Canti (Giacomo Leopardi)

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Voce principale: Opere di Giacomo Leopardi.
Canti
Leopardi nel 1830
AutoreGiacomo Leopardi
1ª ed. originale1835
Genereraccolta poetica
Lingua originaleitaliano

I Canti raccolgono la parte principale (e più conosciuta) della produzione in versi di Giacomo Leopardi.

Fasi dell'elaborazione[modifica | modifica wikitesto]

La produzione poetica dell'autore e la stessa raccolta sono divisi in quattro fasi principali, sebbene l'ordine seguito dalla raccolta non sia sempre questo:

  • la prima fase tratta di temi eroici, delle canzoni del suicidio, temi della natura e sul senso della vita. La voce poetica sembra giungere dall'antico e dalla natura, laddove anche morire diventa necessario per durare poeticamente, l'umanità è eroica e decaduta, e l'io è ricordo.
  • la seconda fase comprende i piccoli idilli e i canti pisano-recanatesi o grandi idilli.
  • la terza fase, nominata ciclo di Aspasia, è dedicata a Fanny Targioni Tozzetti, conosciuta a Firenze, di cui egli s'innamorò. Il nome Aspasia si riferisce ad Aspasia di Mileto, etera ateniese amata da Pericle, il grande politico e condottiero ateniese.
  • l'ultima fase comprende le due canzoni "sepolcrali", la Palinodia, il capitolo I nuovi credenti, La ginestra e Il tramonto della Luna.

Edizioni e critica[modifica | modifica wikitesto]

L'elenco e l'ordine delle poesie che comprendono la raccolta fanno riferimento all'edizione napoletana dell'editore Saverio Starita che Leopardi stesso curò nel 1835, benché non ne fosse ortograficamente e tipograficamente soddisfatto. A questa edizione si usano aggiungere le modifiche che il poeta appuntò di propria mano o per mano di Antonio Ranieri sulla copia in suo possesso, oltre a due poesie successive, Il tramonto della luna e La ginestra (composte a Torre del Greco nel 1836).

Presso l'editore fiorentino Le Monnier apparve quindi l'edizione del 1845, otto anni dopo la morte del poeta, a cura del Ranieri. Da questa partono le edizioni moderne e commentate, tra le quali spiccano l'edizione critica di Francesco Moroncini (1927), quella di Niccolò Gallo e Cesare Garboli (1949), quella di Emilio Peruzzi (1981) e quella di Giuseppe e Domenico De Robertis (1984).

Tra i commenti si usa fare riferimento almeno a quello di Mario Fubini (1930, poi ripreso in coppia con Enzo Bigi nel 1964), Francesco Flora (1937), Carlo Calcaterra (1947), Franco Brioschi (1974), Lucio Felici (1974), Giovanni Getto e Edoardo Sanguineti (1977), Mario Andrea Rigoni (1987), Enrico Ghidetti (1988) e Ugo Dotti (1993). Altri scritti importanti sulla poesia leopardiana sono rintracciabili nelle bibliografie di Luigi Russo, Gianfranco Contini, Piero Bigongiari, Walter Binni, Sergio Solmi, e, per le puerili, Maria Corti.

Indice[modifica | modifica wikitesto]

Composti dal 1818 al 1836 (ma il frammento Spento il diurno raggio pare sia precedente) i Canti sono i seguenti (sono escluse dai Canti le produzioni giovanili, la cantica Appressamento della morte, i Paralipomeni e alcune liriche inedite escluse dal Leopardi stesso):

Il manoscritto originale de L'infinito

Frammenti:

Capitolo aggiuntivo (solo in alcune edizioni):

  • I nuovi credenti

Modelli[modifica | modifica wikitesto]

I modelli ai quali si collega il poeta sono Giuseppe Parini, Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo e Vincenzo Monti, ma si sa che studiò a lungo anche il Petrarca, di cui curò un'edizione del Canzoniere, e Torquato Tasso.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mario Ricciardi, Giacomo Leopardi: la logica dei «Canti», Milano, FrancoAngeli, 1986, ISBN 978-88-204-2971-3.
  • P.V. Mengaldo, Leopardi antiromantico e altri saggi sui "Canti", Bologna, Il Mulino, 2012 (ed. digit.: 2012, doi: 10.978.8815/309624)

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