Non so voi, ma io sono tra quelli che quando rivedono Il matrimonio del mio migliore amico sperano sempre in un finale alternativo. Eh sì, perchè a differenza delle commedie romantiche tradizionali, il film del 1997 diretto da P.J. Hogan non si arrende al lieto fine e forse proprio questo lo ha reso originale e innovativo per l’epoca. Coraggiosa la scelta di far arrivare seconda Julia Roberts, anche se in fondo va bene così.

"Gli spettatori non volevano che Julianne avesse un lieto fine. Non l'avevano ancora perdonata. Non erano pronti a vederla tra le braccia di un altro” sostiene il regista in un’intervista nel 2019 in occasione della reunion del cast per un servizio su Entertainment Weekly. In effetti vedere Julia Roberts nei panni di una bad girl dal cuore tenero era insolito soprattutto nel periodo storico successivo a Pretty Woman, Mystic Pizza, Qualcosa di cui…sparlare.

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Il matrimonio del mio migliore amico

Tuttavia, 25 anni dopo, è sempre piacevole gustare l’avventura romantica di Julianne Potter, una critica gastronomica molto presa dalla sua vita, che viene invitata al matrimonio del suo migliore amico Michael fuori città. La notizia scatena in lei dubbi e ripensamenti, spingendola a sabotare egoisticamente l’evento romantico. Ma è l’amore o l’egoismo a guidare le sue azioni?

Julia Roberts, Cameron Diaz, Dermot Mulroney e un simpaticissimo Rupert Everett compongono il cast irresistibile e perfettamente in parte. L’amicizia tra Everett e Roberts, in particolare, regala i momenti più ironici e spassosi del film. Come dimenticarsi l’attore che intona I Say a Little Prayer di Dionne Warwick - resa celebre da Aretha Franklin - seduto a tavola in un ristorante? “L'ultima volta che ho visto quella scena non ho fatto altro che piangere pensando a quanto fosse magico quel momento, quell'estate insieme” ha dichiarato Everett poco tempo fa a Vanity Fair.

Al centro del film una riflessione che riguarda tutti da vicino: nella vita bisogna cogliere l’attimo e buttarsi nelle cose prima che sia troppo tardi. La vita in fondo è tutta una questione di tempismo, ma la paura gioca spesso un ruolo fondamentale e fa perdere treni che magari non ripassano più. Julianne si rende conto del suo amore per Michael dopo una vita insieme. Il non detto cresce e influenza gli eventi in modo negativo per lei. Magari se avesse parlato prima le cose sarebbero andate diversamente.

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PictureLux / The Hollywood Archive / Alamy Stock Photo

Come si dice…a volte ci si accorge di tenere a qualcosa solo nel momento in cui si sta perdendo. Il comportamento della protagonista infatti può anche essere letto come un capriccio, una semplice gelosia nei confronti del suo migliore amico che, dopo il matrimonio con un’altra donna, potrebbe non avere più il tempo per lei. George, il saggio amico omosessuale che sembra essere ragionevole e imparziale, esorta Julianne a essere onesta e non giocare sporco. Il matrimonio del mio migliore amico è un film maturo e profondo, mascherato da commedia romantica anni 90.

Un film che custodisce un messaggio rivoluzionario e lo esprime con energia, freschezza, ironia e un pizzico di malinconia. Sono tante le scene che sono rimaste nel cuore degli spettatori: il ballo sul battello, il momento karaoke, il ballo di George e Julianne al matrimonio dopo il discorso al telefono, il confronto tra Michael e Julianne. Il tutto accompagnato da una colonna sonora pop e coinvolgente che ebbe anche la nomination agli Oscar nel 1998. In Italia il film incassò 12 milioni di euro, restando poi nella top 10 settimanale americana per sei settimane consecutive. Insomma un successo che ancora oggi è tra le migliori commedie romantiche della storia.