Di seguito è disponibile lo snapshot della pagina Web alla data 24/04/2024 (l'ultima volta che è stata visitata dal nostro crawler). Questa è la versione della pagina utilizzata per la classificazione dei risultati della ricerca. La pagina potrebbe essere stata modificata dall'ultima molta che è stata memorizzata nella cache. Per verificare le eventuali modifiche (senza evidenziazioni), go vai alla pagina corrente.
Bing non è responsabile del contenuto di questa pagina.
Il braccio violento della legge (1971) - Filmscoop.it
il braccio violento della legge regia di William Friedkin USA 1971
Jimmy Doyle, della squadra narcotici di New York, malvisto dai superiori per i suoi metodi poco ortodossi, � sulla pista di un grosso traffico di droga. Dopo un parziale insuccesso il caso gli viene tolto, ma lui continua le indagini. Quando finalmente � in grado di ottenere un importante risultato, non tutto va per il verso giusto.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Raramente un film così macabro e trucido si è aggiudicato l'Oscar al Miglior Film. William Friedkin mette in scena una Grande Mela marcescente e annichilita, la cui desolazione si ripercuote inevitabilmente sulla caratterizzazione dei personaggi. L'ossessiva aggressività dello sbirro Papà Doyle (Gene Hackman da Oscar), disposto a scavalcare ogni confine morale per stare al passo di criminali mostruosi, assume ambiguità politiche che disturbano nel profondo, rispecchiando la risposta fisiologica di certo americano medio e conservatore a tutti gli inevitabili, contraddittori mutamenti sociali post-Vietnam. Un'opera grezza e dal ritmo avvincente, eseguita con rigore documentaristico che non lesina sulla sovrapposizione di sguardi nervosi per accrescere l'immersività di inseguimenti, pedinamenti e sparatorie. La ricerca di un radicale realismo (anche attraverso gli slang ruvidi della strada) culmina nell'amarissima metafisica del finale, che inghiotte spettatori e personaggi quasi fosse un buco nero. O come la soglia dell'Inferno dantesco.
Poliziesco originalissimo per l'epoca, e come spesso accade con i film d'avanguardia è invecchiato non benissimo. Friedkin racconta la storia di Doyle e Russo senza alcun sensazionalismo, in modo estremamente realistico, freddo e disilluso: all'inizio questa scelta rallenta molto il ritmo, che però sale in un crescendo inesorabile fino al picco dell'inseguimento auto/metropolitana, veramente incredibile soprattutto per l'epoca. Hackman strepitoso.
Torbido poliziesco che si svolge tra l'asse americano e Marsigliese. All'inizio ci mette un po' a ingranare e presenta qualche punto non perfetto ma certe scene valgono da sole il biglietto, vedi l'inseguimento macchina metropolitana. Finale originale e amaro che non accontenta nessuno dei protagonisti...
Tra i capostipiti del genere poliziesco. Duro, amaro, pessimista, ambientazione newyorkese super caratterizzata, azione, pedinamenti e inseguimenti che hanno fatto la storia, stupende interpretazioni, regia magnifica.
Film poliziesco che ha fatto epoca ma che, purtroppo, è invecchiato meno bene di altri. Infatti, sebbene il personaggio di Jimmy "Papà" Doyle (interpretato dall'ottimo Gene Hackman) mantenga ancora oggi il suo fascino e la sequenza dell'inseguimento rimanga una delle migliori scene d'azione di tutti i tempi, lo svolgimento della trama, soprattutto nella prima parte, risulta essere eccessivamente lento. Va tuttavia evidenziato l'ottimo lavoro del comparto tecnico.
Mi è piaciuto abbastanza anche se non mi ha fatto impazzire. La prima parte sinceramente va un po' avanti a stento e si rischia il sonno ma superata questa fase si entra in una seconda parte senza dubbio coinvolgente. Bravo Hackman.
L'ho trovato un poliziesco a dir poco noioso nonostante la sua inclinazione all'azione che avrebbe dovuto quantomeno facilitare lo snocciolamento della trama. Recitazione globale sinceramente non all'altezza (a essere gentili). Soggetto di scarsissimo interesse, sceneggiato in modo amatoriale. Di solito alle pellicole che reputo di basso livello metto quattro o quattro e mezzo, perché magari ho salvato qualcosa di buono, ma qui proprio nulla, il vuoto. Curiosità: ha soffiato il primo posto agli Oscar ad Arancia meccanica, il che è tutto un programma.
Ho trovato questo poliziesco con troppi punti morti, che non fanno altro che annoiare lo spettatore. La scena migliore è quella del treno, la seconda parte è meglio della prima, decisamente soporifera...non capisco dove sta il capolavoro! Bravo Gene Hackman.
Un capolavoro di regia, tempi e spazi. Un montaggio perfetto ed un realismo al limite del documentario per un film che mette da parte la sceneggiatura e si affida alle immagini e al genio creativo di Friedkin. Uno dei film più importanti per la codificazione di quel thriller/poliziesco che fiorirà in seguito. Anche Martin Scorsese e Michael Mann hanno preso da questa pellicola.
Uno dei film polizieschi più belli mai girati, fenomenale.
Le scene di inseguimento sono veramente qualcosa di magnifico, il montaggio è perfetto(qui si può dire, rasenta la perfezione), la tensione è ad ogni sequenza al cardiopalma(non come Bullit che sì è un bel film ma non succede nulla per un'ora per poi vedersi i 17 minuti di inseguimento tra l'altro con errori di montaggio annessi). Qui Friedkin è in stato di grazia e, sconosciuto ai più, gira invece uno dei suoi film migliori dirigendo i due attori protagonisti in maniera memorabile, tra tutti il mio amato Gene Hackman(Gli Spietati!!) che qui proprio buca lo schermo con un personaggio ambiguo, cattivo, ambizioso(ad esempio nella scena dove c'è lui a pedinare Fernando Ray si denota quella voglia a tutti i costi di catturare l'infame ma anche quel desiderio non appagato di stare lì a mangiare piatti stellati quando lui è fuori al freddo a fare un lavoro da cani).
Il film di Friedkin si muove nella sottile sfumatura che divide i poliziotti disperati ed un pò cattivi della squadra narcotici ed i loro furbi ed insospettabili nemici, è implacabile nel costruirvi sopra l'atmosfera malsana e violenta di un'invernale New York nella quale si sviluppa la storia ed è molto abile nel catturare l'attenzione dello spettatore grazie al giusto mix di azione e realismo. Ne esce un poliziesco dominato dall'antieroe Hackman e capace di sequenze d'inseguimento/pedinamento come quella adrenalinica girata nel traffico della città o come quella ( la mia preferita ) in cui "Papà" Doyle viene gabbato in metropolitana dall'astuzia dell'ambiguo Charnier. Un must del genere, senza se e senza ma, e anche il punto più alto nella carriera professionale del regista.
Cinque premi Oscar meritati. Nella sua semplicità e nel suo soggetto OGGI non particolarmente esaltante (ne usciranno a centinaia, negli anni a seguire, di pellicole molto simili), French Connection si dimostra un capolavoro nel suo genere, una pellicola perfetta. Friedkin (di cui non ho nulla in collection) firma così uno dei capisaldi del cinema anni '70, dando vita a un nuovo genere, che assomiglia vagamente a quello che poi proporrà Mann negli anni successivi.
E' una sorta di spartiacque nel poliziesco. Ha la fama, insieme a Dirty Harry, di essere il film che ha portato violenza esplicita all'interno del genere, caratterizzando i poliziotti in modo burbero e rude, come se fossero cattivi alla stessa maniera dei delinquenti di cui vanno a caccia. Come se la malata atmosfera urbana contagiasse tutti, senza distinzione, abolendo la differenza tra buoni e cattivi, suggerendo che, in fondo, la violenza fa parte del destino dell'uomo in genere più che di una frangia di cattivi da perseguire.
Papà Doyle è un protagonista sbruffone e duro come il marmo, poliziotto intransigente che vestito da babbo natale minaccia e maltratta un nero, con gusto s*****tta un informatore per dar credito alla farsa che inscenano in un bar. Friedkin sceglie un approccio realistico, il ritmo non è alto, ma la suspense si incunea dall'inizio alla fine, e dopo un prologo secco, a partire dal pedinamento di Doyle a Charnier (un elegante e scaltro Fernando Rey) The French Connection si mostra in tutto il suo splendore. Quasi insostenibile per tensione, crudezza e spietatezza tutta la parte della sparatoria del cecchino con conseguente adrenalinico inseguimento, tra scontri in macchina, infarti, e sparatorie folli.
New York, ritratta con sguardo quasi documentaristico, si desta dal torpore notturno dei tombini che sbuffano fumo con lo stridio dei clacson e il fragore di incidenti, scoprendosi solcata e percorsa da appostamenti, pedinamenti, e agguati. Per poi riaddormentarsi in un finale nella periferia degli edifici abbandonati con uno straniante e amaro senso di sconfitta.
Beh, personalmente adoro William Friedkin in tutte le salse. A quanto ho capito, The French Connection è uno dei capisaldi del genere. E ci credo, anomalo e portatore di freschezza, nel senso che, credo, sia stato un innovatore dal punto di vista della tendenza, basta vedere la fine per farsi un'idea. Gene Hackman comunque è un re, ragazzi, che attore. Bella la trama, grande la regia, bello davvero nel totale. E' ovvio soffra un po' il passare del tempo, ma rimane un must da vedere assolutamente.
Come spesso accade mi trovo molto in difficoltà nel giudicare i film di Friedkin. Dal punto di vista tecnico è impeccabile, la maestria del regista con la macchina da presa e la cura dei particolari è veramente straordinaria, Oscar per la regia strameritato. Il problema che spesso mi capita di avere con i film di Friedkin è il fatto che la storia mi attrae in minima parte, anche in questo caso i momenti piatti sono molti, altri punti sono un po' confusi, ma per fortuna ci sono anche alcune scene molto andrenaliniche (l'inseguimento del treno) e appassionanti. Solitamente non impazzisco per Gene Hackman, ma qui mi son dovuto ricredere (e lo fece pure Friedkin); mi è piaciuto molto anche Fernando Rey mentre Roy Scheider mi è sembrato un po' fuori parte.
Pregi e difetti si bilanciano abbastanza ma sinceramente farei fatica a riguardarlo, almeno per molto tempo.
Questo poliziesco va collocato nel momento in cui usci' per capire quanto è stato rivoluzionario sia per approccio (assenza di manicheismo poliziotto/criminale bene/male) sia per regia. Stile quasi documentaristico con annessa eccellente fotografia del grande Roizman, montaggio strepitoso ed interpretazioni eccelse da Hackman a Rey, passando per Scheider. (se vi interessa sapere di più di Friedkin, vi consiglio il libro "il buio e la luce", molto interessante da un punto di vista di aneddotica e, nello specifico, anche focalizzato sulle difficoltà di Hackman a "trovare" il personaggio di Popeye Doyle). Alcuni temi verranno ripresi 15 anni dopo dal regista in un altro grande poliziesco (un po' incompreso), ovvero "Vivere e morire a Los Angeles". "the french connection" è un altro di quei film che, quando vedo il cinema di oggi, mi fa montare un senso di mestizia....
"IL tuo album di ricordi è come te. Fa schifo!" Rimango sempre affascinato ogni volta che lo rivedo, dall'imperioso impatto visivo che avvolge tutta la pellicola grazie alla fotografia "naturale" di Owen Roizman, dalla forza con cui Friedkin riesce a dare un tono duro allo svolgimento della trama senza esagerare ma fondendo magistralmente realismo e finzione dando ampio spazio all'indagine poliziesca, d'altronde il film è tratto da un romanzo ispirato da un fatto realmente accaduto, ma anche il pubblico di allora aveva bisogno di emozioni forti quindi piede accelerato sul celeberrimo inseguimento tra "Papà" Doyle e il marsigliese. Alcune trovate sono epocali, se non erro per la prima volta un tizio viene fatto scendere dalla propria auto e gli viene sequestrata per fare l'inseguimento, pratica usata in tanti film d'azione successivi e sono quasi sicuro che non era mai stato fatto vedere un poliziotto che spara alle spalle di un bandito prima di questo film. Film polizieschi e di gangster c'è n'erano già stati tantissimi perciò di per sé non era proprio una novità, ma il regista portò la modernità necessaria a rinnovare il genere continuando il discorso intrapreso da GANGSTER STORY. Gene Hackman è il protagonista e la sua spalla è Roy Scheider, il cattivo è Fernando Rey e il suo sgherro è Marcel Bozzuffi, mettiamoci pure Tony Lo Bianco e tutti quanti se non sono perfetti poco ci manca. Hackman poteva bastare per quanto è bravo, solo lui poteva reggere da solo tutto il film, tarantolato e incazz_oso per tutto il tempo insegue l'obiettivo, anzi, l'ossessione della cattura del francese fino a non capirci più niente in un finale tutt'altro che accomodante; Scheider fa da supporto ed è il poliziotto più umano dei 2, ed è anche quello più spiritoso (è sua la battuta che ho scritto all'inizio), ottimo direi; Rey sembra uscito da un film di Bunuel visto che anche qui è un borghese di tutto rispetto, ma è stato uno dei più grandi attori spagnoli e qui non si smentisce; Bozzuffi e Lo Bianco sono le tipiche facce da poliziesco che si amalgamano alla perfezione con il resto del cast e faranno qualche "poliziottesco" in Italia. Stranianti le musiche di Don Ellis, tra jazz e fusion contaminati con rumori elettronici, ma ha me sono piaciute tantissimo. Doppiaggio eccellente. Arrivò al 29° posto nella classifica italiana della stagione 1971/72, un gradino sopra invece niente popò di meno che ISPETTORE CALLAGHAN: IL CASO "SCORPIO" E' TUO!! Entrambi influenzarono parecchio il poliziesco italiano, che ne prese personaggi e situazioni. Eddie Egan e Sonny Grosso, che fanno una particina, erano i 2 poliziotti che realmente avevano sventato il traffico di droga dalla Francia in America sul finire degli anni '60 fatto che ha ispirato prima il libro e poi il film.
Sicuramente questo di Friedkin è un buon poliziesco, con un finale amaro al punto giusto. Però boh, dalla fama mi aspettavo di più, ma forse sono anche condizionato dal fatto che di questo genere ho visto tantissimo, anche film migliori di questo che però sono in qualche modo debitori al film di Friedkin. Comunque "Vivere e Morire a Los Angeles" dello stesso regista è cento volte più bello.
Bel gangster-movie sul tema del poliziotto violento. Prendi degli attori eccezionali, aggiungi molta azione, mettici pure un bell'inseguimento da antologia e poni il tutto nelle mani di William Friedkin: il risultato è assicurato.
Purtroppo uno degli effetti collaterali quando sei l'apripista di un genere è che devi mettere in conto di essere superato. Sotto questo aspetto The French Connection segue il suo illustre successore,sempre diretto da Friedkin,ovvero L'Esorcista. Un thriller rivoluzionario questo come lo è stato poi l'horror demoniaco,ma anni ed anni di film simili (anche riusciti),parodie e variazioni sul tema spesso fanno dimenticare gli effettivi meriti di questi due film. Friedkin ha avuto una carriera altanelante ma è un signor regista.
The French Connection rimane un film grandioso e senza tempo,dallo stile documentaristico crudo e violento per l'epoca,oltre che rivoluzionario. Veloce nello svolgimento e realistico che più non si potrebbe,non a caso la storia è presa fedelmente dalla cronaca del tempo e gli attori protagonisti andarono davvero per le strade newyorkesi con i veri Doyle e Russo (il primo ha anche un piccolo ruolo). Sequenze volutamente monotone come quelle dei pedinamenti,portate all'eccesso da Friedkin,vengono improvvisamente interrotte da altre di grande intensità: quella dell'inseguimento al treno (scena girata con grandi rischi) o del pedinamento al marsigliese in metropolitana sono da antologia. Anche l'enigmatico sparo finale getta ombre su una vicenda che rimane di grande ambiguità e mostra nei limiti il modo di agire di delinquenti e poliziotti della New York sporca dei '60. Un limite,quello dei metodi usati dalla polizia,che spesso viene travalicato e finisce nella violenza pura. Anni dopo è bello riscontare l'influenza gettata da questo film anche su serie tv come The Shield,che non a caso oltre ad avere lo stesso stile documentaristico tratta di poliziotti simili nei metodi e nei dilemmi morali.
Piccola curiosità: uno dei personaggi più memorabili,ovvero il francese interpretato dal luciferino ed enigmatico Fernando Rey,è arrivato sul set per sbaglio. Infatti il regista voleva "l'altro" attore che lavorava abitualmente per Bunuel,Rabal,ma non ricordandosi il nome la produzione contattò Rey che entrò quindi per sbaglio nel progetto. Errore fortunato: la sua figura impenetrabile fino alla fine resta uno dei motivi del successo di questo grande film.
Lo trovo invecchiato abbastanza male questo "capolavoro" premiato da 5 oscar. Ha il pregio si sembrare un documentario in molte parti, ma è così lento che sembra durare il doppio. I personaggi non sono molto approfonditi (Scheider stesso si vede davvero poco) anche grazie alla scarsità dei dialoghi. Infine la colonna sonora, che per i miei gusti è inascoltabile. Secondo me è molto meglio "Vivere e morire a los angeles", dello stesso regista.
classico film che estrapolato dal suo contesto temporale, perde parecchio della sua forza, dato che visto oggi è sempre un buon poliziesco, ma non ha più quel fattore di particolarità che lo ha reso capostipite di un certo genere che vive sull'ambiguità bene-male, polizia-malviventi. il personaggio di "Papà" Doyle, fa da ago della bilancia e grazie ad un Gene Hackman semplicemente perfetto, rimane un ottimo prodotto. e poi c'è Roy Scheider, che per me è sinonimo di qualità.
La Storia ha premiato Arancia Meccanica, ma questo film non è da meno. Ottima regina di Friedkin, ottimo Hackman, bella la fotografia con un gran ritmo e una buona sceneggiatura, indimenticabile l'inseguimento auto-treno e quel finale sospeso. Un signor poliziesco!
Sinceramente mi aspettavo più azione, ma a ripensarci un film del genere in quel periodo era già abbastanza rivoluzionario. Friedkin crea un buon personaggio nel personaggio di Jimmy, un poliziotto violento e non certo simpatico, che si diletta con prostitute che portano gli stivali ed è anche abbastanza razzista. Il suo partener è un efficace Roy Scheider, volto scavato e suo unico amico. Le vivicissitudini dei due compari hanno a che fare con la malavita francese, in un climax che culminerà in un finale aperto. e in cui Jimmy
ucciderà un collega per sbaglio, facendo in modo che venga creduto sia stato ucciso dai delinquenti.
Lo stile asciutto di Friedkin è complementare al film, certo gli oscar sono sicuramente meritati, sia perchè la storia non è certo facile, sia perchè dimostra un coraggio che attualmente l'accademy sembra aver perso. Hakman è comunque risultato più efficace come protagonista anche in altri film, basta pensare a Potere assoluto.
Un poliziesco di livello ambientato in una New York splendidamente riprodotta che fa da protagonista in una storia in cui bene e male si intersecano costantemente
Un buon poliziesco, ma nulla di più. Molto belle le scene di inseguimento, ma quell'anno l'Oscar per miglior regista andava senza ombra di dubbio a Kubrick per "Arancia Meccanica", pur essendosela Friedkin cavata egregiamente.
Antisegnano di tutti i film dei poliziotti carogne (ok, Callaghan è uscìto due anni prima) del cinema americano fino a (purtroppo) "Cobra" et similia, il film di Franklin è un action movie eccellente, che si distingue soprattutto per la spietata amoralità di Popeye-Hackman. Indimenticabili le sequenze in auto
Questo è un poliziesco molto bello! A differenza che in 'Vivere e morire a Los Angeles' abbiamo uno scavo dei personaggi profondo (sempre per essere un poliziesco, intendiamoci!); quindi uno sfondo sociale e metropolitano marcato che permette ai caratteri di acquistare grande rilievo; un uso della regia tradizionale, ma allo stesso tempo efficace e penetrante; la partecipazione di attori carismatici e di grande fascino interpretativo. Un finale tutt'altro che scontato nel quale ritrovare un simbolismo stratificato; una narrazione coinvolgente e ricca di colpi di scena; un messaggio analogo alla pellicola successiva, ma presentato in maniera convincente. Soprattutto non dobbiamo assistere a patetici tentativi di far compiere improbabili metamorfosi a personaggi privi di alcun carisma scenico e psicologico. Siamo nel 1971, l'anno del primo Callahan. Il contesto sociale riguardante il Vietnam, la contestazione, e l'era post Bob Kennedy, Martin Luther King e Malcom X si sente nel pessimismo cosmico dei protagonisti e in una regia attenta ad inserire la storia in un contesto. L'utilizzo della musica è convenzionale ma efficace: Friedkin ha svolto ( a differenza di 'Vivere e morire a L.A.' di 13 anni dopo nel quale erano assenti tutti gli elementi qui riscontrati) un buon compito segnando la storia del genere poliziesco anni '70.
Solido poliziesco del buon Friedkin.Certo rivisto oggi appare un pò datato e in confronto a"Vivere e morire a L.A"dello stesso regista sfigura non poco,ma rimane sempre una pietra miliare del genere grazie anche a Popeye-Hackman.Certo che premiarlo con quasi tutti gli oscar principali al posto di Arancia Meccanica.....
Davvero eccellente questo poliziesco firmato Friedkin.Basato su fatti accaduti realmente vediamo qua i protagonisti cercare di sgominare una banda di trafficanti di droga francesi. Un Gene Hackman in stato di grazia, con quel modo di fare da duro (vabbè che lui è sempre in forma), inseguimenti d' auto e sulla metrò mozzafiato, ma soprattutto la scena del pedinamento in una N.Y gelida da standing ovation. Notevole anche il finale: le cose non vanno nel modo che avrebbero dovuto. E' così che si fanno i polizieschi (non va dimenticato che questo film ha fatto incetta di Oscar sbaragliando un concorrente di nome "Arancia meccanica", e, a torto o a ragione, scusate se è poco). Consigliatissimo. Capolavoro.
Sicuramente un bel film, ma francamente mi aspettavo di pi�, visto che ha preso 5 Oscar. Meritato quello di Hackman, anche se non ricordo chi concorreva quell'anno tra gli attori. Ad ogni modo un ruolo che gli calza a pennello e che lui ha reso con grande maestria. Friedkin ha dei bei meriti (la scena dell'inseguimento ha fatto epoca) ma l'oscar lo avrei dato a Kubrick quell'anno. Segnalerei la scena pi� bella del film, quella tra Hackman e Fernando Rey nella metro.
Poliziesco ben fatto, avvicente e supportato da una bellissima fotografia di una tiepida New York. "The french connection" gode di una prima parte più descrittiva e statica a fronte di una seconda tutta di corsa, con un bellissimo inseguimento macchina-treno e un finale iperteso.
Un classico di strada trascinato dalla regia impegnata di Friedkin e da un Hackman premio oscar.
Forse non tutti sanno che agli oscar del 1972 in lizza per il premio di miglior film c'erano: * Il braccio violento della legge * Arancia meccanica * Il violinista sul tetto * L'ultimo spettacolo * Nicola e Alessandra
Mentre per la miglior regia
* William Friedkin - Il braccio violento della legge * Stanley Kubrick - Arancia meccanica * Norman Jewison - Il violinista sul tetto * Peter Bogdanovich - L'ultimo spettacolo * John Schlesinger - Domenica, maledetta domenica
La spunt� Friedkin e il suo The French Connection (titolo molto pi� indicato a mio parere), ma la storia ha incoronato e consacrato Kubrick e il geniale Arancia Meccanica, per la serie meglio un premio oggi o la gloria postuma? Nulla da togliere al vecchio Friedkin che ci regala una pellicola piacevole e interessante. Un poliziesco vecchio stampo, teso e concitato. Un ottimo Hackman (anch'egli vincitore della statuetta per la sua interpretazione) che interpreta un personaggio assai complesso. Meravigliosa lo scenario newyorkese di sfondo alla vicenda. Un ottimo film.
Grandissimo poliziesco di Friedkin, immersi forse in una delle migliori rappresentazioni in assoluto della grande mela (con buona pace di Scorsese e Allen). E'un film freddo e desolato, zero picchi nostalgici e zero retorica per uno scontro dipinto in maniera straordinariamente realistica con ritmo serrato e un cast d'antologia (vedi su tutti la coppia Hackman-Scheider). Tutt'altro che scontato nell'epilogo, The French Connection è anche un modello di sceneggiatura: scarna e assolutamente priva di situazioni aggiuntive (poche donne per lo più relegate in un angolo di un night club, e nessuna moglie o relazione a fare da contorno agli avvenimenti) avanza in una sorta di gioco tra gatto e topo, con almeno un paio di sequenze indimenticabili (l'inseguimento macchina-metropolitana e tutta la sparatoria conclusiva, con un finale sospeso e dannatamente originale per quei tempi). Guardando i voti nel sito lo trovo un tantinello sottovalutato.
uno dei pochi film che si merita tutti i premi che ha ricevuto! Poliziesco anni '70 molto realistico con un giovane Gene Hackman che impersonifica alla stra grande il mastino molto attaccato al far rispettare la legge e che non molla mai un caso finchè non lo si può considerare chiuso!
Purtroppo quando lo vidi rimasi deluso da questo film per il quale avevo grandi aspettative! E' un ottimo poliziesco, innovativo per l'epoca, ma non mi ha preso particolarmente! Di Friedkin ho preferito di gran lunga Vivere e morire a Los Angeles!
Un poliziesco davvero coi fiocchi.Interpretato magistralmente dai due protagonisti. Una NY squallida dove brilla ancora il coropo di polizia, per una volta, non corrotto. Veramente un film da vedere!!
Un bel poliziesco, ambientazione originale in una new yourk più popolare e decadente rispetto alla solita patinata manatthan. Grandissime alcune scene, specie euqlla del pedinamento sotto la metro e le scene finali. Bravissimi t Hckman e Fernando Rey. Il titolo in italiano non è adatto, così lo fa sembrare un poliziesco alla "Roma a mano armata", polizieschi che puntano solo sull'azione e le sparatorie...ma non è così. Qui c'è una buona storia di fondo, mai violenza fine a se stessa.
Bel polizesco, tra i migliori in assoluto. Gene Hackman è strepitoso, la regia mantiene un ritmo incalzante per tutta la durata del film. Durissimo,spietato,con molte sequenze da mandare a memoria, a partire dal magistrale inseguimento fra auto e metropolitana e il gioco tra gatto e topo in metropolitana tra il sofisticato charnier e il brutale e rozzo papa'doyle. Gene Hackman giustamente premiato con l'Oscar: rozzo,brutale,orgogliosissimo e con in testa l'ossessione di catturare charnier,per la quale arrivera'nel drammatico finale... Straordinario, da dvdteca.
Un buon film poliziesco nonostante dal titolo mi aspettassi qualcosa di molto più crudo. Sempre bravissimo Gene Hackman al quale calzano a pennello i ruoli da duro. Anche questo ha fatto la sua parte di storia nel cinema americano e resta impresso nella memoria del pubblico soprattutto grazie alla spericolata scena dell'inseguimento. Godibile.
Poliziesco girato con stile realistico che oggi credo si faccia apprezzare soprattutto per la tansione e gli inseguimenti. Il finale poi mi ha fatto pensare anche purtroppo un pò ad una realtà del nostro paese. Nella pellicola comunque non ho capito
Crudo, spietato, realistico, interpretazioni magistrali e di grande verosimiglianza. Tensioni continue e suspense a ripetizioni.
Insommma un film riuscito, ineguagliabile per combinazioni favorevoli allla riuscita. Indimenticabile.
La corruzione nelle alte sfere è un tema che ha sempre coinvolto e stupito. Tuttora funziona ma mancano gli attori di forte mascolinità ( Hackman) in grado di recitare le varie parti: da duri e dai modi spicci.
E' un ottimo poliziesco con un gran ritmo e una buona sceneggaitura. Non l'ho mai visto come un capolavoro, ma resta un validissimo film di genere. Molto bella la scena dell'inseguimento.
Film diretto ed interpretato magistralmente, che riesce anche grazie al fascino e alla solidità della trama a tenere ancorata l'attenzione dello spettatore, purtroppo per larghi tratti risulta forse un pò spoglio e magari lento. La colonna sonora mi ha lasciato interdetto, di sicuro spesso non l'ho trovata eccezionale. Un ottimo poliziesco ma non un capolavoro, certo che gli sarebbe bastato molto poco.
un grande poliziesco ma nn e un capolavoro gene hackamn molto bravo molto bello il finale e gli inseguimenti in new york sono una delle cose che spicca E uno dei film che vuoi sapere subito il finale cmq molto bello
il voto è alzato dal finale che risulta essere diverso da altri...poi in generale il film è diretto discretamente e risulta ottimo il lavoro del solito gene hackman che si associa benissimo a ruoli di questo genere(vedi "la conversazione")...
Friedkin è un regista sopravvalutato, che ha diretto un'unico poliziesco magistrale, Vivere e Morire a Los Angeles. Questo è un buon poliziesco e a dire il vero una delle migliori opere del regista. Ma lontano dall'essere un capolavoro. Lontanissimo. E' un lavoro discreto con ottimi attori e una scena di inseguimento fantastica, superata anche questa, di gran lunga da un' analoga sequenza in "Vivere a morire a Los Angeles". I paragoni con Mann non reggono minimamente.
Solo negli anni '80 i due se la giocano con "manhunter" e il citato "vivere e morire a L.A." , di sicuro tra i più bei polizieschi del decennio- anche qui cmq io personalmente scelgo Mann senza esitare. Ma il film di Friedkin rimane l'unico del regista che ho appezzato veramente.
Grandissimo, geniale, innovativo poliziesco di Friedkin. Lo scontro di mostruosa bravura dei protagonisti Hackman - Ray fa impallidire quella di Pacino - De Niro in Heat. Da vedere a tutti i costi.