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Quegli autogol su tasse e casa

Quando, nel 1953, il suo partito, quello socialdemocratico, dimezzò i propri voti, Giuseppe Saragat, una delle più grandi figure della sinistra italiana, incolpò il "destino cinico e baro"

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Quando, nel 1953, il suo partito, quello socialdemocratico, dimezzò i propri voti, Giuseppe Saragat, una delle più grandi figure della sinistra italiana, incolpò il «destino cinico e baro», un commento che ebbe larga fortuna per decenni. Per ora, Elly Schlein non sembra in grado di ripercorre le medesima gesta dell'ex presidente della Repubblica, ma la sua spiegazione della débâcle alle amministrative ci sembra una versione aggiornata, e più grossière, un po' da centro sociale, del famoso sfogo saragattiano. «Il vento di destra che soffia su tutta Europa», avrebbe portato a perdere Brindisi e Ancona, e a non riconquistare Siena e Pisa, città rosse da sempre, quella marchigiana addirittura da fine Ottocento. Certo, ce li immaginiamo gli elettori incerti, che invece di pensare a chi avesse asfaltato meglio le buche, hanno seguito la politica internazionale e, viste le elezioni greche e quelle spagnole, si sono detti «massì, votiamo a destra anche noi, seguiamo il vento». Si tratta di una spiegazione che, nella sua risibilità, non spiega nulla, e anzi dovrebbe a sua volta essere spiegata. Da cosa è stato prodotto il vento di destra? Perché gli elettori, anche quelli dei ceti popolari, hanno premiato la politica «reaganiana» (lo ha scritto la Bibbia, cioè il Wall Street journal) di Mitsokatis o quella neo thatcheriana di Isabel Ayuso in Spagna? Meno tasse, sembra, le desiderano un po' tutti, anche i lavoratori dipendenti, e non solo i ricchi e gli evasori, categorie che il Pd tende peraltro a confondere. E, di fronte a questo vento che, più che di destra, è liberista, Schlein non ha trovato di meglio, e a due giorni dai ballottaggi, che di dirsi a favore di un incremento del carico fiscale. E non un aumento generico. No: colpendo la casa di proprietà e l'eredità, due forme di proprietà eminentemente simboliche. Da sempre, chi ha toccato la casa e aumentato la imposta di successione è stato folgorato alle elezioni. E ciò sarebbe avvenuto anche se in Grecia e in Spagna avessero vinto Lenin e Trotski. Possibile che la storia di Prodi, una figura a cui Schlein è vicina, non le abbia insegnato nulla? Siamo ancora a «le tasse sono bellissime»? Questo sul piano internazionale e nazionale, e su quello macropolitico. Ma le elezioni sono state amministrative, non dimentichiamolo. Un terreno su cui la sinistra ha sempre giocato in vantaggio, anche quando a suo tempo il Cavaliere l'aveva annichilita. Eppure mai successe ai post comunisti di perdere le loro roccaforti, grazie anche a una classe politica locale magari un po' grigia, ma solida ed efficiente. Ora, non sappiamo se sia peggiorata quella di sinistra o migliorata quella di destra, resta il fatto che il Pd per la prima volta abbandona un primato che aveva sempre mantenuto. Chi ha scritto di anno zero per la sinistra è decisamente dalla parte della ragione: mai, nella Repubblica, la sinistra è stata così vicina al declino e alla irrilevanza, o, al massimo, a una rendita di posizione, che mantenga in vita ciò che resta della ditta, ma restando perennemente, a Roma come a Siena, all'opposizione.

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