RE CHICCHINELLA - regia Emma Dante
mercoledì, 17 aprile, 2024
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RE CHICCHINELLA - regia Emma Dante

"Re Chicchinella", regia Emma Dante. Foto Masiar Pasquali "Re Chicchinella", regia Emma Dante. Foto Masiar Pasquali

scritto e diretto da Emma Dante,
elementi scenici e costumi di Emma Dante,
luci di Cristian Zucaro,
assistente ai costumi Sabrina Vicari
con Angelica Bifano, Viola Carinci, Davide Celona, Roberto Galbo, Enrico Lodovisi, Yannick Lomboto,
Carmine Maringola, Davide Mazzella, Simone Mazzella, Annamaria Palomba, Samuel Salamone, Stephanie Taillandier, Marta Zollet,
produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro di Napoli - Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale, Carnezzeria, Célestins Théâtre de Lyon, Châteauvallon-Liberté Scène Nationale, Cité du Théâtre - Domaine d'O - Montpellier / Printemps des Comédiens,
al teatro Comunale di Casalmaggiore, 6 aprile 2024

www.Sipario.it, 17 aprile 2024

Dal fondo del palcoscenico emerge un gruppo di galline che scruta l’oscurità della platea, si muove a scatti, ci osserva. E viene in mente il film di animazione Galline in fuga!. Parte così ‘Re Chicchinella’ di Emma Dante, una festa del teatro e un leggerissimo divertissement con stilettata finale. Liberamente ispirato a una novella di Giovambattista Basile, ‘Re Chicchinella’ sa essere leggero e feroce al tempo stesso, in pieno stile di Emma Dante che frequenta il grottesco e il comico per poi, a tradimento, colpirti, svelarti come stanno le cose, insinuarti una sorta di amarezza di fondo che sollecita il pensiero. 

Da una gonna/tana emergere re Carlo III d’Angiò (Carmine Maringola) che racconta come durante una battuta di caccia abbia avuto un bisogno impellente, si sia appartato, abbia defecato e, non essendoci altro per pulirsi, abbia afferrato una gallina, apparentemente morta, che in realtà viva, vivissima le si è conficcata nel sedere risalendo fino alle viscere. Il re deve convivere con questo corpo estraneo (la malattia!) che ha un effetto strano: non appena mangia sente il bisogno di espellere da sé non feci, ma nientemeno che uova d’oro fra mille sofferenze. La decisione di farsi morire di fame mette in subbuglio la corte, non tanto preoccupata per la salute del re, quanto per il venir meno della possibilità di arricchirsi. 

Intorno a questo canovaccio Emma Dante costruisce un lavoro di danza e teatro che sa essere una festa barocca, un rito funebre spietato con l’inconsapevolezza di quelle galline/cortigiane che scorrazzano, si guardano, scrutano intorno apparentemente senza alcuno scopo. La corte è rappresentata da un gruppo nutrito di attori e attrici dalle cosce e dai sederi strabordanti che seguono passo passo il re, mettono in scena un sontuoso banchetto per indurlo a mangiare. La richiesta finale del re sarà: un’olivella e una fetta biscottata. Angelica Bifano, Viola Carinci, Davide Celona, Roberto Galbo, Enrico Lodovisi, Yannick Lomboto, Davide Mazzella, Simone Mazzella, Annamaria Palomba, Samuel Salamone, Stephanie Taillandier, Marta Zollet sono un tutt’uno, sono cortigiani/galline che non si fermano davanti a nulla, solleticano, controllano il loro sovrano, parlano di niente e aspirano a un’unica cosa: trarre ricchezza da chi è sul trono, da chi è al potere, chiunque esso sia. Il tutto sulle note della Passacaglia della vita di Stefano Landi. 

Carmine Maringola è corpo e voce di questo re malato, che vorrebbe sfuggire alla sua condanna, una condanna per contrappasso: scialacquatore da sano e condannato a dispensare fecali ricchezze da malato. Quell’olivella e quella fetta biscottata gli sono fatali e, mentre chiede ai medici di estrarre la gallina dal suo sedere, parte l’aria Lascia che io pianga dal Rinaldo di Handel. La melodia accompagna il funerale del sovrano e la preparazione di una sorta di sacello con inginocchiatoi dove la corte s’alterna, fino a quando le nere figure delle cortigiane svelano una gallina vera e parte un lancio gioioso di uova d’oro fra le damigelle. È morto il re, viva il re! Il tutto sulle note – questa volta – della Passacaglia della Vita di Franco Battiato. Emma Dante e il suo teatro della visione e della fisicità urticante mettono in scena la leggerezza di una festa che confina con baratro del tragico e condannano la nostra misera natura umana. Non è cosa da poco. Il pubblico lo sa, accorre e festeggia la potenza del pensiero che solo il teatro – quello vero e non di intrattenimento – sa frequentare. 

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Mercoledì, 17 Aprile 2024 05:53

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