Glass Onion - Knives Out - Recensione

Ma alla fine, il tricheco era Paul?

Glass Onion - Knives Out - La recensione

LA RECENSIONE IN BREVE

  • Rian Johnson riesce a rinnovare la formula del film precedente, consegnando un’esperienza diversa e riconoscibile al medesimo tempo.
  • In termini di messa in scena, Glass Onion ha coraggio da vendere e chissenefrega delle piccole sbavature.
  • Dopo i recenti casini di Twitter, il personaggio interpretato da Edward Norton è il proverbiale cacio sui maccheroni.

Glass Onion, oltre a essere il titolo dell’ultimo film Rian Johnson e il nome della struttura che ne ospita gli eventi principali, è anche una delle canzoni più autoreferenziali dei The Beatles, se non la più autoreferenziale (ma qui tocca lanciarsi in supposizioni, dato che la mia memoria è andata a quel paese da tempo). Ad ogni modo, attraverso il suddetto brano Lennon desiderava lanciare una provocazione a tutti quei fan che, esattamente come il sottoscritto, tendono a complicarsi la vita passando al setaccio i testi sperando di incrociare chissà quale cabala, non troppo diversamente dai tizi invasati de Il pendolo di Foucault.


Non a caso, il culmine dello scherzo coincide con l’indicazione: “Well here's another clue for you all, the walrus was Paul”, in riferimento alle voci secondo cui McCartney, morto in un incidente d’auto, sarebbe stato sostituito da un sosia per ragioni di mercato, col tricheco simbolo del trapasso eccetera eccetera.

In realtà la verità, come spesso capita, sta nel mezzo: senz’altro molte trovate poetiche escogitate dai ragazzi di Liverpool erano figlie del momento e non di chissà quali dietrologie. Di contro, spesso le coincidenze (artisticamente parlando) nascono dall’inconscio degli autori e chi bazzica la critica può trovare stimolante andare a cercare i perché e i percome; tipo capire per quale ragione un Lynch, metti, abbia scelto di ambientare quella scena in un diner anni ‘50 anziché lungo un campo di fragole.

Anche stavolta Benoit Blanc è alle prese con un caso delicato.

Ma sto divagando, tanto per cambiare, e se avessi un centesimo per ogni volta che ho adoperato questa giustificazione, probabilmente sarei ricco. Il punto del discorso, congetture estetiche e psicologiche a parte, è che spesso la verità coincide con le sue manifestazioni più banali e ovvie e ciò probabilmente rappresenta anche la chiave migliore per approcciare Glass Onion - Knives Out, da qui in avanti soltanto Glass Onion, seguito di Cena con delitto spuntato all’asta da Netflix, che lo distribuirà sulla sua piattaforma già a partire dal 23 dicembre, dopo un rapidissimo passaggio in sala.

Disgregatori di lusso

Regista, produttore e cast tecnico restano i medesimi del film uscito nel 2019, così come l’approccio stile giallo di Agatha Christie mescolato con lo “star power” di certe produzioni anni Settanta tipo Assassinio sul Nilo, di John Guillermin; lo stesso approccio, per intenderci, recentemente rilanciato da Kenneth Branagh col suo baffutissimo Poirot.

Ad andare per la propria strada (oltre a diverse cosette che analizzeremo più avanti e con l’eccezione di Daniel Craig che torna nei panni dell’investigatore Benoit Blanc) è il cast, laddove i partecipanti alla cena precedente cedono il posto a Edward Norton, nei panni di un eccentrico miliardario ispirato ai pezzi grossi della Silicon Valley, e ai membri della sua cerchia più intima, i cosiddetti “disgregatori”, interpretati rispettivamente da Dave Bautista, Janelle Monáe, Jessica Henwick, Kate Hudson, Kathryn Hahn, Leslie Odom Jr. e Madelyn Cline.

Da sinistra: Kate Hudson, Leslie Odom Jr. e Kathryn Hahn, rispettivamente nei panni della stilista e modella Birdie Jay, dello scienziato Lionel Toussaint e della governatrice Claire Debella.

Già sulle prime Glass Onion appare sì coerente rispetto suo predecessore, ma al tempo stesso ne rappresenta una sorta di antitesi. L’umidità del New England lascia infatti il posto all’assolata Grecia, più precisamente a Spetses, che nell’economia del racconto si trasforma nell’isola privata dove Miles Bron - il “Musk” di cui sopra - ha organizzato una giocosa “cena con delitto” per distrarre i disgregatori dalle rogne del Covid.

Ora, già il fatto che Johnson abbia scelto di non glissare sulla pandemia diversamente dal 90% delle produzioni hollywoodiane odierne rappresenta per me già un bel bonus, così come la decisione di non adagiarsi troppo sul successo del primo film per provare, piuttosto, a servirsene come punto di partenza per infilare qualche novità a livello di atmosfere e racconto.

La forma è sostanza

Sotto l’apparente consuetudine di Glass Onion troviamo un battito pop pressoché assente in Cena con delitto e continuamente ribadito dalle scelte musicali, dai costumi, dalle scenografie e dai riferimenti alla politica e allo star system declinati attraverso i vari personaggi.

La stessa isola di Miles e la costruzione che la sovrasta, dal design all’avanguardia, si muovono in decisa opposizione rispetto alla villa di Harlan Thrombey del film precedente, soprattutto perché quest’ultima era pensata come uno vecchio scrigno destinato a nascondere i segreti del proprietario, mentre il Glass Onion (nomen omen) non può né vuole occultare nulla, attraversato costantemente com’è dalla luce e dagli sguardi dei vari ospiti.

In termini di satira ficcante, il miliardario sedicente filantropo di Norton se la gioca con l’influencer maschilista portato in scena da Dave Bautista.

Una dimensione spaziale tanto netta non poteva certamente evitare di condizionare la narrazione. Non a caso, nel senso di familiarità legato alla presenza di Blanc/Craig e alla cifra del giallo, si insinua progressivamente una nota iperbolica, quasi grottesca, inizialmente difficile da contestualizzare; una nota legata tanto all’ambientazione quanto alla prestazione del cast, deliberatamente sopra le righe.

Questa scelta, così come diverse altre ai limiti del surreale, finiranno giustificate col progredire del film, anche se non sempre in termini strettamente diegetici, mentre per quanto riguarda le novità strutturali accennate sopra, Glass Onion sfoggia un’andamento decisamente atipico, quasi musicale come il titolo che porta. Dopo una prima parte tutto sommato lineare, da un certo punto in avanti il racconto si spezza, arrotolandosi su se stesso per poi ricomporre, nel corso dell’ultimo atto, il medesimo motivo dell’indagine a due sperimentato in Cena con delitto.

La messa in scena è, a tratti, pazzesca.

Si tratta di una scelta coraggiosa, per certi versi persino sfrontata, ma fortunatamente Johnson riesce a governarla concedendosi giusto un paio di scivolini che, tuttavia, non arrivano a sbilanciare il film, soprattutto perché la messa in scena, con i suoi primi piani, i giochi di luce e le scelte di montaggio spesso rocambolesche, fornisce sempre un buon contrappeso alla narrazione.

Poi, sì, forse da un eventuale confronto Cena con delitto ne esce più “tondo”, ma sicuramente Glass Onion rimane un’operazione più interessante, divertente e - azzardo - persino divertita, oltre che dotata di un finale da lasciare secchi.

Glass Onion - Knives Out è disponibile su Netflix.

Verdetto

Sarebbe troppo comodo - oltre che ingiusto - additare Glass Onion come un semplice “more of the same” di Cena con delitto, dal momento che Rian Johnson, pur mantenendo l’impostazione alla base del film precedente, ha preferito osare lanciandosi in una messa in scena sopra le righe e affidando trama e personaggi a una struttura vagamente asimmetrica. Due scelte senz’altro rischiose, ma alla resa dei conti capaci di intercettare pertinentemente i temi del racconto, trascinando quest’ultimo verso un finale tanto sguaiato quanto gustoso.

In questo articolo

Glass Onion - Knives Out

23 Novembre 2022

Glass Onion - Knives Out - La recensione

8.6
Buono
Il ritorno di Benoit Blanc coincide con un intrigo riuscito, divertente e popolato da personaggi tragicamente attuali.
Glass Onion - Knives Out
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