight con Liev Schreiber in Ray Donovan (Season 7, Episode 703, aired Dec. 1, 2019). photo: Jeff Neumann / ©Showtime / Courtesy Everett Collection

Ma chi è oggi Jon Voight? Provi a raccontarsi.
Devo cominciare dalla mia famiglia. Mio padre, di origine slava, era cresciuto povero ma divenne un bravo professionista di golf, guadagnando bene. Mia madre era tedesca, una donna forte, il generale della famiglia, e da quella combinazione siamo venuti fuori noi tre figli. Abbiamo frequentato tutti l’università e ce la siamo cavata piuttosto bene: io sono un attore, Chip un musicista, e Barry un vulcanologo. Insomma tre figli di successo, tutti creativi e ricchi di energia. È proprio questo che mi ha consentito di lavorare duramente tutta la vita, amo veramente ciò che faccio. Dentro di me sono come un bambino, eccitato quando mi offrono un lavoro e, come succede a tutti gli attori, mi assale una grande ansia quando finisco un progetto e non vedo nulla all’orizzonte.

Lei ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti. Che consiglio dà a un giovane che voglia intraprendere la carriera d’attore?
Sono nato con un certo talento e sono stato fortunato perché ho lavorato con gente in gamba e seria. Ecco il consiglio: bisogna circondarsi di persone che ti dicano la verità, che siano sagge, buone e che ti vogliano aiutare. Poi non bisogna fare troppo i difficili: se pensi che un progetto sia decente e che puoi contribuire a realizzarlo, non importa se non hai il miglior regista del mondo, lanciati, sii aperto. L’entusiasmo è la via migliore per arrivare al successo.

Ricordi dal set

Molti dei suoi film sono dei classici. Ricordi dei set?
Alcuni piccoli oggetti. Sapevo che Un uomo da marciapiede sarebbe stato un successo e conservai tutto: gli stivali, il cappello, quella fantastica giacca di camoscio. Me li aveva passati Ann Roth, magnifica persona e grandissima costumista (nella sua carriera si è aggiudicata cinque nomination Oscar, due statuette, ndr ), poi però li regalai tutti in beneficenza. Ricordo che una volta disse di sognare molto.

Jon Voight con Jane Fonda sul set di “Tornando a casa” di Hal Hashby, 1978, che gli è valso l’Oscar. ©United Artists/courtesy Everett Collection

Continua a farlo? Ha sogni ricorrenti?
Sì, e mi chiedo sempre da dove arrivino. Per fortuna col passare degli anni sono diventati più divertenti, forse sono migliorato come essere umano (ride), non mi prendo più troppo sul serio e comunque non ho più quei sogni spaventosi. Ma ne ricordo uno in particolare, di quando ero bambino. Verso i tre anni cominciai a disegnare e dipingere, e sognavo sempre di essere di fronte a un tavolo in una veranda con la luce che filtrava attraverso gli alberi. Accanto a me c’era un uomo con una camicia viola, sentivo il suo odore. Mi insegnava a mettere insieme resina, colore e olio per dipingere, ero così felice e in pace. Quel sogno si ripeté fino a quando noi fratelli cominciammo ad andare al cinema. Lì rimasi stregato dagli attori, la musica, le scene e di colpo il mondo bidimensionale dei miei disegni perse tutto il suo fascino. Ero ormai catturato da una nuova passione, il cinema. I sogni si interruppero. Oggi, quando ricordo quel mondo onirico, vedo che tutto era già chiaro e scritto nel mio destino. I sogni ci rivelano tante cose: mai ignorarli.

È il nonno di Maddox, Pax, Zahara, Shiloh, Vivienne e Knox, i figli di Angelina. La preoccupa il futuro incerto del mondo?


Molto. Rimango in contatto con loro con messaggini, piccoli disegni e poesie. Mando loro sms d’amore, infilando qua e là qualche consiglio. Sono spesso preoccupato dai destini del mondo e cerco di parlare coi miei familiari in questi tempi difficili, per metterli in guardia dalla propaganda eccessiva. Guardi cosa è successo nelle nostre scuole, dove i bambini delle elementari vengono pericolosamente indottrinati.

Ha una visione piuttosto tetra di quel che ci aspetta.
Ma no, sono di natura ottimista e credo nel futuro perché ci sono persone capaci e responsabili che combattono contro questa montagna di menzogne e distorsioni e spero che un giorno prevalgano. Dio è la nostra grande forza, le nostre preghiere saranno ascoltate. Dio ha un piano per noi, sarà lui a decidere, a prendere in mano tutto. Non ci resta che attendere. Io ci credo ciecamente.

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