Un omaggio alla musica afro-cosmic, un incontro fra chitarre Vox, un piano di ispirazione amazzonica - HuffPost Italia

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Alex Paletta

Un omaggio alla musica afro-cosmic, un incontro fra chitarre Vox, un piano di ispirazione amazzonica

Un omaggio alla musica afro-cosmic, un incontro fra chitarre Vox, un piano di ispirazione amazzonica

SAVANA FUNK & GAUDI – RAHA from the 7” (Record Kicks – 2024)

A volte nel mondo della musica avvengono degli incontri che sulla carta sembrerebbero incompatibili ma che invece riescono a rompere quel muro che vuole i generi musicali divisi tra loro, come sugli scaffali dei negozi di dischi, e ad esplodere con una magia disarmante. È il caso di questo disco che sto per descrivere in queste poche righe. I Savana Funk sono un power trio che, come lo stesso nome suggerisce, hanno nel loro DNA la musica funk e le atmosfere musicali africane ma dentro la loro musica ci sono anche elementi del blues, la psichedelia, il jazz, il tutto condito di sprazzi di rock di quello che ti fa pensare subito agli anni 70.

Aldo Betto (chitarra), Blake Franchetto (basso) e Yussef Ait Bouzza (batteria) rispettivamente da Italia, Inghilterra e Marocco, si sono incontrati per la prima volta nel 2015 e da subito hanno capito che insieme avrebbero reso un servizio migliore alla musica. Gaudi è un produttore e musicista bolognese che da molti anni vive e lavora a Londra e che ha partecipato a numerosi dischi di artisti che molto probabilmente conoscete, sia italiani che internazionali. Vi faccio qualche nome giusto per farvi capire di cosa stiamo parlando: Lee “Scratch” Perry, Orb ma anche Simple Minds, Brian Ferry, Mad Professor, Groove Armada, African Head Charge. Il suo approccio alla musica è decisamente cosmico e dub e quando si mette al mixer la sua anima riesce ad entrare in maniera riconoscibile nei dischi che poi vengono stampati. 

Per questo nuovo capitolo, Savana Funk e Gaudi hanno lavorato insieme in studio per realizzare questa traccia che ha un sapore tipico della musica afro-cosmic che ha avuto un periodo folgorante dalla fine degli anni 70 fino a metà degli anni 80 soprattutto in nord Italia, grazie a djs come Daniele Baldelli, Mozart e altri ancora che furono dei veri e propri pionieri del genere in locali come il Cosmic o La Baia Degli Angeli. Non pensate però che sia un’operazione nostalgia, questo nuovo 7” (tra l’altro di colore trasparente) è una sorta di omaggio a quel mondo che proietta il genere nel presente facendoci riscoprire un movimento musicale che molto spesso tendiamo a dimenticare qui da noi ma che invece nel resto d’Europa, se non nel mondo, è una delle cose caratteristiche riconosciute e amate del nostro percorso musicale. Vi assicuro che dal momento in cui schiaccerete “play” nel link qui sotto sarete trascinati in un vortice cosmico che difficilmente vi risulterà indifferente. E poi l’inciso cantato da Yussef Ait Bouzza vi spingerà ancora oltre. Quasi alle porte del Sahara.

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ULTRASONIC GRAND PRIX – GREEN MEANS GO from the Album “Instafuzz” (Non-Delux – 2024)

Anche qui parliamo di un incontro quasi casuale. Little Barrie, chitarrista della omonima band, conosciuta soprattutto per la canzone che fa da tema alla serie TV “Better Call Saul” e Shawn Lee produttore e musicista americano che sta sul pezzo da oramai quasi 40 anni toccando i generi più diversi come il reggae, la musica tropicale ma anche le cose più elettroniche e dance senza tralasciare rock e blues. Bene: i due hanno una passione in comune le chitarre Vox. Barrie possiede una Vox Ultrasonic mentre invece Shawn Lee una Vox Grand Prix, capite il nome del progetto adesso? Sono due modelli di chitarra che risalgono alla fine degli anni 60 e nel momento in cui hanno deciso di mettere le loro esperienze insieme per realizzare un LP il nome è stata la prima cosa che avevano chiara in mente. Quello che è venuto fuori dall’incontro tra i due è un disco davvero molto interessante, l’approccio eclettico di Shawn Lee si è mescolato molto naturalmente con l’attitudine rock di Little Barrie e il risultato è qualcosa che va oltre i generi musicali. Elementi psichedelici si fondono con ritmiche semplici, quasi banali, che rendono ancora più importante il senso di sperimentazione tra due artisti che hanno approcci diversi alla musica ma la passione per lo stesso strumento.

Ogni pezzo del disco si apre con una frase urlata e distorta come se fosse una dichiarazione di intenti in ogni traccia. Nel pezzo che sentirete seguendo il link qui sotto c’è un’atmosfera che sembra quasi proveniente da un film di Tarantino. Una cosa che richiama agli anni 60 (come l’epoca delle chitarre in questione) ma che grazie agli arrangiamenti elettronici e super psichedelici riesce a spostare l’attenzione al presente facendo in modo che la musica non risulti per niente datata. Instafuzz è un disco particolare e rassicurante allo stesso tempo.

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AMARO FREITAS feat. Hamid Drake, Shabaka e Aniel Someillan– ENCANTADOS from the Album “Y’Y” (Psychic Hotline – 2024)

Lui è un artista che fino a due settimane fa conoscevo poco. Era entrato nel mio radar ma non avevo mai avuto il tempo o la possibilità di approfondire. È capitato invece che un mio amico mi invitasse a vedere un suo live in un posto qui a Roma. Il live è stato davvero molto intenso e per quanto sia stato un live di piano solo ha avuto dei momenti altamente spettacolari. Il live in questione è stata una delle tappe della tournée mondiale di questo pianista, considerato oggi uno dei migliori al mondo. Amaro Freitas è un pianista brasiliano che ha da poco superato la trentina e che da poco ha pubblicato un disco chiamato Y’Y (si pronuncia eey-eh, eey-eh) che è l’omaggio del pianista alla foresta amazzonica e ai fiumi del nord del Brasile. Dopo un viaggio che lo ha portato in contatto con la comunità indigena Sateré Mawé ha registrato questo disco guidato dalla ricerca delle radici precoloniali e dal rapporto intimo con la natura “riconoscendola come nostra antenata” e di conseguenza questo disco è “un invito a viverla, rispettarla e prendersene cura”.

Quello che guida Amor Freitas nella vita è l’esperienza e questa esperienza nella lussureggiante natura della foresta amazzonica lo ha portato ad un livello nuovo di creazione musicale, pieno di magia e di possibilità ed equilibrato nel senso di gestione dei doni della Terra. Nel disco ci sono molti ospiti illustri come quelli che sono presenti in questo brano di chiusura dell’album e nonostante lui sia ancora relativamente giovane è proiettato nel mondo del jazz alla velocità di un musicista navigato. In questo pezzo c’è Hamid Drake alla batteria, Shabaka al flauto e Aniel Someillan al basso ed è la degna traccia di chiusura di un viaggio incredibile nella natura selvaggia. Se non ci credete, cliccate qui sotto.


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