'Mary e il fiore della strega', l'allievo di Miyazaki: "Nella tradizione con originalità" - la Repubblica

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'Mary e il fiore della strega', l'allievo di Miyazaki: "Nella tradizione con originalità"

Il più giovane regista dello studio Ghibli, Hiromasa Yonebayashi, 44 anni, ha creato insieme ad altri colleghi un suo studio. Questo è il loro primo film, disegnato a mano, che racconta di una ragazzina, una scopa da strega e una scuola di magia. E che ricorda tante eroine dell'animazione giapponese, da Anna dai capelli rossi a Kiki

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Ha la scopa e il gatto nero di Kiki, i capelli "pel di carota" di Anna dai capelli rossi, ha dovuto traslocare da poco come le sorelle Satsuki e Mei di Il mio vicino Totoro, e come Marnie dovrà confrontarsi con qualcosa accaduto nel passato di una donna della sua famiglia. Mary e il fiore della strega è il primo film del regista Hiromasa Yonebayashi dopo aver lasciato lo studio Ghibli, ma è creato in quella tradizione che ha fatto conoscere in tutto il mondo i suoi maestri, il rimpianto Isao Takahata e l'irriducibile Hayao Miyazaki. Sarà nelle sale italiane il 14 giugno, distribuito da Lucky Red che da anni si fa promotore delle anime giapponesi, il terzo film del più giovane autore dello studio che aveva debuttato all'età di 36 anni con Arietty, il maggiore incasso del cinema giapponese di quell'anno, il 2010, seguito poi da Quando c'era Marnie nel 2014, candidato agli Oscar.

"Dopo la chiusura del reparto di produzione dello studio Ghibli, me ne sono andato da lì con alcuni colleghi. È stato un momento di grande tristezza per chi come me aveva amato lo Studio Ghibli, e anche di delusione, perché dopo aver finito Quando c'era Marnie, avevo un solo pensiero in mente: fino a quando ne avrò la possibilità, voglio fare film d'animazione". Per questo il regista, insieme ad altri colleghi provenienti dallo studio, hanno fondato la casa di produzione Ponoc che è una parola croata per dire "mezzanotte", ovvero l'inizio di un nuovo giorno a 100 anni esatti, nel 2017, dalla nascita dell'animazione giapponese. Il primo film prodotto da Studio Ponoc è la storia di una ragazzina, Mary, alle prese con un mondo magico che non padroneggia. Trasferita prima dei suoi genitori nella casa della prozia, Mary si annoia, girovagando per il giardino e la foresta troverà un fiore magico, che fiorisce una volta soltanto ogni sette anni, e una scopa volante che la condurrà al College Endor, una scuola per aspiranti streghe e maghi.

'Mary e il fiore della strega' arriva il film dell'allievo di Miyazaki


Il regista Hiromasa Yonebayahi dopo aver risposto alle nostre domande ha voluto inviare un personale messaggio ai fan italiani: "Ero a Roma quando è stato proiettato Arietty in occasione del Festival Internazionale del cinema di Roma. Mi ricordo bene l’accoglienza calorosa che ho ricevuto. Anche questa volta quindi sono molto contento che il mio film uscirà anche nelle sale italiane. Mary e il fiore della Strega è un film che può essere apprezzato sia da grandi che piccini, e anche dagli anziani. È un film che vorrei fosse visto da tutta la famiglia".

Questo film è stata la prima esperienza fuori dall'ambiente magico e in qualche modo protetto dello studio Ghibli. Quale era la sua più grande paura e quale è stata la sua maggiore soddisfazione?
"La più grande paura l'ho avuta prima di iniziare il lavoro. Chi sarebbe mai venuto a lavorare per noi, Studio Ponoc, un'azienda di cui nessuno aveva sentito mai parlare? Lavorare fuori dall'ambiente di Ghibli è stato senz'altro difficile. Là c'era un gruppo di artisti straordinario, unito sotto la guida dei maestri Miyazaki e Takahata. Trovarsi in un ambiente nuovo, mettere insieme una squadra è stata una grande sfida, soprattutto tenendo presente che quando lo Studio Ghibli si è sciolto, tutti quanti sono andati per conto loro con i propri progetti.Tutti si aspettavano da noi una qualità degna dello studio, e grazie al preziosissimo aiuto di colleghi che erano con me ai tempi di Ghibli, siamo riusciti nel nostro compito. Tuttavia, credo che un film come Mary e il fiore della strega non sarebbe stato possibile in un ambiente come quello. Mi dicevano che il mercato era già saturo di fantasy, che quell'epoca ormai era finita. La maggiore soddisfazione è stata il fatto di essere riuscito a realizzare animazione disegnata a mano, in un'epoca dove il fantasy viene creato praticamente solo con la Cgi, è stata una grande vittoria".


'Mary e il fiore della strega' è tratto dai racconti di Mary Stewart degli anni Settanta, eppure la sua storia è estremamente contemporanea, soprattutto nell'aspetto in cui la magia (o potremmo dire la scienza) tenta di manipolare la natura senza pensare alle conseguenze. Quanto questo messaggio "politico" era importante per lei?
"L'opera originale tratta sia della magia che della tecnologia, ed effettivamente mi sono chiesto che significato avrebbe avuto trasportare questo storia nel mondo moderno. L'autore di romanzi di fantascienza Arthur C. Clarke (suo 2001: Odissea nello spazio, ndr) diceva che qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia, e certamente pensando a tecnologie odierne come l'intelligenza artificiale e la manipolazione genetica, non suona così strano chiamarle 'magia'. Che la tecnologia sia un bene o un male però è tutta un’altra storia, e penso dipenda da chi, e in che modo se ne faccia uso. In Giappone l’energia nucleare ha causato danni irreparabili. Quello che io volevo raccontare, era il confronto tra gli adulti, incapaci di migliorare perché troppo dipendenti dalla magia; e i bambini, come Mary e il suo amico Peter, che con leggerezza cercano di cambiare".

Come nei suoi precedenti lavori, la protagonista è una ragazzina. Una coincidenza oppure c'è un interesse suo personale in questa particolare età (a metà tra bambina e donna) con le sue sfide e le sue difficoltà?
"È una coincidenza. Adesso sto lavorando a un cortometraggio in cui i protagonisti sono due ragazzini. Quello che voglio è poter raccontare la bellezza della crescita, da bambino ad adulto, insieme alle sfide che ciò porta. Questo corto fa parte di un progetto a sei mani che uscirà nelle sale giapponesi quest’estate, dal titolo Modest Heroes. Il regista Momose racconterà di un bambino allergico alle uova. Yamashita racconterà di un bambino invisibile. Io invece ho scelto l'avventura di due granchi in forma di bambini. Le nostre storie racconteranno di piccoli eroi, che nonostante le loro debolezze affrontano con grande coraggio i propri problemi. Penso che si riveleranno delle storie molto interessanti. Sarà il mio primo cortometraggio, della durata di 10-15 minuti. Per la prima volta farò un uso estensivo della Cgi. Siamo parecchio in ritardo, speriamo di fare in tempo per l’uscita nelle sale".

Lei ha 44 anni e ha già realizzato tre lungometraggi d'animazione. È stato il regista più giovane dello studio Ghibli. Come la nuova scuola di animazione può convivere e rinnovare la scuola dei maestri come Miyazaki e Takahata?
"Suppongo lo stile dipenda dall'età dell'autore. Ed è ovvio che fattori esterni come la società che cambia, i problemi contemporanei abbiano un ruolo nel cambiare lo stile di un autore. E poi cambiano anche gli spettatori, con persone di tutte le età, ed è quindi giusto che ci siano varie proposte da registi di età diverse".

Qual è la più grande lezione che ha imparato dal maestro Takahata, che ci ha lasciato pochi mesi fa?
"Sfortunatamente non ho mai avuto modo di lavorare insieme al maestro Takahata, indirettamente ho lavorato al lungometraggio I miei vicini Yamada. Tuttavia, gli ideali del maestro Takahata permeavano lo studio Ghibli, e in questo senso egli ha avuto una grande influenza su di me e la mia crescita. Proprio perché sono i bambini a guardare le nostre opere, la ricerca e la preparazione deve essere fatta con la massima cura. Questo è per noi un concetto fondamentale. Anche quando abbiamo creato Mary, nonostante fossimo un'azienda senza molte disponibilità finanziarie, siamo andati di persona a visitare le location. In questo modo, abbiamo potuto catturare le sensazioni di ciò che osservavamo, e le abbiamo portate sullo schermo. Un'altra lezione è quella di non chiudersi dentro l'opera, ma lasciare che gli spettatori raccolgano ciascuno un suo pezzo, un suo tema, e se lo portino via con sé. Non posso dire di avere ancora la padronanza degli insegnamenti del maestro Takahata, sto ancora imparando".

Un aspetto molto interessante del film è il fatto che Mary in realtà non sia una strega e non possieda direttamente la magia. Questo è un messaggio ai bambini di oggi che talvolta vorrebbero che tutto si risolvesse appunto "per magia"?
"Nel mondo di oggi, così pieno di informazioni, penso che il fatto che le idee di un individuo vengano manipolate sia il grande problema. Ciò che conta è avere le proprie idee, senza che queste vengano influenzate da forze invisibili come i giudizi e le critiche altrui. Mary è un personaggio che sbaglia e fallisce, ma non si scoraggia mai e si rialza ogni volta. È una forza che non si incontra facilmente. Vorrei che gli spettatori la vedessero e pensassero di fare come lei, di lottare e andare avanti. Per quanto possibile, vorrei che i bambini pensassero con la loro testa e andassero avanti, proprio come Mary".

Oggi il cinema mondiale vive una grande sfida. La sala cinematografica fa fatica, almeno in Europa, a sopravvivere all'invasione di tanti schermi più piccoli (dalla tv agli smartphone). Quale è secondo lei la strada per continuare a far apprezzare la bellezza della visione collettiva su grande schermo?
"I registi non possono far altro che continuare a produrre contenuti interessanti. Vedo il cinema come uno spazio in cui le famiglie, gli amici possano trascorrere del tempo insieme. Nel film utilizzo un particolare strumento musicale chiamato dulcimer, che ha un suono meraviglioso. Mi piacerebbe molto se lo sentiste in un ambiente come quello della sala cinematografica. Se vedeste il film su uno schermo piccolo perdereste il senso dell'atmosfera, avreste solo informazioni".

Dopo la decisione di Hayao Miyazaki di ritirarsi, il maestro è tornato sui suoi passi e ha deciso di realizzare un nuovo progetto. Cosa ne pensa?
"Il maestro Miyazaki dichiara spesso l'intenzione di ritirarsi, ma ogni volta continua, nonostante dica di fare sul serio. Realizzare un lungometraggio è un'impresa che richiede una forza straordinaria, lo è anche per me ogni volta. Il fatto che lui abbia ancora questa risolutezza ha dell'incredibile, provo un grandissimo rispetto per lui. Ogni tanto mi capita di passare presso Studio Ghibli, e vedendo il maestro Miyazaki al lavoro sono convinto che abbia intenzioni serie di continuare, il che mi rende molto felice. Ogni tanto mi coinvolge anche nei suoi meeting".