Olimpiadi 2024: "Divise troppo succinte", la polemica della squadra di atletica USA contro i body Nike

Parte del gruppo e

Sport e femminismo Aggiornato alle 3 minuti di lettura

Olimpiadi 2024: "Divise troppo succinte", la polemica contro i body Nike della squadra di atletica

Squadra atletica USA, la polemica sui body Nike per le Olimpiadi 2024
Squadra atletica USA, la polemica sui body Nike per le Olimpiadi 2024  (getty images)
"Divise troppo succinte". L'accusa della squadra di atletica USA contro i body Nike in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024 sta facendo parlare. Una polemica che riaccende il dibattuto sul patriarcato e sull'esposizione del corpo femminile (anche quando a far parlare dovrebbe essere solo lo sport). 
di Laura Sandroni
Manca davvero poco all’inizio delle Olimpiadi di Parigi 2024. Dal 26 luglio all’11 agosto, infatti, i migliori atleti del mondo gareggeranno nelle rispettive discipline, donandoci uno spettacolo davvero imperdibile e che merita tutta l’attenzione possibile. E se da un lato l’attesa è tanta, dall’altro non sono mancate già le prime polemiche, come quella lanciata dalla squadra di atletica USA contro il body brandizzato Nike, con cui dovrebbero gareggiare le campionesse dell’atletica leggera. Una polemica che mette in luce la differenza di genere anche nello sport ma anche la determinazione delle sportive nel dare voce e rispetto a ciò che fanno, abbattendo barriere e cecando ogni giorno di aprire nuove strade alle future atlete nel mondo. Concetti spiegati benissimo nel video qui sotto in cui le calciatrici della Juventus Women parlano di parità e lanciano un messaggio a tutte le giovani ragazze: potete diventare ciò che volete.
Potete essere ciò che volete: il messaggio delle Bianconere alle ragazze di tutto il mondo

Il motivo della polemica della squadra di atletica USA

Ma torniamo alla polemica in atto e che sta facendo molto parlare. Il motivo? Le linee decisamente troppo succinte del body disegnato dal brand per le Olimpiadi 2024 e che ha scaldato gli animi della squadra di atletica USA, suscitando moltissimi malumori e accuse dirette. Come quella lanciata dalla campionessa di salto in lungo Tara Davis-Woodhall, la prima atleta a parlare di questo contestato body e a metterci la faccia di fronte a tutti. Come da lei stesso dichiarato, infatti, questi body sono decisamente troppo sgambati “Se lo indossassi in gara”, ha detto la statunitense, “invece di concentrarmi sulla prestazione dovrei pensare a fare in modo di non scoprire la mia parte intima”.
Un’accusa diretta, motivata e senza troppi giri di parole. E che ha generato non poche polemiche a riguardo, accendendo un faro su quanto il patriarcato e il volere maschile siano decisamente (e inopportunamente) presenti in ogni aspetto della vita, compreso quello dello sport femminile. Come dichiarato dall’ex campionessa americana di mezzofondo, Lauren Fleshman, “I nuovi body sono troppo sgambati e succinti…accentuano l’attenzione sul pube. Queste decisioni patriarcali non sono più gradite o necessarie per dare visibilità agli sport femminili”. 

La rilevanza della polemica anti body

Parole supportate dall’intera squadra di atletica USA e non solo, visto che anche alcuni organi di stampa hanno accolto la polemica, ponendo la questione sul piano sessista. Quello che ci si chiede, infatti, è se la decisione di dare questo stile ai body della squadra di atletica femminile sia stata presa per mettere maggiormente in evidenza il corpo delle atlete o se, invece, così non è. Un dubbio che sta alimentando non poche discussioni, anche in funzione del fatto che, il corrispettivo maschile, è un modello classico con pantaloncino aderente. Nulla di diverso da ciò che è sempre stato e nulla che metta in condizioni di imbarazzo chi lo indossa (o almeno finora nessuno ha detto il contrario).

La risposta della Nike alla della squadra di atletica USA

Una polemica che sta coinvolgendo la squadra di atletica USA ma che ha anche una controparte pronta a dire la sua. La risposa della Nike, infatti, non è tardata ad arrivare e mette in evidenza due aspetti. Il primo riguardo al fatto che nessuna atleta è obbligata a indossare il body della discordia poiché questo è solo uno dei modelli proposti e ce ne sono altri meno sgambati. Il secondo, invece, risponde al dubbio sulla messa in mostra del corpo femminile, evidenziando come la scelta sia stata presa per aiutare le atlete a migliorare le proprie prestazioni sportive, grazie all’impiego di materiali ultraleggeri, in grado di catturare l’aria e distribuirla durante il movimento. In più, l'azienda ha tenuto a sottolineare come ogni fase di progettazione delle divise sia stato fatto lavorando direttamente con gli atleti e le atlete. 

Non è la prima volta

Motivazioni che però, non hanno convinto chi queste divise le dovrebbe indossare. E che ricordano un episodio simile accaduto alla squadra di ginnastica delle Nuova Zelanda, che ha ottenuto la possibilità di coprire i body con dei pantaloncini. Ma anche delle giocatrice di pallamano della squadra danese, che tre anni fa si sono viste proporre una divisa a modi bikini per gareggiare nel loro sport, cosa che ha suscitato le stesse polemiche che oggi vive la squadra di atletica USA.
Quello che ci si chiede, quindi, al di là delle motivazioni più o meno tecniche fornite dai brand, è se questa tendenza a svestire il corpo femminile non sia solo il frutto di una mentalità che mette in mostra il corpo per attirare sguardi e attenzioni che vanno al di là dello sport e del motivo per cui le divise devono essere indossate. Dopo tutto, se si trattasse unicamente di comodità e performance, le stesse attenzioni e accortezze dovrebbero riguardare anche le linee delle divise maschili. E secondo le atlete, che questi body li dovrebbero indossare, la questione non è tecnica, non solo almeno, ma è molto di più e merita di essere discussa.