SINOSSI

Quella che Dostoevskij tratteggia nel "Giocatore" è una vera e propria radiografia letteraria del vizio del gioco, un'istantanea dei modi in cui il demone dell'azzardo può possedere uomini e donne di età ed estrazione sociale diversa. Un'istantanea così vivida da spingere Sergej Prokofiev a trasformarla in un'opera omonima, caposaldo della lirica novecentesca. Nella fittizia cittadina tedesca di Roulettenburg va in scena, attorno a un totem fatto di fiches e casinò, un vero e proprio carosello di figure, dal giovane precettore Aleksej al vecchio generale, dall'anziana, ricchissima nonnina al cialtronesco marchese des Grieux, dalla graziosa Polina alla misteriosa mademoiselle Blanche. Succede di tutto, eppure nulla cambia e chi, come Aleksej, è posseduto dal gioco potrà guarire e redimersi, sì, ma solo "da domani".

RECENSIONE

Fëdor Dostoevskij è un autore che tratta spesso temi interessanti, ma trovo che abbia uno stile non semplicissimo perché talvolta si lascia andare a dialoghi un po' lunghi, contorti o complessi. Ne Il giocatore questa sua caratteristica si nota meno ed il romanzo risulta più alla portata di tutti. L'inizio della storia si rivela un po' pesante e lento, con alcuni personaggi talvolta esagerati, quindi il lettore potrebbe annoiarsi o far fatica a continuare a leggere. Io vi consiglio di proseguire nella lettura perché nel momento in cui compare un personaggio, la nonna, la situazione di tutto il romanzo cambia drasticamente. La lettura, infatti, da quel punto in poi diventa interessante perché la nonna porta una ventata di comicità e, soprattutto, entra in scena sul serio il gioco d'azzardo. L'autore ci dipinge perfettamente un casinò e non mancano le scene in cui vediamo alcuni personaggi viscidi, cioè dei ladri approfittatori che riescono a rubare, in vari modi, monete ai giocatori acceccati dalla roulette. Dostoevski fa un'analisi abbastanza accurata della sindrome da giocatore incallito, specialmente di quella follia acceccante, mista a disperazione, che spinge a puntare senza sosta per tentare di vincere, nonostante le perdite subite. Quella follia che porta al completo annientamento delle proprie finanze e alla rovina. Ci sono personaggi poveri che giocano solo per guadagnare un gruzzoletto e ricchi che giocano per avidità, ma tutti cadono rovinosamente. In un certo senso, per alcuni il gioco diventa un modo per riscattarsi, provare un brivido, sentirsi vivi e avere l'illusione di essere dei vincenti benché il mondo che li circonda dica ben altro sulle loro vite. Nonostante l'autore abbia scritto il romanzo in poco meno di un mese per rispettare la scadenza impostagli dall'editore, pena la perdita dei diritti sui suoi libri, Il giocatore risulta comunque un romanzo completo e ben trattato nella sua tematica. Lo stesso Dostoevskij, infatti, coltivava questa rovinosa passione per il gioco e, proprio come i personaggi del suo romanzo, ciò gli causò debiti e grosse perdite durante tutta la sua vita. Probabilmente il romanzo non si può annoverare tra i capolavori dell'autore russo, tuttavia vale senz'altro la pena leggerlo perché stimola molte riflessioni sulla frenesia da gioco e sull'autodistruzione cui spesso ne deriva.

[RECENSIONE A CURA DI MULAKY]

Autore Fëdor Dostoevskij
Editore Feltrinelli
Pagine 233
Anno edizione 2014
Collana Universale economica. I classici
ISBN-10(13) 9788807901638
Prezzo di copertina 8,50 €
Prezzo e-book 1,49 €
Categoria Classico - D'ambiente - Storico