Good bye, Lenin! è una commedia del 2003 diretta da Wolfgang Becker.
Berlino Est, estate 1978. I fratellini Alex e Ariane Kerner vivono con la loro mamma Christiane (Katrin Sass) dopo che il padre è scappato all’Ovest con un’altra donna.
Un giorno, dopo essere stata interrogata dalla Stasi a proposito della fuga del marito, Christiane cade in depressione e smette improvvisamente di parlare. Viene ricoverata in un ospedale psichiatrico e i bambini affidati a un’altra famiglia.
Otto settimane dopo Christiane si riprende e torna a casa con i suoi figli. Da sempre estranea alla politica, la donna diventa una fervida sostenitrice della Repubblica Democratica Tedesca, dedicandosi all’insegnamento dei valori dello stato socialista nella scuola elementare.
Berlino Est, 7 ottobre 1989. Undici anni dopo, Christiane è tra gli invitati a una cerimonia ufficiale organizzata per festeggiare i 40 anni della Repubblica Democratica Tedesca.
Lo stesso giorno suo figlio Alex (Daniel Brühl) partecipa a una manifestazione antigovernativa, spinto da un profondo malessere verso il regime socialista. Il corteo viene violentemente represso dalla polizia, che comincia a caricare e ad arrestare Alex e tutti gli altri dimostranti.
A quella vista, Christiane viene colpita da un infarto ed entra in coma. Mentre Christiane è in stato d’incoscienza, il mondo assiste alla caduta del muro di Berlino e della Repubblica Democratica Tedesca, con la conseguente unificazione delle due Germanie.
Anche la vita di Alex e Ariane cambia. Alex, che lavorava in una cooperativa di riparatori di apparecchi televisivi, diventa un installatore di parabole satellitari e si fidanza con Laura (Chulpan Khamatova), una bella infermiera russa, conosciuta la sera dei tumulti antigovernativi e ora impiegata nell’ospedale dove è ricoverata Christiane.
Dopo aver avuto una bambina, Ariane (Maria Simon) ha lasciato l’università per lavorare in un fast food. Qui ha conosciuto Rainer, un collega proveniente dalla Germania Ovest, con il quale convive e dal quale aspetta il suo secondo bambino.
Nel giugno del 1990, dopo otto mesi, Christiane si sveglia dal coma. I dottori avvertono la famiglia che la situazione è ancora molto critica. Qualsiasi eccitazione potrebbe causarle un secondo e fatale attacco di cuore.
Alex pensa che non ci sia nulla di più doloroso per sua madre della caduta della Repubblica Democratica Tedesca e del trionfo del capitalismo nella sua amata nazione. E così progetta di portare la mamma nella loro casa e di tenerla isolata nella sua stanza, approfittando del fatto che la donna dovrà restare a riposo al letto per molto tempo. Quindi Alex riporta l’appartamento all’aspetto che aveva prima che Christiane entrasse in coma, procurandosi vecchi giornali, mobili, elettrodomestici e altri cimeli della Germania dell’Est, che nessuno vuole più.
Da questo momento Alex si affannerà a rendere la messinscena sempre più realistica e convincente, grazie alla complicità di parenti e amici, nella speranza che la mamma non scopra mai la verità.
"Una commedia esilarante ma amara - niente lieto fine, la verità conviene nasconderla, o forse fingere di non vederla - per una ferita ancora aperta. Che ha il merito di divertire e far pensare senza indorare la pillola né offendere i sentimenti e i ricordi degli ex-cittadini della Rdt. Con un brio, un garbo, un'intelligenza (la Germania Est era anche il sogno di un mondo migliore) che ne hanno fatto il film più visto della storia tedesca: 5 milioni di spettatori. Solo nostalgia?". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 9 maggio 2003) "Film-fenomeno. Da tempo 'Good bye, Lenin!' di Wolfgang Becker è il primo nella lista degli incassi cinematografici in Germania, con un successo davvero raro per una commedia tedesca: affronta in chiave comica il tema (o il problema) del comunismo morto che non vuol morire, della Germania orientale che non si rassegna a scomparire nonostante siano passati anni dall'unificazione del Paese, della Repubblica Democratica Tedesca che rimane nel cuore, nelle abitudini, nelle nostalgie dei suoi ex cittadini. (...) Lo stile di 'Good bye, Lenin!' non ha nulla di speciale, ma la commedia che mescola divertimento e pathos è brillante, ben scritta; ed esprime tanti ragionamenti, sensi di vuoto, critiche e rimpianti di ex comunisti, tanti desideri inappagati, tanti pensieri di tenace rivolta, da risultare irresistibile". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 10 maggio 2003)"Una commedia paradossale e intelligente. (...) Becker cortocircuita Storia e storie mettendo in scena una parabola a retrogusto amaro". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 maggio 2003) "'Good bye Lenin!' dell'occidentale Wolfgang Becker, è una commedia dalla geniale trovata che rielabora il lutto a sinistra ma lo prende troppo alla larga, inserendo tutta la storia dell'ex marito che appesantisce non poco il finale. Certo, la parte centrale col figlio devoto che organizza la commedia sociale con i vicini, registra appositi tiggì, cerca vecchie marche di cibo, è divertente, ma c'è una vena di amarezza e di tristezza che resiste al gioco degli equivoci. E' bella, quasi poetica, ma un po' buttata via l'idea finale che il socialismo vero sia solo un'utopia, dato che la mamma, dopo aver creduto alla panzana che quelli dell'Ovest abbiano invaso l'Est, muore credendo a una specie di riunificazione, mezzo happy end". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 10 maggio 2003)"Diretto con leggerezza da Wolfgang Becker, 'Good bye, Lenin!' è una stravagante commedia politica basata su una trovata originale. Lo svolgimento non è sempre all'altezza, le gag si ripetono, ma in Germania questa è stata la sorpresa della stagione: un modo allegro per fare qualche conto col passato prossimo". (Claudio Carabba, 'Sette', 22 maggio 2003)"Finti tg, pietose menzogne, esilaranti equivoci. E la prova provata che il marchingegno, posto in mani amorose, avrebbe potuto funzionare. Idea che acchiappa, film da non perdere". (Alessio Guzzano, 'City', 22 maggio 2003)
Good bye, Lenin! ha vinto nel 2004 il Premio César per il miglior film dell'Unione Europea.
Nell’edizione del 2003 degli European Film Awards, Good bye, Lenin! si è aggiudicato il premio per “Miglior film”, “Miglior sceneggiatura” e “Miglior attore protagonista” (Daniel Brühl).
Grazie all'interpretazione di Alex Kerner, nel 2003 Daniel Brühl ha conquistato il “Premio l'angelo azzurro” al Festival internazionale del cinema di Berlino, avviando la sua carriera internazionale.
Attore | Ruolo |
---|---|
Daniel Brühl | Alex |
Katrin Sass | Christiane Kerner |
Chulpan Khamatova | Lara |
Florian Lukas | Denis |
Alexander Beyer | Rainer |
Burghart Klaußner | Robert Kerner |
Maria Simon | Ariane |
Michael Gwisdek | Direttore Klapprath |
Jürgen Holtz | Ganske |
Christine Schorn | Signora Schafer |
Ernst-Georg Schwill | Tassista |
Stefan Walz | Sigmund Jahn |
Ecco tutti i premi e nomination Golden Globe 2004
Ecco tutti i premi e nomination David di Donatello 2004
Ecco tutti i premi e nomination Nastri d'Argento 2004