Joe Quesada a ruota libera sul suo periodo in Marvel - Fumettologica

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Joe Quesada a ruota libera sul suo periodo in Marvel

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Daredevil disegnato da Joe Quesada

Se il marchio Marvel è diventato quello che è oggi, il merito è anche di Joe Quesada. In qualità di editor-in-chief della casa editrice, l’autore ha contributo a quella che lui stesso chiama «una storia di successo americano», rilanciando la creatività e l’immagine dell’editore, salvandolo dalla bancarotta: coltivò nuovi talenti e portò un nuovo stile, moderno e al passo con i tempi, per svecchiare i personaggi Marvel, lavorò molto sulla promozione dei fumetti, alimentando faide dallo spirito gradasso ma giocoso con DC Comics e la stampa in generale.

A quasi un anno di distanza dal suo addio alla Marvel, Joe Quesada ha concesso una lunga intervista al The Comics Journal, in cui ha ripercorso la sua carriera e spiegato di aver maturato la decisione di lasciare l’azienda nell’estate del 2019, dopo essere diventato vice presidente esecutivo. «Avevo scritto un sacco di storie nei miei quaderni che non avevano niente a che fare con la Marvel» ha affermato. «A un certo punto, in alcune conversazioni, è saltato fuori l’argomento che era il momento di andarsene.»

Riguardando la sua gestione come editor-in-chief, Quesada indica l’etichetta Ultimate come una delle idee più folli partorite dal gruppo di lavoro. Era un’idea che «non si sarebbe mai concretizzata se la Marvel non fosse stata in quella brutta situazione. La insultarono prima ancora di leggerne anche solo un numero. Ci dicevano “Non vogliamo nemmeno leggerla, John Byrne l’ha appena fatto con Spider-Man: Chapter One, cosa cambia rispetto a quello?”. E io rispondevo “Che non ha cambiato niente, ecco cosa cambia!”».

Quesada racconta anche che molti fumetti nacquero in maniera accidentale. Nel corso della seconda settimana da editor-in-chief, quando entrò nel suo ufficio, in precedenza occupato da Bob Harras, trovò in un cassetto una delle tante proposte per nuovi progetti, e una di queste era Runaways di Brian K. Vaughan, titolo che nei primi anni Duemila ebbe grande fortuna.

«Sono certo che ci siano state anche delle cose che non avrei dovuto fare» precisa Quesada, che all’epoca parlava con la stampa in maniera disinibita, cercando sempre di catturare l’attenzione dei giornali con dichiarazioni roboanti. A volte troppo. Nell’aprile del 2002, in occasione dell’uscita del film Spider-Man, il giornale di cultura New York Observer dedicò un pezzo a Quesada definendolo «il cattivo ragazzo che scuoterà l’industria dei fumetti» e citando una sua dichiarazione al vetriolo: «Mi piaceva quando Marvel e DC si odiavano. Era più divertente per i lettori. E poi che cazzo è la DC, comunque? […] Hanno Superman e Batman e non sanno che farci. È come essere l’attore porno con il cazzo più grosso e non riuscire a farselo venire duro».

Quesada spiega al Comics Journal che quelle parole erano state dette durante un pranzo con dei lettori che avevano vinto un’iniziativa di beneficenza. Al pranzo era presente il giornalista dell’Observer, ma Quesada lo aveva avvertito che non avrebbe potuto riportare il contenuto della sua conversazione con un fan, perché «quel lettore era un appassionato Marvel convito. Quindi io stavo insultando la DC a ruota libera. “Li massacriamo nelle vendite!”. E a un certo punto ho detto quella cosa. Poi l’articolo esce e c’è scritto quel passaggio. Io ero fuori di me, ma anche terrorizzato perché pensavo che mi avrebbero licenziato il giorno dopo. E invece la Marvel mi appoggiò, perché aveva capito cos’era successo. Anzi, uno dei dirigenti pensò fosse divertentissimo».

Oggi, Quesada è una persona molto più moderata che non vede il trash talking come uno strumento utile al mondo del fumetto, né pensa che le continue grida d’allarme sullo stato di salute del fumetto siano fondate: «I fumetti ci saranno sempre. Ci saranno alti e bassi, alcuni anni potrebbero essere tragici, ma è una forma d’arte stupenda e sopravvivrà».

Leggi anche: La storia di Spider-Man più scandalosa di sempre

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