Riecco la Champions: tra intrighi e ambizioni, è come il Trono di Spade - la Repubblica

Sport

Riecco la Champions: tra intrighi e ambizioni, è come il Trono di Spade

Kylian Mbappé
Kylian Mbappé (afp)

Psg e City le uniche a sperare nel triplete. Mbappé e Haaland discussi ma decisivi. Guardiola, Xavi, Luis Enrique e Arteta: di scuola Barcellona quattro tecnici su otto

3 minuti di lettura

I quarti di finale di Champions League — andata e ritorno sono in programma le prossime due settimane — contengono storie che a intrecciarle tutte hai materiale per una serie tv vecchio formato, 24 puntate da un’ora. La più gustosa riguarda Xavi che il 27 gennaio, poco più di due mesi fa, annunciò le dimissioni (postdatate) dal Barcellona dopo un’umiliante sconfitta casalinga col Villarreal. In un clima reso pesante anche dalla postura del presidente Laporta, capace di dire che se il tecnico non si fosse chiamato Xavi sarebbe stato già esonerato, il regista del mitologico Barça di Guardiola promise piccato di togliere il disturbo a fine stagione, stracciando pure un anno di contratto.

Una mossa d’orgoglio per non farsi cacciare prima, ma forse in qualche raffinatissimo modo studiata visto che da allora il Barcellona ha raccolto sette vittorie e due pareggi in Liga — dove è tornato secondo a -8 dal Real — e ha passato il turno europeo col Napoli. Una volta tolto l’esonero dal tavolo, tecnico e squadra hanno ritrovato la leggerezza necessaria per dare il meglio, da Lewandowski che è tornato una sentenza a Yamal che non smette di far brillare gli occhi. Il sorteggio ha fatto il resto, perché l’accoppiamento col Psg nei quarti e quello eventuale con Atletico o Dortmund in semifinale (entrambi i ritorni in casa) sono stati doni del cielo, considerato che le prime quattro favorite battaglieranno fra loro nell’altro lato del tabellone.

Xavi e lo strappo con Laporta

Abile ad annusare il vento come sempre, Laporta ha iniziato da un po’ la retromarcia, «il nostro compito ora è convincere Xavi a rimanere» e altre dichiarazioni al miele, che per ora non hanno intaccato il muro eretto dal tecnico attorno alla sua scelta. Ma cosa succederà se il Barça andrà in semifinale? E magari in finale? A questi livelli la strada non è mai spianata, ma poteva essere molto più insidiosa. I grandi rivali del Barcellona nei quarti sono due: l’ultimo tecnico col quale ha vinto la Champions, Luis Enrique, e il prossimo centravanti del Real, Kylian Mbappé (roba da sceneggiatori del Trono di Spade).

Mbappé e i contrasti con Luis Enrique

Non è che i due, testa e braccio del Psg, vadano chissà quanto d’accordo: da quando la sua star ha annunciato che non resterà a Parigi, Luis Enrique lo sbatte spesso in panchina — all’inizio o a gara in corso — seguendo il discutibile filo logico del «dobbiamo abituarci a fare a meno di lui». Tanto al primo sentore di bruciato Kylian viene inserito in fretta e furia, e quando il match resta aperto come mercoledì col Rennes in coppa di Francia di toglierlo non se ne parla, e se poi quelli pareggiano all’ultimo minuto chi toglie le castagne dal fuoco nei supplementari? Mbappé l’altra sera ha sbagliato un rigore, l’arietta frizzante gli ha portato i primi fischi — figli anche del suo atteggiamento scocciato dopo la sostituzione di domenica — e allora lui ha scaldato la platea con il gol della vittoria (39° in 39 partite) e due grandi rincorse difensive, di quelle che appagano il tifoso perché mostrano attaccamento.

In due con il sogno del Triplete

Il Psg è l’unico a condividere col Manchester City la possibilità di triplete: lo scudetto è solo questione di tempo (12 punti sul Brest), si è qualificato alla finale di coppa con il Lione ed è nei quarti di Champions. Il City non ha ancora un obiettivo blindato, perché in Premier è una lotta all’arma bianca con Liverpool e Arsenal, in coppa giocherà la semifinale col Chelsea e in Champions è atteso dalla madre di tutti gli scontri diretti, avendo pescato il Real Madrid. Serpeggia attorno al City un’aria da “non è più la stessa squadra” difficile da spiegare, visto che Guardiola è arrivato appunto ad aprile nelle stesse condizioni dell’anno scorso, quando poi fece il pieno.

Le motivazioni del City

Rimotivare una squadra che ha vinto tutto è sempre il compito più difficile, e Pep ci è riuscito: eppure qualche scricchiolio si avverte, come si evince dai due titanici (sulla carta) match di Premier contro le rivali. Il 10 marzo il City è sopravvissuto a stento in casa del Liverpool; il 31 ha ospitato l’Arsenal e per la prima volta dopo una striscia di 47 gare interne non ha segnato. È finita 0-0. Allora qualcuno è andato a ripassare il ruolino stagionale scoprendo che delle famose Big Six il City ha pareggiato due volte contro Liverpool e Chelsea, con l’Arsenal ha perso e pareggiato, col Tottenham ha fatto pari e l’unico col quale ha recitato due volte da gradasso è stato il povero Manchester United.

Le critiche ad Haaland

Siccome Haaland, malgrado i 24 gol fra campionato e Champions, è stato pesantemente criticato da Roy Keane, icona dello United e autore della famosa entrata assassina sul padre di Erling, Alf-Inge, Guardiola è intervenuto con decisione nella conferenza stampa di martedì, e sono volate scintille. È comunque un City inquieto quello che si appresta alla doppia ordalia col Real: si sa che Pep resterà ancora un anno e poi saluterà, e due tecnici italiani, De Zerbi che tiene a galla il Brighton perseguitato dagli infortuni e Maresca che sta riportando il Leicester in Premier, sono tra i candidati alla seconda successione più importante del decennio.

La successione al re

La prima è stata spostata da Carlo Ancelotti al 2026, data di scadenza del suo contratto col Real Madrid: sarà lui quindi a varare il trio Bellingham-Vinicius-Mbappé, la nuova frontiera dello spettacolo calcistico. Se vi stavate chiedendo perché Xabi Alonso, the next big thing in panchina nell’opinione comune, ha deciso di restare a Leverkusen, questa potrebbe essere una risposta. Quattro tecnici iscritti ai quarti di Champions su otto hanno una derivazione barcellonista: Guardiola, Xavi, Luis Enrique e Mikel Arteta, l’ambizioso pilota dell’Arsenal che sta aspettando il Bayern. Nelle ultime dieci stagioni, il Bayern ha centrato i quarti nove volte, il Real e il City otto, l’Arsenal è al primo giro. Coraggio. Condivide con l’Atletico di Simeone l’assenza della Champions nel palmares, ed è una finale potenziale pure questa. Doloroso immaginare il calcio stellare, drammatico, esaltante, ansiogeno e liberatorio dei prossimi due mesi, e sapere che non parlerà mai italiano.

I commenti dei lettori