Gli uccelli del Cielo

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Campo di gigli - studio Tiffany, c. 1910

Gli uccelli del Cielo (detto anche I fiori nel campo, I gigli nel campo o Le preoccupazioni) è un discorso tenuto da Gesù e riportato nel vangelo di Matteo e nel vangelo di Luca. Il discorso riporta diversi riferimenti al mondo naturale: sono menzionati il corvo (in Luca), i gigli e le falene.

Il discorso[modifica | modifica wikitesto]

Da Mt 6,25–33 (CEI):

«Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.»

"...Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano..."

Da Lc 12,22–34 (CEI):

«Poi disse ai suoi discepoli: «Perciò vi dico: Non siate in ansia per la vostra vita di che mangerete, né per il vostro corpo di che vi vestirete. La vita vale più del nutrimento e il corpo più del vestito. Osservate i corvi, essi non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre; ebbene, voi valete molto più degli uccelli. E chi di voi può con la sua ansietà aggiungere alla sua statura un sol cubito? Se dunque non potete far neppure ciò che è minimo, perché siete in ansia per il resto? Osservate come crescono i gigli: essi non lavorano e non filano; eppure io vi dico che Salomone stesso, in tutta la sua gloria, non fu vestito come uno di loro. Ora se Dio riveste così l'erba che oggi è nel campo e domani è gettata nel forno, quanto maggiormente rivestirà voi, o gente di poca fede? Inoltre non cercate che cosa mangerete o che cosa berrete, e non ne state in ansia, perché le genti del mondo cercano tutte queste cose, ma il Padre vostro sa che voi ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte. Non temere, o piccol gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno. Vendete i vostri beni e dateli in elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove il ladro non giunge e la tignola non rode. Poiché dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.»

Commento[modifica | modifica wikitesto]

Sant'Agostino dice che questo discorso deve essere preso non come allegoria ma come vero valore. Il suo significato è chiaro:

...cercate quindi [prima] il regno di Dio, e la sua giustizia; e tutto il resto vi sarà dato poi.[1]

Il filosofo danese Søren Kierkegaard (1813-1855) spesso si riferisce a Mt 6,26 nella sua opera. Per lui gli uccelli dell'aria e i gigli nel campo rappresentano degli elementi di "gioia religiosa", l'apprezzamento che "vi è un oggi". Per lui comprendere la gioia è un modo per capire il domani, non nel senso del non riuscire a provvedere, ma nel prestare attenzione all'oggi sapendo di avere un domani.[2]

Chi è occupato dalle preoccupazioni del mondo sempre cerca di portare l'umanità ad essere di mentalità ristretta, lontana dalla calma dei pensieri semplici. ... L'invito dei gigli non sia benvenuto ai più... Come l'ingenuità e l'apprensione aumentano, sempre di più in ogni generazione che si rende schiava del lavoro per l'intera sua vita. Al contrario, come un minatore che non vede mai la luce del giorno, questo popolo infelice non vedrà mai la luce: questi solleciti, questi semplici pensieri, questi primi pensieri su quanto glorioso sia il genere umano.[3]

M. Conrad Myers vede un riferimento a Salomone "e a tutta la sua gloria" e un'eco sottintesa a Ecclesiaste 2,11 "Poi considerai tutte le opere che le mie mani avevano fatte, e la fatica che avevo durata a farle, ed ecco che tutto era vanità e un correr dietro al vento, e che non se ne trae alcun profitto sotto il sole."[4]

Mentre sono stati fatti vari tentativi per identificare lo specifico tipo di fiori indicati nel passo evangelico,[5] G.E. Post ha suggerito che la parola "gigli" in realtà includa un vasto assortimento di fiori spontanei.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]