L'assassinio di Jesse James: il miglior film di Brad Pitt
L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford: la rapina al treno ce apre il film.

L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, il miglior peggior film di Brad Pitt

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12 minuti di lettura

[…] Aveva due fori di proiettile mai del tutto rimarginati nel petto, e un altro in una coscia. Gli mancava l’estremità del dito medio sinistro ed era sempre molto attento a celare la sua mutilazione. Soffriva anche di un’infiammazione alle palpebre, che lo costringeva a strizzare gli occhi più del normale: come se il creato fosse per lui una visione troppo intensa. Le stanze sembravano riscaldarsi quando c’era lui, la pioggia cadeva più dritta. Gli orologi rallentavano, i suoni venivano amplificati. Si considerava fedele ai sudisti e un guerrigliero di una guerra civile mai terminata. Non provava rammarico per le rapine, né per i diciassette omicidi che rivendicava. Aveva visto passare un’altra estate a Kansas City, nel Missouri, e il 5 settembre dell’anno 1881 compiva 34 anni.

Inizia così L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (2007), tratto dal romanzo omonimo di Ron Hansen e secondo lavoro di regia e sceneggiatura dell’australiano Andrew Dominik.
In una recente intervista, Brad Pitt, interprete di James, lo ha incoronato come il film preferito della sua carriera, nonostante sia contemporaneamente il suo maggior flop: effettivamente la pellicola fu un disastro al botteghino, incassando solo 4 milioni di dollari in America e 15 nel mondo, a fronte di un budget di quasi 30.

Le cause di questo insuccesso sono facilmente intuibili: chi si aspettava un western fatto e finito è rimasto deluso. L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford è tutto tranne che un western classico. È il racconto crepuscolare della fine di un’epoca e della nascita di un’icona, ma anche di un parallelo dualismo, e di come l’ammirazione possa diventare rapidamente ossessione, rancore, invidia. È la storia di due figure speculari, di un uomo che semplicemente è, e di un altro che disperatamente cerca di essere.
N.B. Seguiranno spoiler sul film.

L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford non è il western dei vostri padri

L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

La malinconia è il leitmotiv di un racconto che prende per mano lo spettatore, delicatamente, trasportandolo negli Stati Uniti di fine Ottocento, ancora profondamente scottati dalla guerra civile terminata da neanche vent’anni. È qui che facciamo la conoscenza di un appena ventenne Robert Ford (Casey Affleck), nervoso e impacciato, che ha vissuto la sua vita in adorazione del leggendario Jesse James e ha finalmente la possibilità di unirsi alla sua banda per una rapina, tramite il fratello Charlie (un bravissimo Sam Rockwell). Bob viene però subito malvisto da Frank James (Sam Shepard), fratello di Jesse e co-capo della banda, mentre Jesse ne accetta invece l’ingresso, incuriosito dal ragazzo.

Le storie d’infanzia di Bob s’infrangono però subito contro la dura realtà: i giorni di gloria della banda James sono finiti. Esclusi i due fratelli, tutti i componenti originari sono morti o in prigione, e ora è composta da ladruncoli e criminali di bassa lega raccattati nelle campagne. La rapina al treno è l’ultima per i James, che sciolgono definitivamente la banda.

È un Dominik lontanissimo da quel Blonde che, quindici anni dopo, lo riporterà sulla cresta dell’onda. L’assassinio di Jesse James per mando del codardo Robert Ford non si preoccupa dello spettacolo, ma di narrare il nostalgico tramonto di un mito: il focus non è sull’epoca d’oro dei fuorilegge, ma sull’ultimo anno del Fuorilegge per eccellenza, simbolo di un’epopea che non esiste più. Il film non indugia in spettacolari assalti alle diligenze, sparatorie alla spaghetti western e criminali-divi: la leggenda del West è in declino, il mondo sta lasciando indietro uomini come Jesse e Frank.

Jesse e Bob, Alfa e Omega

L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

La dinamica tra i due criminali è il cuore pulsante della storia. Brad Pitt sfodera una delle sue migliori performances, fatta di lunghi sguardi, di silenzi, di espressioni più che di parole, che viene meritatamente premiata con la Coppa Volpi a Venezia. Il suo Jesse James è tanto stanco quanto carismatico: la sua sola presenza getta ombra su chiunque nella stanza, incute rispetto e timore; è in grado, allo stesso modo, sia di giocare allegramente con i suoi figli che di terrorizzare i suoi uomini senza proferire parola. Jesse non parla più del necessario, lascia che siano i suoi occhi a farlo: quegli occhi che sembrano radiografare tutti coloro su cui si posano, e Bob più di tutti.

Se Pitt è in forma strepitosa, Casey Affleck riesce anche a superarlo. L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford lo consacra finalmente a Hollywood come Casey e non più come fratello di Ben, facendogli guadagnare candidature all’Oscar e ai Golden Globe. Robert Ford è quasi un negativo fotografico di Jesse: dove Jesse catalizza l’attenzione, Bob sembra sempre sparire nella stanza. Dove Jesse fissa, Bob evita lo sguardo. Il suo sorriso nervoso, timido, viene spesso messo da parte. Perfino i loro silenzi sono opposti: dove Jesse non parla perché non ne ha bisogno, Bob tace per paura di essere ignorato, o zittito.

Costantemente nell’ombra del suo idolo, e in disparte, Bob è quello che riesce maggiormente a comprendere la profonda solitudine di Jesse, più di tutta l’accozzaglia di criminali che lo circondano in cerca di un po’ di luce riflessa, compreso il cugino Wood Hite (Jeremy Renner).

L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford è una gioia per gli occhi (e per le orecchie)

L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

Il racconto è accompagnato ed emulato nello stile da un comparto tecnico ai limiti della perfezione. La storia de L’assassinio di Jesse James si personifica nelle onde dell’erba mossa dal vento, nelle sterminate praterie del Missouri, negli sconfinati paesaggi innevati descritti dalla splendida fotografia del maestro Roger Deakins, candidato all’Oscar per il suo lavoro. Le immagini sono asciutte, dai toni cupi e dai contorni a volte sfocati nei campi lunghi, onirici e nostalgici, come se stessimo guardando attraverso gli occhi malati di Jesse.

La colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis si attesta sugli stessi, altissimi, livelli: mai invasiva, sempre perfetto accompagnamento e parallela narrazione. Malinconici giri di piano e riflessivi pezzi di violino, in particolare l’apertura e la chiusura, Song for Jesse e Song for Bob, rispecchiano il dualismo cardine del film, rispettivamente con toni più alti e sognanti per Jesse e drammatici e risoluti per Bob.

Quanta polvere su quel quadro

L'istante in cui Jesse James (Brad Pitt) viene assassinato da Bob Ford.

La paranoia di Jesse lo ha ormai portato a tenere quasi in ostaggio Bob e Charlie; dal canto suo, l’ammirazione di Robert è presto diventata invidia, poi rabbia e infine paura. Così, quando il governo gli propone un accordo, la promessa della ricompensa e il timore di essere ucciso fanno il resto. Jesse viene assassinato da Bob con la pistola che gli ha regalato, nella sua casa, perfettamente consapevole di ciò che stava per succedere ma in pace con il suo destino, troppo stanco per andare avanti.  

L’omicidio di Jesse James però non genera gli applausi che Bob si aspettava. Tutto il Sud si stringe intorno alla caduta di una leggenda, un Robin Hood (o così visto da molti) di una guerra mai finita, mentre Robert e Charlie sprofondano nel pozzo della depressione. Charlie non riesce più a sopportare di rivivere ancora e ancora quella scena nel loro spettacolo teatrale itinerante. Diventa a ogni replica più aspro e carico d’odio per sé stesso e per il fratello. Decide di togliersi la vita, amareggiato e arreso.

Robert, ex aspirante eroe, si trascina per dieci anni nel rimpianto, cercando il suo destino in ogni re, in ogni Jack, deriso, vergognandosi e minacciato. Il pentimento per le sue azioni, l’amarezza per i suoi sogni di gloria, la mancanza di Jesse hanno avuto il sopravvento, ma ormai è troppo tardi.
Anche nella propria fine, i due fulcri de L’Assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford sono tanto vicini quanto distanti. Jesse sceglie di morire nella sua casa, con la sua famiglia, prendendosi il tempo di dire le sue ultime parole. Il suo omicida, Bob, sarà per sempre ricordato come il codardo che uccise un mito.

Morirà infine assassinato da Edward O’Kelly, un estraneo in cerca di fama e vendetta (che verrà rilasciato dopo dieci anni a furor di popolo), in un saloon pieno di persone che lo disprezzano, prima di trovare le parole giuste.

Non ci sarebbero stati elogi funebri per Bob, né fotografie del suo corpo vendute negli empori. La gente non avrebbe affollato le strade sotto la pioggia per assistere al corteo. Non sarebbero state scritte biografie su di lui. Nessuno avrebbe dato il suo nome ai propri figli. Nessuno avrebbe mai pagato 25 centesimi per entrare nelle stanze in cui era cresciuto.
Il colpo partì. Ella May urlò. Ma Robert Ford restò a terra con lo sguardo rivolto al soffitto. La luce svanì dai suoi occhi, prima che potesse trovare le parole giuste.


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Classe 2000, marchigiano ma studio Comunicazione all'Università di Padova. Mi piacciono la pallacanestro, i cani e tanto tanto cinema. Oh, e casomai non ci rivedessimo, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!

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