GIACOBBE in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

GIACOBBE

Enciclopedia Italiana (1932)

GIACOBBE (ebraico Ya‛ăqobh; gr. 'Ιακώβ; Vulgata Jacob)

Giuseppe Ricciotti

È il figlio di Isacco (v.) e di Rebecca, chiamato successivamente anche Israele, ed eponimo per questo appellativo della nazione di Israele, ossia degli Ebrei (v.), essendo stato padre dei dodici eponimi delle tribù ebraiche.

Il suo primo nome è messo, dalla narrazione della Bibbia, in relazione con la sua nascita. Rebecca era incinta di due gemelli: il primo a nascere fu Esaù (v.), ma il secondo comparve subito appresso tenendo per una mano il calcagno del primo, onde gli fu messo il nome di yaăqobh, "egli-afferra-il-calcagno". Ma poiché "afferrare il calcagno" significava anche "soppiantare", detto nome significò anche "egli-soppianta"; difatti, nella narrazione biblica, Giacobbe più tardi soppiantò Esaù nella sua primogenitura (Genesi, XXV, 24-26; Osea, XII, 4). L'altro nome, Israele, è messo in relazione con la lotta con Dio, che Giacobbe, di ritorno dal volontario esilio nell'aramaica Ḥarrān, sostenne nottetempo sulle rive del Yabboq, di là dal Giordano. Nell'enigmatica lotta la Bibbia presenta G. come vincitore di Dio, apparsogli in forma di uomo sconosciuto; prima di separarsi lo sconosciuto domandò: "Qualè il tuo nome? E rispose: Giacobbe. E quegli disse: Non sarà più Giacobbe il tuo nome, bensì Yisra'el (Israele: ossia "contende-Dio") perché hai conteso con Dio e con gli uomini e sei prevalso" (Gen., XXXII, 27-28). È da notare che nomi personali di formazione analoga a quella di Ya‛ăqobh, si sono ritrovati anche in antichi documenti egiziani e babilonesi; così pure, in egiziani, per Yisra'el.

I due gemelli furono i capostipiti di due nazioni in lotta fra loro, com'era stato preannunziato alla madre incinta (Gen., XXV, 23): Esaù, capostipite degli Edomiti, divenne esperto cacciatore e uomo di campi, mentre G. fu un "uomo quieto, dimorante in tende" (XXV, 27). Tuttavia, come gli Ebrei soppiantarono gli Edomiti nell'importanza politica in Palestina, così G. soppiantò Esaù nella sua primogenitura, qualità importantissima presso i Semiti.

Narra la Bibbia che Esaù, tornando spossato un giorno dalla caccia, domandò a G. una vivanda di lenticchie che questi si era preparata; G. fu disposto a cederla, a patto che il fratello gli cedesse i diritti di primogenitura. Il baratto fu fatto e G. soppiantò il primogenito fratello (Gen., XXV, 29 segg.), riuscendo più tardi a carpire dal vecchio e cieco padre, con uno strattagemma organizzato da Rebecca, la benedizione riservata al primogenito (Gen., XXVII).

La rivalità fra i due fratelli s'accrebbe, e G. trovò opportuno trasferirsi a Ḥarrān dove risiedevano i parenti di suo nonno Abramo. Ivi rimase 20 anni, e vi prese per mogli primarie le sue parenti Lia e Rachele, figlie di Labano, e per mogli secondarie Zilpah e Bilhah, loro rispettive ancelle (Gen., XXVIII-XXXI).

Da questo quadruplice matrimonio la Bibbia fa discendere, in un sistema di 12 discendenze, i capostipiti delle dodici tribù degli Ebrei, sistema duodecimale che si trova applicato alle discendenze di altri teraḥiti, quali Ismaele e Nahor. È il seguente:

Rientrando in Palestina, G. ebbe la visione di Dio e la lotta con lui (v. sopra), in cui ricevette il nome di Israele, e poco dopo si riconciliò con suo fratello Esaù; dopo alcuni spostamenti col suo numeroso gruppo etnico (Sichem, Betel), si trasferì a sud, piantando stabilmente le tende a Mambre. Ivi rimase lunghi anni, conducendovi vita di prosperoso sceicco orientale, finché le vicende di suo figlio Giuseppe - già ritenuto morto e improvvisamente svelatosi come viceré dell'Egitto v. giuseppe ebreo) - non lo indussero a scendere con tutto il suo gruppo in Egitto, insediandosi ivi nella terra di Gessen. Colà morì a 147 anni, dopo aver adottato come suoi i due figli di Giuseppe, Manasse ed Efraim, ma assegnando la primogenitura al secondogenito Efraim. La sua salma, imbalsamata alla maniera egiziana, fu poi trasportata in Palestina, nella spelonca di Makhpelah, ove era stato seppellito suo padre Isacco.

Parecchi critici moderni considerano la figura di Giacobbe-Israele come sorta dalla fusione di due distinte saghe popolari: una, particolare alle tribù settentrionali e transgiordaniche, avrebbe trattato dell'eponimo Israele, rappresentante una tribù battagliera e assorbitrice; l'altra, particolare alle tribù meridionali, avrebbe erattato di un Giacobbe, sceicco di una tranquilla tribù di pastori. La fusione delle due saghe avrebbe tuttavia subito influenze e contaminazioni da altre saghe, relative ad Abramo e Isacco.

Bibl.: Vedi genesi; ebrei: Storia e religione.