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Glory Road: la recensione

Glory Road è un ottimo film sulla pallacanestro e sulla realtà del razzismo negli USA durante gli anni ’60.

 

 

Si possono fare film onesti intellettualmente, capaci di mandare un messaggio importante e contestualmente raccontare una storia vera senza romanzare troppo? La risposta è decisamente sì, e Glory Road ne è un esempio fra i migliori. In questa pellicola viene raccontato il campionato del 1966 del Texas Western College, squadra di basket impegnata nella prestigiosa NCAA e all’epoca allenata da Don Haskins; Haskins in quell’anno schiera una squadra composta quasi per metà da neri, sfidando delle leggi non scritte nel mondo sportivo e nella società statunitense di quel periodo.

 

 

Il film è assolutamente appassionante, in grado di coinvolgere lo spettatore nelle vicende sportive della squadra. Si vedono spaccati che chiunque abbia vissuto nello sport può immediatamete riconoscere; dalla fatica degli allenamenti alla tensione delle partite, passando per i retroscena insiti nello spogliatoio e negli uffici della dirigenza, Glory Road tratteggia in modo eccellente il mondo dello sport universitario di quegli anni.

Il perno centrale del film è quello del razzismo imperante negli anni ’60 negli Stati Uniti; ed in effetti la vicenda, raccontata in modo sostanzialmente senza abbellimenti di sceneggiatura, si presta perfettamente come manifesto alla parità di dignità e dei diritti degli uomini. La vera forza di Glory Road è però di farlo senza aver bisogno di sventolare bandiere ideologiche, semplicemente narrando i fatti in modo diretto e senza ricamarci sopra.

 

 

Forse è per questo che la pellicola, uscita nel 2006, è rimasta in secondo piano; molti critici l’hanno definita un’opera incapace di osare, ma la realtà è che i contrasti sociali non si risolvono con la dittatura del pensiero e con le condanne a prescindere, ma mostrando le vie più virtuose e consentendo il ragionamento critico dello spettatore. Ed in questo Glory Road è eccellente.

Il comparto attoriale, pur ottimamente funzionante, non presenta nomi di grande richiamo. Il protagonista è interpretato da Josh Lucas, che ha ricoperto solo parti marginali in film non sempre di alto livello (i più famosi sono Alive – Sopravvissuti e A Beautiful Mind). Accanto a lui troviamo solo attori di secondo piano con l’esclusione del mostro sacro John Voight (Un Uomo Da Marciapiede, Il Campione, A 30 Secondi Dalla Fine, Mission: Impossible, The Rainmaker – L’Uomo Della Pioggia, Varsity Blues, Pearl Harbour, The Manchurian Candidate, Transformers).
Dietro la macchina da presa, altro sconosciuto: James Gartner, che dirige molto bene Glory Road, non lascia altre tracce di sé nel mondo della cinematografia.

 

 

Glory Road è un film che non fa sconti e non usa giri di parole, pur senza sfociare nemmeno lontanamente nel becero, nel fazioso o semplicemente nel melenso; la pellicola è incredibilmente solida e merita di essere vista, anche solo per il racconto di una storia sportiva fra le più epiche della pallacanestro americana.

 

Glory Road, 2006
Voto: 8
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