Ghost Wars, non bastano i fantasmi per un buon horror

Storia intrisa di horror paranormale, parte bene ma la tensione cala, di puntata in puntata, sfiorando il ridicolo e mancando clamorosamente il bersaglio: impaurire lo spettatore. Disponibile su Netflix

I primi 3 minuti di Ghost Wars, serie prodotta da Syfy e disponibile su Netflix, sono quanto di meglio ci si possa aspettare da una storia intrisa di horror e paranormale: una fotografia oscura, visioni orripilanti e un plot twist che sin da subito lascia con gli occhi sbarrati. Con un inizio del genere, ovviamente, le aspettative sono alte. Peccato che invece, di puntata in puntata, la qualità della serie vada scemando, fino a diventare quasi ridicola.

La trama non ha nulla di originale: una cittadina sperduta, Port Moore in Alaska, viene improvvisamente infestata dai fantasmi. La causa della massiccia presenza degli spettri è un terremoto che qualche tempo prima si è abbattuto nella zona ed ha causato la chiusura del passaggio per l’aldilà. Le anime dei morti, quindi, non hanno via d’uscita e sono costrette a rimanere in città. Ecco, con una storia del genere o sei Stephen King che riuscirebbe a tirar fuori un capolavoro anche dalle situazioni più banali, oppure il rischio è quello di cadere nel già visto.

Nei primi episodi Ghost Wars viaggia sul filo del rasoio tra l’intrigante ed il mediocre. Si parte male con la scelta del protagonista: l’unico che può salvare Port Moore dall’infestazione è Roman Mercer (Avan Jogia), il ragazzo da sempre deriso perché figlio della “strega” della città. Una scelta così originale da far invidia ai peggiori teen movie.Nonostante l’infelice scelta del protagonista, la serie cerca di dare una caratterizzazione psicologica abbastanza approfondita e non così scontata degli abitanti di Port Moore, primo fra tutti il reverendo Carpenter interpretato da Vincent D’Onofrio.

Ad essere banali, invece, sono proprio le presenze spettrali che non sono altro che un incrocio tra lo Slimer di Ghostbuster e le gemelline di Shining*.* I fantasmi buoni sembrano essere usciti da un racconto per bambini mentre quelli intenzionati ad uccidere tutta la popolazione lo fanno in maniera così surreale da cadere immediatamente nell’"effetto Final Destination, con morti così ridicole da far sorridere invece che urlare di paura. Con una scrittura così poco brillante, l’unico modo che ha Ghost Wars per spaventare lo spettatore è il banale jumpscare: insetti che appaiono all’improvviso, inaspettate visioni paranormali ed entità nascoste dietro porte cigolanti. Manca solo il mostro sotto il letto e la carrellata degli stereotipi è completa.

Ghost Wars è la dimostrazione che non bastano effetti speciali di media qualità, musica inquietante e una buona fotografia per riuscire a creare una piacevole serie horror. La paura, quella ben fatta, è prima di tutto ben scritta.