Il cambio turno, la tac e il telefonino: ecco come il radiologo arrestato ha aiutato Messina Denaro
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Sabato, 27 Aprile 2024
I retroscena / Palermo

Il cambio turno, la tac e il telefonino: ecco come il radiologo arrestato ha aiutato Messina Denaro

Cosimo Leone, in servizio all'ospedale di Mazara del Vallo, si sarebbe messo a disposizione del capomafia durante il suo primo ricovero, avvenuto tra il 9 e il 18 novembre 2020. Tutti i movimenti ricostruiti attraverso i tabulati. I pm: "Conosceva Andrea Bonafede e sapeva benissimo che il paziente non era lui"

La scoperta di un tumore segna per tutti un momento drammatico, ma per una persona che è ricercata da trent'anni in tutto il mondo, accusata di stragi e omicidi, comporta un ulteriore problema: come continuare a fare il latitante, quando necessariamente si dovrà ricorrere a ospedali e strutture pubbliche per curarsi. Nella vita di Matteo Messina Denaro, il 3 novembre del 2020, cioè il giorno in cui ha saputo di avere un cancro in seguito a una colonscopia effettuata a Marsala, è stato per questo l'inizio di una rivoluzione. E per sottoporsi alle terapie ha goduto di canali privilegiati e coperture. Tra coloro che si sarebbero messi a sua disposizione ci sarebbe stato - e non a caso - anche Cosimo Leone, un tecnico radiologo in servizio all'ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo, che si sarebbe preoccupato anche di fargli avere un telefonino durante la degenza nella struttura e che è stato arrestato per mafia.

Le relazioni pericolose del tecnico radiologo

Per il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, Leone avrebbe saputo perfettamente che il 10 novembre del 2020 il paziente che si sarebbe presentato per fare una Tac non sarebbe stato certamente il geometra Andrea Bonafede, come riportato sui documenti, ma qualcun altro, cioè il boss Matteo Messina Denaro. Per il semplice fatto che Leone, che peraltro è cognato di un altro degli arrestati, l'architetto Massimo Gentile, avrebbe conosciuto personalmente l'alter ego del capomafia e anche il suo cugino omonimo. A riprova di questa presunta conoscenza, gli inquirenti rimarcano che il geometra Bonafede aveva salvato nella rubrica del suo telefonino Leone come "Sino Leone", cioè con  un nome confidenziale, mentre il secondo, in un file trovato su un suo pc, aveva inserito il radiologo tra gli ospiti al suo matrimonio, avvenuto nel 1998. Bonafede aveva anche elencato i regali ricevuti in quella circostanza e tra i nomi figurano "cugino Andrea", che sarebbe appunto il suo omonimo, "Sino Leone", che sarebbe l'indagato, e poi anche "Gentile Massimo", cioè l'architetto. I due arrestati, peraltro, tra il 2007 ed il 2008 e poi tra il 2012 ed il 2018 vivevano nello stesso palazzo a Campobello.

Il cambio turno e le tracce lasciate dai telefonini

Per arrivare a Leone i carabinieri del Ros hanno lavorato sulla documentazione sanitaria di Messina Denaro, ma anche sui telefonini (il boss ne aveva tre a disposizione) e le varie celle agganciate. Dopo la scoperta della malattia, il capomafia, il 6 novembre 2020, era stato visitato da un chirurgo dell'ospedale di Mazara, dove poi il 9 era stato ricoverato per un delicato intervento con "rischio di morte". Il 10 avrebbe fatto la Tac. E con molta urgenza: l'esame, infatti, sarebbe stato prima fissato per il 20, poi anticipato al 17 e infine eseguito il 10. Quel giorno - così si legge nell'ordinanza emessa dal gip Alfredo Montalto - Cosimo Leone avrebbe dovuto fare il turno di pomeriggio e, invece, avrebbe fatto richiesta per lavorare la mattina. Alle 11.01 Messina Denaro aveva fatto l'esame. Era stato poi dimesso dall'ospedale il 18.

Ma durante la permanenza in ospedale avrebbe avuto appunto tre telefoni: uno intestato a un'anziana morta nel 2017, che aveva anche il giorno della cattura, il 16 gennaio 2023, e con la quale aveva avuto anche contatti (33) con una donna con cui aveva una relazione, mentre le altre due utenze sarebbero state invece intestate al cugino del geometra Andrea Bonafede, che si sarebbe occupato di ritirare ricette dal medico Alfonso Tumbarello, ma anche di accompagnarlo nelle varie strutture sanitarie. Compresa quella di Mazara dove il boss era stato operato una prima volta.

La nuova sim consegnata in ospedale in piena pandemia

Proprio questi due numeri sarebbero stati consegnati al mafioso durante la degenza in ospedale: uno l'avrebbe usato dal 9 al 14 novembre e solo per parlare con Bonafede, mentre l'altro sarebbe stato attivato il 14. Per arrivare a Messina Denaro dentro la struttura sanitaria, in piena pandemia e con restrizioni pesantissime proprio negli ospedali, l'unico modo per fargli avere la sim - secondo gli inquirenti - sarebbe stato sfruttare la complicità di Leone, che in quell'ospedale lavorava. Tra l'altro, sottolinea la Procura, proprio in quella fase sarebbero stati "frenetici" i contatti tra il tecnico radiologo e Bonafede: non si sa cosa si sarebbero detti, ma per l'accusa Leone avrebbe fornito informazioni all'esterno sullo stato di salute del latitante.

I "contatti frenetici" minuto per minuto

Tutti i movimenti sono stati ricostruiti seguendo le celle agganciate dalle varie utenze. Il 10 novembre 2020, giorno della Tac, Bonafede avrebbe cercato di chiamare il boss e poi avrebbe contattato Leone con cui avrebbe parlato per 26 secondi. Alle 13.37 sarebbe stato poi l'indagato a chiamare Bonafede, parlandoci per 2 minuti e 24 secondi. E poi una nuova telefonata, di 2 minuti e 16 secondi, sarebbe avvenuta alle 15.48. Immediatamente dopo questa conversazione sarebbe stato Messina Denaro a chiamare Bonafede. Diversi contatti si sarebbero avuti poi tra i due, fino alle 19.05, quando avrebbero chiacchierato per oltre 10 minuti. Quanto alla terza sim, giunta al boss il 14 novembre 2020, secondo la ricostruzione della Procura, sarebbe stata attivata alle 9.56 di quel giorno sempre da Bonafede, che poi si era spostato da Campobello a Mazara verso l'ospedale di Mazara. Alle 13.48 avrebbe consegnato la scheda a Leone e dopo 15 minuti sarebbe stato Messina Denaro a chiamare con questo nuovo numero Bonafede.

Le sim che si "muovono" insieme e il cd della Tac

Sempre attraverso l'analisi dei tabulati, i carabinieri hanno scoperto che il 18 novembre 2020, giorno delle dimissioni del boss, alle 12, le sue utenze e quelle di Bonafede si sarebbero spostate insieme. Ancora attraverso i telefoni che "camminano" all'unisono, emerge che il 23 Bonafede avrebbe accompagnato il latitante nuovamente all'ospedale di Mazara per il controllo postoperatorio e il ritiro del referto istologico; il primo dicembre all'ospedale di Trapani, il 2 alla consulenza oncologica, fissata poi per il 9 al Sant'Antonio Abate. È qui che alle 9 il dottore Filippo Zerilli - che ha già respinto tutte le accuse in passato - avrebbe fatto la visita a Messina Denaro e avrebbe chiesto il cd della Tac. In quello stesso frangente - lo direbbero sempre i telefonini - Bonafede avrebbe conttatato il cugino omonimo per recuperare quanto richiesto e questi, a sua volta, avrebbe chiamato il medico di base Tumbarello. Bonafede poi avrebbe chiamato anche Leone sempre per recuperare la Tac. Il cd dell'esame sarà poi ritrovato nell'ultimo covo di Messina Denaro.

I pm: "Il boss aveva una rete di sostegno infiltrata ovunque"

A dicembre del 2020 ci sarebbero stati "frenetici" contatti tra il geometra Bonafede e il tecnico radiologo. In quel periodo, il 10 per l'esattezza, il boss a nome proprio di Bonafede che gli prestava l'identità, aveva ottenuto l'esenzione in quanto malato oncologico dal distretto di Castelvetrano dell'Asp di Trapani, dove l'utenza di Bonafede agganciava delle celle. Il 15 dicembre ci sarebbe stata una nuova visita da Zerilli, che dopo aver visto la Tac, avrebbe prescritto altri esami. E la Tac sarebbe stata consegnata proprio da Leone che, secondo l'accusa, si sarebbe occupato delle esigenze sanitarie di altre persone coinvolte in inchieste di mafia. 

Una rete di contatti, quindi, quella di Messina Denaro veramente utile per ogni evenienza e in ogni luogo. I pm sottolineano come la malattia ha "inalzato a dismisura per il latitante il rischio di essere catturato, perché costretto a ricorrere a strutture pubbliche ed avere quindi contatti non tutti prevedibili o comunque la maggior parte dei quali da lui non predeterminati. Desta davvero stupore - - scrivono - il fatto che tale rivoluzione nella sua vita sia stata messa a punto nell'arco di pochi giorni, segno evidente non solo di una conclamata intelligenza strategica del capomafia, ma soprattutto del fatto che potesse contare su una rete di sostegno particolarmente estesa, fidata e già collaudata, con diramazioni anche nelle strutture pubbliche sanitarie".

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