Jaina Lee Ortiz: «Si può essere indipendenti e innamorate allo stesso tempo»

La protagonista di «Station 19», lo spin-off di «Grey's Anatomy», è una «donna alfa» come il personaggio che interpreta. Per ottenere il ruolo ha dovuto addirittura superare l'esame da pompiere
Jaina Lee Ortiz «Si può essere indipendenti e innamorate allo stesso tempo»

«Quando ho incontrato Shonda Rhimes balbettavo e non riuscivo a guardarla. Mette in soggezione da morire. Ma se non fosse per lei, non sarei qui». Jaina Lee Ortiz si riferisce al ruolo di Andy Herrera, il vigile del fuoco protagonista di Station 19 (dal 23 aprile alle 21.50 su Fox Life), il nuovo spin-off di Grey’s Anatomy ambientato in una stazione dei pompieri vicina al Seattle Memorial. «Andy è indipendente, decisa e sa cosa vuole: in questo mi rivedo. È una donna alfa, gli uomini vengono sempre dopo, Shonda ed Ellen (Pompeo, che è anche produttrice, ndr) sono due femministe», racconta al telefono da Los Angeles l’attrice, 31 anni, nata nel Bronx da una famiglia portoricana e sposata con l’autore televisivo Brad Marques, 40 anni.

LEGGI ANCHE

Le nuove vite (in Tv) di Patrick Dempsey e Sandra Oh

Lei com’è con suo marito?«Siamo sposati da otto anni e ogni volta che ho un problema lo chiamo, poi però gli ricordo che posso farcela anche senza di lui. Si può essere indipendenti e innamorate allo stesso tempo».

Ha ricevuto consigli da Pompeo?«Dormire 9 ore a notte. Grey’s Anatomy è alla 14esima stagione e si concentra anche su altri personaggi, per me è più difficile. Ma so che devo arrivare sul set riposata: tutti dipendono da me».

LEGGI ANCHE

«Grey's Anatomy»: sono altri due gli addii alla serie

Ansia da prestazione?«Tanta, Grey’s Anatomy ha un enorme successo e io sono la prima protagonista latinoamericana di una serie di Rhimes. Ma non posso controllare quanti guarderanno Station 19, l’unica cosa che dipende da me è come lavoro, mi concentro su quello».

LEGGI ANCHE

«Scandal» e «Le regole del delitto perfetto», com'è l'episodio crossover

Quanto è difficile fare carriera per una latina?«All’inizio non riuscivo a essere orgogliosa delle mie origini, sentivo di dovermi mescolare con gli altri. Ora che la diversità razziale fa parte della tv posso essere fiera di chi sono».

Come si è preparata per il ruolo?«Ho fatto il test per i pompieri e l’ho passato. Ho dovuto arrampicarmi su una scala con 32 chili sulle spalle e trasportare un manichino di 80 chili. Ma non è solo questione di forza fisica, quella mentale è fondamentale. Sono molto competitiva».

Ho letto che l’esempio di suo padre è servito ...«Era un detective della omicidi del Bronx, ora è in pensione. In ogni mio personaggio metto qualcosa che ho preso da lui: il modo di fare, la sicurezza, il rispetto con cui parla alla gente».

Era una ballerina di salsa professionista. Com’è passata alla recitazione?«Volevo aprire la mia scuola di danza, poi a 15 anni partecipai a un film di studenti della New York University. Mi vidi orrenda e lasciai perdere, ma a 20 anni cambiai idea e mi iscrissi alla scuola di recitazione, la pagavo lavorando come truccatrice».

Ha mai pensato di mollare?«Sì, ho passato 4-5 anni senza ottenere nessun ruolo. Non avrei sopportato un altro no. Poi con la serie Rosewood (trasmessa dal 2015 al 2017, ndr) è arrivata la svolta. Alle più giovani dico che il tempismo è tutto: godetevi il viaggio e credete in voi stesse, l’occasione arriverà».

LEGGI ANCHE

Serie Tv, che cosa guardare ad aprile