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Ghostbusters – Minaccia glaciale, recensione: un sequel che funziona, ma non consolida il futuro del franchise

Leggi la recensione di “Frozen Empire”, il nuovo film degli Acchiappafantasmi diretto da Gil Kenan al cinema con Sony Pictures Italia.

16 Aprile 2024 09:22

Gli iconici Acchiappafantasmi sono tornati sul grande schermo con Ghostbusters – Minaccia glaciale riportando la famiglia Spengler e il resto della truppa al gran completo, inclusa la segretaria Jeanine di Annie Potts e il Peter Venkman di Bill Murray.

Dopo il riuscito sequel Ghostbusters: Legacy di Jason Reitman, quest’ultimo ha passato il testimone a Gil Kenan, regista che aveva un conto aperto con i fan di Poltergeist per l’inutile remake del 2015, ma che abbiamo scoperto essere un grande fan non solo di “Ghostbusters”, ma anche della serie tv animata The Real Ghostbusters, altro “must” per i fan di lunga data del franchise.

Ghostbusters – Minaccia Glaciale (Dove eravamo rimasti…)

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E’ proprio da un episodio di “The Real Ghostbusters” che sembra essere uscito il malvagio demone fantasma che in questo sequel metterà a dura prova gli Acchiappafantasmi, che nel frattempo sono tornati a New York ad operare nella ex sede un tempo caserma dei vigili del fuoco. Nel frattempo il testimone è stato preso ufficialmente dalla figlia e dai nipoti di Egon Spengler, il compianto Harold Ramis riceve anche in questo secondo film il suo dovuto tributo, tra cui un nuovo personaggio che è un mix tra film e serie tv, ma che purtroppo non ne cattura appieno l’essenza.

Alla truppa si unito è nel frattempo il professore di scienze Gary Grooberson (Paul Rudd), che ha una relazione con mamma Spengler (Carrie Coon) e cerca, con non poca difficoltà, di fare il padre surrogato di due adolescenti non suoi: il Trevor di Finn Wolfhard e la Phoebe di Mckenna Grace che sta passando un momento difficile. Travolta dal bisogno sempre più impellente di seguire le orme del nonno, e “frenata” in qualche modo dalla sua giovane età. Phoebe si mette nei guai a più riprese, per la gioia del sindaco di New York che, udite udite, è nientemeno che il l’odioso e pedante burocrate Walter Peck (William Atherton) del film originale, un gradito ritorno che cerca di trasformare gli Acchiappafantasmi in nemici giurati della città, un po’ come J. Jonah Jameson con Spider-Man.

Il sequel dei Reitman che salvò il franchise

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‘eredità degli Acchiappafantasmi è in ottime mani
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Dopo il deludente reboot al femminile di Paul Feig, che aveva sprecato un cast “comico” strepitoso confezionando una sguaiata e fracassona parodia alla Saturday Night Live, più adatta ad uno sketch televisivo che al grande schermo, Jason e Ivan Reitman erano scesi in campo per, come si suol dire “metterci una pezza”. Pur lodando il reboot, Jason Reitman ha cercato di far capire ai non fan degli “Acchiappafantasmi” che quello non era “Ghostbusters”, ma qualcos’altro. Questo purtroppo non ha fermato la consueta critica poco avvezza, che dopo aver promosso a pieni voti il reboot, ha dato involontariamente manforte sul web ad un nugolo di haters sessisti, rendendoli un megafono dei fan di Ghostbusters che nel frattempo, buttati nel pentolone della polemica online, schivavano ridicole accuse di maschilismo cercando di spiegare perché il reboot non funzionava.

A quel punto un sequel del reboot venne cassato a favore del sequel “Ghostbusters: Legacy”, parte del cast del reboot polemizzò senza senso, ma alla fine “Legacy” approdò nelle sale. Il risultato fu estremamente positivo, oltre a far felici i fan di lunga data degli Acchiappafantasmi, il sequel introduceva un nuovo team composto dalla famiglia Spengler, figlia e nipoti del personaggio di Harold Ramis. “Legacy” incassò oltre 200 milioni di dollari e il franchise di “Ghostbusters” sembrava aver trovato nuova linfa proprio nell’eredità di Ivan Reitman che purtroppo scompare il 12 febbraio 2022, portando via con sé, dopo Ramis, un altro pezzo importante del franchise originale. Il nuovo regista Gil Kenan ha raccontato di aver incontrato Reitman padre prima della sua morte, e di aver discusso con lui alcuni elementi che desiderava incorporare nel nuovo film, inclusi richiami alla serie tv “The Real Ghostbusters”. A questo punto Kenan e Reitman figlio scrivono insieme “Ghostbusters – Minaccia glaciale” che verrà dedicato proprio a Ivan Reitman.

“Nostalgia” e “Fan service” funzionano a prescindere

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Per comprendere bene questo secondo film della fase “sequel” basta paragonarlo al franchise “Creed” che nasce in origine come spin-off dell’iconica saga di “Rocky”. “Creed” incorpora nei primi due film della serie il Rocky Balboa di Sylvester Stallone come allenatore / mentore del figlio di Apollo Creed. Come nei nuovi film degli Acchiappafantasmi troviamo vecchia e nuova guardia lavorare insieme, ma anche un continuo rimando al franchise originale. Creed II ad esempio ha riportato l’Ivan Drago di Dolph Lundgren da Rocky IV, mentre in Creed III si ammicca a Rocky III, ma  senza Stallone nel cast.

Il paragone con “Creed” è particolarmente calzante poiché non si può rilanciare un franchise senza tenere conto dei fan di vecchia data, di fatto lo zoccolo duro. “Ghostbusters – Minaccia glaciale” non avrebbe mai potuto fare a meno del cosiddetto “Fan service”, termine erroneamente utilizzato da molti in maniera dispregiativa, ma che in realtà è il cuore pulsante di talune operazioni, come appunto i sequel di Ghostbusters.

Un futuro in solitaria per i nuovi “Acchiappafantasmi”?

 

“Minaccia Glaciale” è costellato di rimandi, citazioni e omaggi, il meno riuscito ad esempio è quello del “Mastro di fuoco” di Kumail Nanjiani che ammicca al “Mastro di chiavi” di Rick Moranis. Molto più apprezzati invece il ritorno del fantasma “inzaccheratore” Slimer, del Walter Peck di Atherton o del Venkman di Bill Murray, la cui presenza per un sostanzioso “bis”, dopo la manciata di minuti in “Legacy”, è una specie di miracolo.

“Ghostbusters – Minaccia glaciale” si conferma quindi un film godibilissimo e non solo per i fan di lunga data, quello che però abbisogna ad un nuovo inizio e la capacità dei nuovi personaggi di camminare da soli, e qui torniamo allo spinoff “Creed”. Come il franchise di “Creed” sta cercando di camminare sulle proprie gambe, e ha cominciato togliendo “Stallone” dall’equazione, il prossimo film dei “Ghostbusters”, che magari chiuderà una nuova trilogia sequel come quella di Star Wars, potrebbe azzardare un approccio meno nostalgico e che mostri un futuro più certo e indipendente per gli Spengler. In alternativa una serie tv live-action ispirata ai film o alla serie animata potrebbe essere un’ottima alternativa ad un eventuale terzo ritorno sul grande schermo.

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