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«IMPERA - Ghost» la recensione di Rockol

I Ghost e il crollo degli imperi

Il ritorno della rock band in maschera con un nuovo album, "Impera", sul peggiore dei mondi possibile. E che non differisce molto dal nostro…

Recensione del 11 mar 2022 a cura di Marco Di Milia

Voto 8/10

La recensione

Avevamo lasciato i Ghost alle prese con oscure previsioni di mortifera pandemia e di un nuovo medioevo in arrivo. E se le dinamiche raccolte nel 2018 dal precedente “Prequelle”, suo malgrado, avevano realmente annunciato tempi cupi, gli eventi sono riusciti a prendere una piega che nemmeno la sulfurea band svedese avrebbe mai potuto intuire nelle sue peggiori fantasie.

Così, anche se di peste nera non si è trattato, quel vecchio diavolo di Tobias Forge, alias Papa Emeritus, Cardinal Copia, nonché voce, autore e mastermind unico del gruppo ha avuto una grande certezza in proposito: “Non pubblicheremo fino a quando non avremo la certezza di poter andare in tour. L’uscita dell’album coinciderà con l’inizio del tour”. Perciò il piano inizialmente teorizzato per l’uscita del quinto capitolo discografico dei suoi Ghost ha quindi subito tutti gli inevitabili ritardi del caso. Ma al tempo stesso, il concept del nuovo "Impera" ha avuto la possibilità di svilupparsi seguendo quanto nel frattempo stava accadendo sotto gli occhi di tutto il mondo.

Crollano gli imperi

Fin dal suo titolo, “Impera”, l’ultima fatica della formazione mascherata trae ispirazione dal ciclo vitale degli imperi, dall’ascesa alla rovina finale, passando in rassegna ambizioni, bramosie e pure arcane profezie che richiamano a paradisi ormai perduti come al passaggio di misteriose comete e ai viaggi stellari di Elon Musk e Jeff Bezos. Così se la copertina rimanda abbastanza esplicitamente a una celebre immagine dell’occultista Aleister Crowley - il quale, oltre a essersi riservato un posto d’onore tra le fiamme dell’inferno, è stato pure il buon ispiratore di una pletora vastissima di musicisti, anche piuttosto lontani dall’immaginario esoterico - l’album celebra una nuova fase per il gruppo, se possibile ancora più maledettamente ad effetto.

Eppure, di davvero sinistro, questo “Impera” ha nelle sue 12 tracce soprattutto una sorta di irreversibile fatalità di fondo, lasciando, invece, il sound libero di scintillare tra rock sinfonico, progressive rock e pop scandinavo, con quel tanto di synth, barocchismi, teatralità e diavolerie assortite che non disdegna affatto i ritornelli immediati, le melodie melliflue e uno sfarzoso tocco hair metal. Perciò, dopo l’immancabile intro strumentale affidato a una “Imperium” dai toni energicamente epici, il quadro proposto questa volta è quello di un nuovo ordine mondiale avviato col fantascientifico grido di battaglia di “Kaisairion”, che rievoca le antiche cronache del tempio Caesareum di Alessandria d’Egitto voluto da Cleopatra per omaggiare Cesare, dove, nel 415, la filosofa e scienziata Ipazia fu assassinata da una folla di fanatici cristiani che non ne riconosceva la libertà di pensiero.

Distopia, ma non troppo

Compiendo quindi un salto in avanti di svariati secoli, i Ghost mettono in scena, nemmeno troppo velatamente, la triste corrispondenza di un incubo distopico con una realtà che giorno dopo giorno diventa sempre più brutale. Quasi per contrappasso con tanta mestizia, però, in “Spillways” la principale fonte di ispirazione sembrano essere i connazionali ABBA, mentre nelle accattivanti dinamiche di “Watcher in the sky”, “Darkness at the heart of my love” o di “Griftwood”, a dare sostegno al peso delle liriche è una disinvoltura stilistica sospesa tra Blue Öyster Cult, Alice Cooper e Van Halen, capace di unire sarcasmo e malefica furbizia.

I riferimenti alle cupe marce con cui si sono fatti conoscere i Ghost sono da ricercarsi ora nella notturna vicenda di andata e ritorno dall’aldilà di “Hunter’s Moon”, il singolo pubblicato lo scorso novembre per la colonna sonora dello slasher movie “Halloween Kills”, o nella fosca storia del grande tentatore che non riesce a dimenticare il suo passato da serafino di “Call me little sunshine”. Un capitolo a parte merita poi la dura invettiva di “Twenties”, il brano più “politico” del lotto, dove Forge alza il tiro in un grottesco musical di cori, chitarre e fiati per dire la sua sul marcio degli anni Venti - presunti o reali che siano - rivolgendosi come quasi mai aveva fatto in precedenza con un esplicito “listen up, you motherfuckers!”. In ultimo, con la cinematografica psichedelia di “Respite on the spitalfields”, l’immaginario prende un respiro conclusivo più ampio, offrendo con una sorta di pacificazione finale, un ritorno a una grazia irrimediabilmente compromessa.

Mondi distanti

Questo “Impera” risulta così un album di gran lunga meno “spirituale”, ma anche con molte più luci di quelle finora filtrate nella parrocchia di Forge e soci, che combina con la consueta nera solennità un articolato concept su guerra, potere e fallibilità umana.

Con il prezioso contributo di un buon numero di collaboratori di primo livello come il batterista Hux Nettermalm, il pianista Martin Hederos, il chitarrista degli Opeth Fredrik Åkesson e del produttore Klas Åhlund - il cui curriculum spazia da Eagle-Eye Cherry fino a Madonna - in cabina di regia, il vocalist-pontefice ha quindi messo a segno l’ennesima personale alchimia. Appuntato nei suoi abiti papali, insieme alla propria modificabile accolita di musicisti senza nome, il leader dei Ghost ha dimostrato ancora una volta di essere padrone non solo dell’antica arte dell’intrattenimento, ma anche di saper confezionare a nuova uscita brani tormentone pieni zeppi di riferimenti in grado di unire mondi artisticamente distanti senza mai risultare davvero posticci, con in più un’ottima predisposizione per l’alta classifica, nel nostro e in qualsiasi altro possibile presente. Se questo non è diabolico.  . .

 

TRACKLIST

01. Imperium (01:40)
02. Kaisarion (05:02)
03. Spillways (03:17)
05. Hunter’s Moon (03:16)
06. Watcher In The Sky (05:48)
07. Dominion (01:23)
08. Twenties (03:46)
10. Griftwood (05:16)
11. Bite Of Passage (00:31)
12. Respite On The Spital Fields (06:43)
Scheda artista:   
Ghost

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