Il mai nato: recensione del film horror - Cinematographe.it

Il mai nato: recensione del film horror di David S. Goyer

Ne Il mai nato, il navigato sceneggiatore David S. Goyer pensa di trovarsi a suo agio scavando a fondo nel terreno fertile dell'horror mainstream. Ma non è proprio così.

Il mai nato è un horror che si racconta alla perfezione dal titolo che si porta dietro, molto indicativo perché funge da anticipazione al disastro produttivo che ci ritroviamo a visionare. Il titolo, del 2009 e scritto e diretto da David S. Goyer, racconta la storia di Casey (Odette Yustman), una studentessa universitaria che tenta di racimolare dei guadagni come babysitter, senza dipendere da suo padre Gordon (James Remar). Strane apparizioni sono pronte a turbare le giornate di Casey, con un avvertimento che si ripresenta spesso e con particolare insistenza: “Jumby vuole nascere adesso.”. La premessa, delineata per applicare una formula investigativa efficace sulle prime battute, viene puntualmente smorzata da un cast d’insieme poco convincente e un triste finale che si sbilancia verso i territori dell’esorcismo.

Il mai nato: non si capisce la natura del film, da qualsiasi punto di vista lo si guardi

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Il navigato sceneggiatore David S. Goyer (la trilogia di Blade, L’uomo d’acciaio) pensa di trovarsi a suo agio scavando a fondo nel terreno fertile dell’horror mainstream; tuttavia ci viene presentato un raggruppamento indisciplinato di almeno quattro diversi soggetti. Spunti di base che singolarmente non avrebbero neanche funzionato, eppure Goyer ha come il necessario bisogno di stupire il pubblico con espedienti in disuso di un genere che ha già proposto storie di fantasmi, presenze oscure, demoni in cattività e riti di purificazione. Casey la troviamo in balia di un evento inspiegabile, una possessione demoniaca dalle origini sconosciute per la maggior parte della durata del film.

La criticità è da individuare nel secondo in cui il mistero viene svelato: il gemello mai nato che pretende di nascere all’interno del corpo di Casey. Non basta aver giocato male una storia che si poteva tradurre in un’esperienza viscerale sul piano delle allucinazioni, ma dalla sceneggiatura si partorisce addirittura una creatura dagli spiriti maligni del dibbuk – proveniente dalla tradizione ebraica – e da fattori genetici intrinsechi in Casey e in un suo passato pieno di interrogativi. La trama perde il suo filo logico nell’immediato, dispiegandosi in maniera forzata e desiderando a tutti i costi raggiungere la resa dei conti finale, all’insegna della spettacolarità.

Il mai nato: una parata di attori fuori posto scarnifica una trama da dimenticare

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Una ulteriore aggravante che la pellicola si trascina con sé fino alla sua piatta conclusione, è un cast selezionato con poca cura: si prova davvero poca empatia nei confronti di Odette Yustman nei panni di Casey, un personaggio che dovrebbe risultare tormentato e densamente ricco di sfaccettature. L’attrice è stata ingaggiata per la sua bellezza disarmante, capace di catturare l’obiettivo di David S. Goyer quando si presenta con completi intimi. Non crediamo che basti per tenere sulle spalle una storia sgangherata e mal curata sotto il profilo delle caratterizzazioni. Lo stesso fallimentare trattamento viene riservato a ruoli di supporto bidimensionali.

Cam Gigandet e Meagan Good sono rispettivamente il fidanzato e la migliore amica di Casey; essi si limitano a reagire in maniera poco delicata alle apparenti congetture disposte dalla protagonista, con espressioni facciali imbarazzanti. La direzione appare confusa, disorganizzata, che si sente costretta a presentarci una sequenza conclusiva di esorcismo ricolma di deformazioni corporali e apparizioni improvvise. Il resto viene confezionato con una superficialità di fondo altamente percepibile, tanto da domandarci sull’utilità e sul senso di una storia di possessioni ripetuta fino alla nausea. Gary Oldman e Idris Elba, due volti che dovrebbero indicare sempre uno spiraglio di speranza, completano il quadro devastante di un progetto senza valore, con interpretazioni spaesate e terrorizzate dalla qualità complessiva di una messinscena da cancellare dalle nostre memorie.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 1.5
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

1.7