“Una relazione credo sia come uno squalo, che deve costantemente andare avanti o muore. Eh… credo che a noi sia restato uno squalo morto”.

I fan di Woody Allen sanno bene che la forza dei suoi film è, in primis, la sceneggiatura spesso brillante, pungente, geniale e spiazzante. Io e Annie è stato un successo di critica e pubblico, oltre ad aver vinto ben quattro premi Oscar tra cui Miglior Film. Ricca di battute e scene diventate cult, questa commedia festeggia 45 anni nel mese di Aprile e quindi quale occasione migliore per rivivere la storia d’amore personale, commovente e ironica interpretata dallo stesso regista e Diane Keaton, sua musa e complice compagna di set?

Esempio perfetto del “romanticismo nevrotico” che contraddistingue la poetica di Woody Allen da molti anni, Io e Annie è stato un film rivoluzionario a modo suo, modificando la natura di una parte delle commedie romantiche che sono seguite. Il fatto che in origine il film dovesse intitolarsi Anhedonia, cioè l'incapacità clinica di provare la felicità, è diventato parte della sua leggenda, soprattutto perché il film ha regalato a tutti tanta felicità.

Vediamo insieme alcuni buoni motivi per rivederlo.

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Io e Annie

Infrange le regole delle commedie romantiche

Con questo film Woody Allen non ha seguito le regole della commedia romantica americana tradizionale, ma ha delineato una visione più radicata e spigolosa dell’amore romantico. Il comico ebreo Alvy Singer e Waspy Annie Hall iniziano a frequentarsi diventando protagonisti di una storia d’amore convincente e piena di gag superbe.

Tuttavia il finale agrodolce e malinconico con l’addio tra i due ha aperto la strada a epiloghi meno ottimisti e più contaminati e imprevedibili in film più recenti come Il Matrimonio del Mio Migliore Amico, 500 giorni insieme. Il sogno c’è, ma lascia qua e là spazio alla razionalità per incoraggiare nello spettatore una riflessione perspicace e consapevole.

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Io e Annie

Verso grandi ruoli femminili

Io e Annie segna la terza collaborazione di Diane Keaton e Woody Allen sul grande schermo. L’attrice tira fuori la sua vena comica, ma anche un'affascinante stravaganza e una tenera sensibilità che catturano l’attenzione in varie occasioni. Il ruolo di Allie getta le basi per altri personaggi femminili che popoleranno in seguito la filmografia di Allen. Donne indipendenti, forti, sensuali, sognatrici, altre fragili e provocanti, altre intellettuali ed eccentriche, ma tutte con una personalità che lascia il segno e influenza le scelte di altri personaggi e il corso della storia.

Uno stile di regia personale

Prima di Io e Annie Woody Allen aveva già fatto conoscere sullo schermo il suo personaggio ironico del newyorchese nevrotico, ebreo, divertente con una inguaribile necessità di psicoanalizzare se stesso e gli altri. Ma in questo film propone un vero e proprio flusso di coscienza come esperienza, invitando lo spettatore ad affrontare insieme a lui le paure e le fantasie quotidiane, passeggiando per Brooklyn. Si tratta di un film molto personale per Allen che si è ispirato alla sua relazione reale con Diane Keaton: il loro background, le rispettive personalità e ambizioni. E questo si avverte e rende il film autentico e intimo.

L’ossessione della morte

Questo film ci ha introdotto in modo più completo la seria ossessione di Allen per la morte: quanto sia fugace la vita, quanto sia dipendente dal caso e quanto sia oscurata dal pensiero della sua fine imminente. La vita è trascurabile e orribile, come il cibo in un ristorante nella barzelletta in stile Catskills che Alvy racconta proprio all'inizio: porzioni terribili e così piccole.

Ma in Io e Annie la mortalità che pesa di più è la mortalità della sua storia d’amore. La domanda al centro del film è: cosa è andato storto? Come è morta la storia d'amore? Alvy presenta la sua storia come un'autopsia, un riesame della sua vita e del suo comportamento e un tentativo condannato di scoprire perché la sua relazione con Annie è fallita. Non c'è una risposta precisa: solo una storia profondamente toccante, divertente e brillantemente raccontata.