Addio a Queen Hilary Mantel, autrice della saga inglese sui Tudor - la Repubblica

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Addio a Queen Hilary Mantel, autrice della saga inglese sui Tudor

La scrittrice inglese Hilary Mantel (1952-2022) nella sua casa di Budleigh Salterton
La scrittrice inglese Hilary Mantel (1952-2022) nella sua casa di Budleigh Salterton 
La grande scrittrice britannica è morta a settant’anni. Bestseller e due volte Booker per il suo immenso ciclo su Cromwell. Con i suoi romanzi ha raccontato splendori, tradimenti ed esecuzioni alla corte del re Enrico VIII
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LONDRA
"Vedeva cose impossibili per noi umani", dice Bill Hamilton, suo agente dal 1984, quando ricevette un manoscritto pluri-rifiutato a firma di una laureata in giurisprudenza e poi impiegata in un ospizio. Già, perché Hilary Mantel, improvvisamente morta ieri a 70 anni circondata dalla famiglia e gli amici più stretti, ha sempre vissuto con "i fantasmi di una vita". Come il titolo della recente biografia uscita per Fazi, in cui una delle più grandi scrittrici inglesi contemporanee, se non la più grande in assoluto, ha tessuto un'infanzia turbolenta, le sofferenze che hanno segnato la sua esistenza, e quelle presenze che l'hanno seguita ovunque.

Mantel sosteneva di aver visto il demonio due volte. La prima a sette anni, "piccolo, alto un piede, non mi fa muovere, muoio di nausea. Lo imploro di stare lontano". La seconda molti anni dopo, mentre era ricoverata in ospedale per una delle sue tante e maledette patologie: "Litighiamo, è pieno di mosche che pungono, mi sveglio aggrappata alla mia pelle". In generale, secondo la scrittrice due volte premio Booker come solo Coetzee, Atwood e Carey, le visioni arrivavano anche per l'onirica religione cattolica ereditata dai genitori irlandesi. Una famiglia che ha solcato il suo destino. La nascita nel villaggio inglese di Glossop, il padre Henry Thompson che divorzia e scompare, il padre adottivo Jack morto nel 1995 dal quale però assume il cognome della sua leggenda.

Giving Up the Ghost, titolo originale de I fantasmi di una vita, "è un fallimento, condizione che condividiamo tutti", raccontava Mantel a Repubblica un anno fa, nella sua ultima intervista italiana. "Il titolo sta per "morire", ma nel mio libro significa anche imparare a vivere: e cioè liberarsi da rimorsi, ricordi e fantasmi (ghost), che per molto tempo mi hanno indebolita. Solo successivamente mi sono resa conto che stavo scrivendo la mia storia. Ho avuto coraggio. L'endometriosi non è qualcosa che puoi spiegare in una sola frase: mi ha devastato la vita".

Ecco, l'endometriosi, patologia delle cellule dell'utero che non le viene diagnosticata per tempo da giovane. E che per questo, a causa delle pesantissime cure, la condanna a non poter avere figli. "A 27 anni, i disastri fisici mi hanno tolto ogni possibilità di scelta. Ero ancora combattuta su un'eventuale maternità. Ma volevo essere io ad avere l'ultima parola". Fino alla finale malattia di tante, spesso croniche, che ce l'ha portata via, troppo presto. "Abbiamo perso un genio", commenta un'altra grande della letteratura britannica e mondiale, J.K. Rowling, che Mantel aveva coraggiosamente difeso dagli attacchi di alcuni attivisti trans radicali: "È vergognoso e ingiustificabile. Anche io ci tengo molto a essere una donna. Non voglio che la femminilità mi venga sottratta".

Poi, certo, anche le gioie. Il successo della regina della letteratura inglese, sposatasi due volte con lo stesso marito, il geologo Gerald McEwan, con cui ha vissuto anche in Botswana e Dubai. I capolavori come il romanzo storico Wolf Hall, parte della Trilogia di Cromwell (5 milioni di copie vendute nel mondo) nonché premio Booker, come per il seguito Anna Bolena. La sera che riceve il riconoscimento a Londra per Wolf Hall, che la catapulta nel gotha della letteratura, promette di spendere il tesoretto di 50 mila sterline in "sesso, droga e rock'n'roll". Perché il suo romanzo storico non è mai noiosa rivisitazione, a parte forse la prima delle sue quindici opere inizialmente disprezzata, La storia segreta della rivoluzione francese. Ma, come diceva Mantel, per lei era più una "chick-lit in abito lungo: è questo il mio ideale di fedeltà alla storia". In questi giorni Mantel stava scrivendo un nuovo romanzo. Non è ancora chiaro se sia riuscito a completarlo.

Mantel, autrice anche del controverso L'assassinio di Margaret Thatcher, non sopportava più la "falsa superiorità" dell'Inghilterra, i brexiter e i governi conservatori. La nostra intervista scatenò l'anno scorso polemiche in patria, tanto che qualche opinionista chiese che le venisse strappata l'onorificenza di Dama.

"Spero di diventare presto una cittadina irlandese", aveva confessato, "amo il posto dove vivo ora", ossia Budleigh Salterton, sulle scogliere inglesi del Devon. "Ma sento il bisogno di fare le valigie il prima possibile. E diventare di nuovo europea". Ora la sua ultima fuga, lontana da noi ciechi mortali, di nuovo tra i suoi fantasmi: "La penna è nelle nostre mani", potrebbe essere il suo epitaffio, "sta a noi scrivere il lieto fine".