Il Principe cerca Figlio Recensione

Il principe cerca figlio: recensione dell'atteso sequel con Eddie Murphy per Prime Video

05 marzo 2021
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Torna Eddie Murphy a vestire i panni del principe Akeem nel sequel de Il principe cerca moglie disponibile sulla piattaforma Amazon Prime Video col titolo Il principe cerca figlio. La recensione di Mauro Donzelli.

Il principe cerca figlio: recensione dell'atteso sequel con Eddie Murphy per Prime Video

I tempi cambiano, e al McDowell si serve anche un burger senza carne. Non è certo la più notevole modifica nel mondo del principe Akeem e di Zamunda, ma può rendere evidente come siano passati ben 32 anni fra Il principe cerca moglie e questo sequel intitolato, in italiano, Il principe cerca figlio. L’originale fu un successo di grandi proporzioni, duraturo nel tempo, tanto da diventare un classico moderno e il primo grande trionfo per un film con protagonisti afroamericani in tutto il mondo, lanciando la carriera del suo istrionico protagonista, Eddie Murphy.

Il regista non è più John Landis, vero maestro della commedia, ma Craig Brewer, uomo di scuderia per Murphy, qui anche in veste di produttore plenipotenziario, regista del film che ha segnato il ritorno dell'attore nella nobiltà della risata: Dolemite is my name, che gli è valso una nomination ai Golden Globe come miglior attore in una commedia.

Ormai Akeem è un uomo di mezza età, ma ancora non è salito al trono. È questione di giorni, però, vista la salute sempre più precaria di re Jaffe, il grande caratterista James Earl Jones che ritorna, come quasi tutto il cast del film originale. C’è però una questione da risolvere, prima, visto che nel suo precedente viaggio nel Queens, New York, il principe si è lasciato dietro, senza saperlo, un pargolo ormai diventato giovanotto. Per questo dovrà riattraversare mezzo mondo, insieme al fidato assistente Semmi, un Arsenio Hall che, come nell’originale e come Murphy è alle prese con più performance, tutte degne di un premio speciale per il trasformismo.

Una volta tornati in America, in un Queens ormai gentrificato, convincono senza troppi problemi, con promesse di una regale esistenza, il figliol disperso, Lavelle, intepretato da Jermaine Fowler con tanto di ingombrante vulcanica madre. Un viaggio dovuto alla legge di Zamunda, che prevede ancora il passaggio del trono solo ai figli maschi, cosa che fa uscire di testa, ragionevolmente, le tre figlie femmine di Akeem, in particolare la più grande, da anni addestrata al ruolo di leader, che si ritiene con tutte le carte in regola per salire sul trono in futuro. Lo schema narrativo in realtà non cambia molto, tanto che per certi versi sembrerebbe quasi un remake, nel senso letterale del termine, con Eddie Murphy che deve tornare in America, per rievocare il titolo originale, Coming 2 America. In entrambi i casi, che sia il principe o il futuro principe, il figlio, rifiutano la convezione che vorrebbe un matrimonio combinato per scegliere l’amore vero.

A sua volta ispiratrice della Wakanda di Black Panther, la Zamunda de Il principe cerca figlio deve molto a quel mondo raccontato nell’altro grande successo black nel mondo, a oltre trent’anni di distanza dall’autorevole precursore. In ossequio ai tentativi di equilibrare la visione fallocentrica a 360° di Hollywood e dei suoi film, questo sequel racconta molti più personaggi femminili in gamba e di spessore, lasciando ai maschietti passatempi vanesi e litigiosi. In un significativo cambiamento, a suo modo epocale, una delle scene culto del primo film, in cui il principe si intratteneva con piacere in una piscina con delle fanciulle, capaci sottacqua di procurargli piacere, viene riproposta, ma con un cambiamento cruciale; rimane il sesso orale, ma questa volta il piacere è piacevolmente ricevuto dall’incontenibile madre di Lavelle, pronta a godersi i privilegi previsti a corte.

Se molto è cambiato, rimane il Barber Shop, con i suoi divertenti personaggi alle prese con i siparietti che hanno contribuito al successo de Il principe cerca moglie, così come gli improbabili intrattenitori e cantanti, ancora una volta Arsenio Hall e Eddie Murphy sotto un bello strato di trucco. Anzi, di musica ce n’è decisamente di più, con numeri che abbondano, talvolta come scorciatoie per riempire uno spettacolo che non ha la ricchezza di scrittura né la regia dell’originale, ma punta sullo spettacolo visivo, sempre più ricco e curato, e a suo modo rimane rispettoso dell’energia e delle trovate del film di Landis, aggiornando con intelligenza la storia a un mondo più aperto al futuro e al rispetto dei diritti. Uno scontro tra mondi, quello a corte e quello di una famiglia black working class molto irrequieta, per evidenziare differenze e contraddizioni in chiave comica.

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  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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