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Gary Kemp: "Il tempo è troppo prezioso per pensare ancora agli Spandau Ballet"

Il chitarrista pubblica l'album "In solo", che deve molto a Nick Mason e ai Pink Floyd, dopo l'esperienza con i Saucerful of Secrets: "C'è una sorta di sessismo nella musica: se suoni in che una band piace principalmente alle donne, non sei bravo"

Come passare da scrivere classici del pop come "Gold" o "Through the barricades" a "In solo", una suite di 6 minuti e mezzo tra Burt Bacharach e Pink Floyd? Chiedetelo a Gary Kemp, ex chitarrista e principale compositore degli Spandau Ballet, che il 16 luglio pubblica il suo primo disco solista in 25 anni, intitolato appunto “InSolo”. La chiave, ci spiega, è la sua esperienza con i Saucerful of Secrets, la band del membro fondatore dei Pink Floyd Nick Mason, di cui è membro dal 2018 e con cui ha portato in tour il primo repertorio della storica band inglese.

"Credo anche che ci sia una sorta di sessismo nella musica old school, nel senso che se una band piace principalmente alle donne, allora si pensa che non è che sia così brava", dice Kemp, senza astio, sulla percezione del suo passato. Suonando con Mason, Kemp si è costruito sia una nuova credibilità, sia una nuova sicurezza che gli ha permesso di di passare dal ruolo di autore/chitarrista a quello di frontman. "In solo" è un disco che può sorprendere, ma solo chi sottovaluta il lavoro che c'è dietro una canzone pop (genere peraltro presente nell'album con "Ahead of the game").
Con i Saucerful of Secrets in pausa (ma torneranno il prossimo anno), Kemp ha finito il suo primo album da “Little Bruises” (1995), mettendo definitivamente da parte le brutte storie che hanno segnato l'ultima parte della storia degli Spandau Ballet, tra liti varie, un nuovo cantante assunto poi cacciato perrichiamare Tony Hadley, per poi litigare di nuovo. Quel periodo, dice è finito, perché il tempo è troppo prezioso per esperienze sgradevoli come la reunion degli Spandau. Kemp esclude che i Saucerful of Secrets incidano musica nuova (“non credo che Nick ne abbia voglia”), e non vuole portare nuova musica ad una band che litiga ogni volta che si ritrova: così ecco una bella prova solista che unisce pop, rock, progressive e nostalgia. Da Gary Kemp ci siamo fatti raccontare passato presente e futuro.

Perché un album solista adesso, dopo 25 anni?
Lavorare con Nick Mason mi ha dato sicurezza: ho la possibilità di essere più espressivo con la mia voce e la mia chitarra fuori dal mondo degli Spandau Ballet, per cui era abbastanza evidente che non avrei più scritto. Mi ha dato un nuovo pubblico: la chiave è stata quella.

Sei stato l’autore principale degli Spandau Ballet. Come è cambiata la tua scrittura, come solista?
Questa volta ho iniziato dalle parole, che negli Spandau Ballet arrivavano sempre dopo. Mentre ero in tour con i Saucerful of Secrets ho iniziato anche a scrivere, poi è arrivato il lockdown, il tour si è fermato e ho pensato che fosse il momento giusto per completare le musica. 

Il disco è ricco di riferimenti e allusioni al passato, a partire dalla title-track, “In solo”, che racconta una storia ma sembra anche parlare indirettamente della decisione di andare per la tua strada.
È stata la canzone della svolta, musicalmente forse la più complessa.

L’altra è “I remember you”, una canzone che parla del tempo che scorre e di come ti relazioni con la tua versione di quando eri giovane. La gente mi conosce soprattutto per quello che ero anni fa, nella band: ho provato a trasformare questa idea nella storia di un ragazzo che è anche un’ode alla passione per la musica. È un modo per dire che sono ancora lo stesso, anche se sono cambiato.

Alcuni riferimenti musicali potrebbero essere inaspettati, per chi pensa alla versione più giovane di te e al tuo passato negli Spandau. I Pink Floyd, il progressive rock.…
Avere suonato con Nick Mason ed essere accettato da quel pubblico mi ha permesso di esprimermi più liberamente. Fin da giovane ho ascoltato di tutto, dal soul al punk, ma solo recentemente mi sono lasciato andare. Poi nel disco c’è anche una canzone pop come “Ahead of the game”. Ma sentire una canzone pop con un assolo di chitarra oggi è sempre più raro…

Quali sono i tuoi modelli di riferimento nella chitarra?
Da ragazzo, Mick Ronson, per certi versi David Gilmour, Peter Frampton, Jeff Beck. Mi sono sempre piaciuti i chitarristi melodici, e credo che nelle ultime cose dal vivo fatte con gli Spandau si senta molto. Ma negli Spandau gli assoli erano di Steve Norman e del suo sax, non della chitarra. Ora ho più libertà.

Pensi quindi che lavorare con Nick Mason ti abbia dato la credibilità per passare dal ruolo di chitarrista a quello di frontman?
Credo di si, ha funzionato vista l’approvazione che il mio ruolo nei Saucerful of Secrets ha ricevuto tra gli appassionati di quel genere. Ma credo anche che ci sia una sorta di sessismo nella musica “old school”, nel senso che se una band piace principalmente alle donne, allora non è che sia così brava, mentre se piace agli uomini allora la puoi prendere sul serio. E questo capita soprattutto tra i giornalisti. 

Le cose stanno finalmente un po' cambiando, forse?
Si, grazie ad artiste come Phoebe Bridgers, St. Vincent o Sharon Van Etten, che costringono a mettere in dubbio i pregiudizi. Ma qualcosa rimane, nella percezione delle band degli anni ’80. Venivano percepite come messe assieme a tavolino da un discografico, senza una vera competenza musicale. Forse ho contribuito a mettere un poco in crisi questa idea.

Nel disco comunque c’è un po’ di nostalgia per quel periodo, soprattutto in una canzone come “Waiting for the band”.
Nei testi si parla spesso, del passato, sì. Ho anche usato qualche ispirazione musicale di quel periodo: i 10cc, i Wings… Quella canzone è una sorta di album fotografico di quel periodo. Ed è anche una sorta di ringraziamento e di addio agli Spandau Ballet, un modo per fare i conti con il passato. 

A proposito di Spandau Ballet, domanda obbligatoria: negli ultimi anni, la vostra storia è stata quasi una soap opera. Dobbiamo aspettarci nuovi episodi?
Non credo proprio. Penso che il tempo sia troppo prezioso per pensarci ancora. Sono geloso delle mie canzoni, le voglio tenere per me. Tutte le volte che si siamo ritrovati è stato troppo faticoso e poco piacevole: non credo che nessuno di noi ci voglia passare di nuovo. Ne ho parlato solo con mio fratello, e so che lui la pensa come me. Tornerò in tour con Nick Mason e i Saucerful of Secrets e sto pensando a portare le canzoni di "In solo" dal vivo, quando ce ne sarà l'occasione.

 

Scheda artista:   
Gary Kemp

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