Il Castello di vetro Recensione

Il castello di vetro - la recensione del film biografico con Brie Larson e Woody Harrelson

29 novembre 2018
2.5 di 5
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La vera storia della assurda famiglia della giornalista Jeannette Walls con attori all'altezza del compito ma una regia convenzionale.

Il castello di vetro - la recensione del film biografico con Brie Larson e Woody Harrelson

La famiglia, croce e delizia delle nostre vite. C'è chi la difende a spada tratta in nome di qualche principio religioso, salvo poi farsene un'altra o più di una in parallelo, chi, felice di essere scampato a quella di origine, decide di non averne una propria, o ci si butta a capofitto per esorcizzare le sue esperienze. Ad ogni modo, se siamo qua, quasi tutti noi abbiamo avuto un padre e una madre che coi loro inevitabili difetti ci hanno tirato su. Ci sono dei genitori però, come quelli raccontati nel best-seller autobiografico della giornalista Jeannette Walls, con i quali è davvero un'impresa venire a patti e alla cui influenza sembra impossibile sottrarsi anche in età adulta. Perché in fondo, a meno di episodi gravissimi, certi legami restano e quando i genitori invecchiano e noi cresciamo, il desiderio di riconciliazione prende quasi sempre il sopravvento sui passati rancori e su qualche (si spera piccolo) trauma.

Il castello di vetro, tratto dall’omonimo libro, arriva soltanto ora sui nostri schermi ed è passato un po' in sordina anche in patria, nonostante l'enorme popolarità della fonte e il cast di ottimi attori messo insieme per ricreare i  veri protagonisti della vita di Jeannette, che, seconda di quattro figli e nata nel 1962, ha avuto un'infanzia hippie e girovaga in apparenza tipica degli anni Settanta, ma con punte di miseria da Grande depressione. Dopo essersi a lungo vergognata delle sue origini, Walls ha deciso di renderle pubbliche. Poteva sembrare una mossa azzardata, anche in termini lavorativi, ma l'entusiastica risposta dei lettori l'ha ricompensata. Non c'è niente di inventato in quello che si vede sullo schermo, anzi, come spesso succede al cinema alcuni particolari sono un po' edulcorati, ma a merito del film va il fatto di non celare niente, nel bene e nel male: l'alcolismo del padre, le molestie della nonna paterna, l'assoluta incapacità di due persone idealiste e senza senso pratico di prendersi cura dei figli, cosa che da un lato stimola la loro indipendenza ma dall'altro li espone a rischi assurdi.

In più c'è il legame forte, fortissimo, di una bambina con un padre matto ma geniale, colto e perdigiorno, che giorno dopo giorno promette che tutto cambierà, e all'ennesima fuga giura che il posto dove sono arrivati è quello in cui costruirà veramente il castello di vetro che ha progettato in tutti i dettagli, coi pannelli solari che li renderanno autonomi e liberi. Nel frattempo però i licenziamenti si susseguono, le risse anche, e loro vivono in una casa senza riscaldamento e luce elettrica, lontani da tutto, con una madre stregata dal marito e che pensa solo a dipingere, dove i ragazzi sono e si sentono soli e prigionieri. E se alle promesse dei genitori da bambino credi ciecamente, da adulto ti rendi conto della realtà delle cose e assieme al brutto decidi di lasciare anche il bello, l'affetto che comunque hai avuto.

Diretto con mano incerta da Destin Daniel Cretton, per non lasciare fuori niente Il castello di vetro accumula momenti e situazioni, oscillando tra presente e passato, senza però riuscire a renderli memorabili, nonostante il suo cast si sforzi davvero molto per rendere giustizia alla storia e alla donna che ha deciso di raccontarla. Giornalista, autrice per anni di rubriche di gossip e oggi scrittrice a tempo pieno, Jeannette Walls è la tipica donna che - partendo da una situazione di assoluto svantaggio e senza aver frequentato scuole regolari - riesce a raddrizzare la sua vita. Brie Larson ne incarna bene il doloroso percorso, anche se quasi più brava di lei ci è sembrata la ragazzina che interpreta il personaggio da giovane (segnatevi il nome della dodicenne Ella Anderson), Woody Harrelson è perfetto nel rendere la personalità folle di Rex Walls e credibile anche nei vari cambiamenti d’età. Ma la migliore, nel non facile ruolo della madre, è a nostro avviso Naomi Watts, un’attrice che sa trasformarsi e "sparire" nel personaggio come i migliori caratteristi.

Sui titoli di coda, se vi fosse rimasta qualche curiosità sulla famiglia Walls, potrete fare conoscenza coi veri protagonisti, in filmati d’epoca e attuali che fanno pensare che un documentario sull'argomento sarebbe stato più interessante. Ad ogni modo Il castello di vetro, nonostante il suo passo ineguale, è un film che può piacere e far versare qualche lacrima perché, pur partendo da un caso estremo, parla come dicevamo all’inizio di quello che eravamo e di quello che siamo oggi, grazie a, o a dispetto di chi, ci ha messo al mondo.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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