Frammenti dal Passato - Reminiscence Recensione

Frammenti dal passato - Reminiscence, la recensione: un fanta-noir che riflette ossessivamente sul passato

25 agosto 2021
3 di 5

Hugh Jackman, Rebecca Ferguson e Thandiwe Newton sono i protagonisti del film d'esordio di Lisa Joy, moglie di Jonathan Nolan e cognata di Christopher, anche autrice del copione originale. La tradizione del noir si mescola con risvolti distopici e con qualche tendenza mélo di troppo.

Frammenti dal passato - Reminiscence, la recensione: un fanta-noir che riflette ossessivamente sul passato

Non è il passato a perseguitarci. Siamo noi a perseguitare lui.
A dirlo è protagonista di Frammenti dal passato - Reminiscence, che si chiama Nick Bannister, ovvero Hugh Jackman.
Ce lo dice nel monologo iniziale in voce narrante che apre il film, e che ci fa subito capire che qui, nonostante l'ambientazione futuristica e distopica (la Miami di in un futuro prossimo dove le acque degli oceani si sono alzate, le guerre hanno allagarto ulterioremente il divario tra ricchi e poveri e il sole scotta troppo per vivere di giorno), siamo in territori puramente noir.

Nick non è proprio un detective privato, ma in qualche maniera ci si avvicina: nel modo in cui è capace di navigare tra i ricordi della gente, che poi è anche è il suo mestriere. E soprattutto è stropicciato e un po' tormentato in modo chiaramente chandleriano.
E in ogni noir che si rispetti, anche quelli futuristici, per ogni detective c'è una femme fatale: che qui ha il volto classico e affascinante di Rebecca Ferguson, si chiama Mae, canta nei locali con abiti che richiamano quelli della Gilda della divina Rita Hayworth, e ruba il cuore di Nick per poi sparire misteriosamente, e all'improvviso, nel nulla, lasciando l'uomo in preda a tormenti sentimentali da alleviare annegandoli nelle memorie invece che nell'alcool.
Tutto attorno, una vicenda di uomini ricchi, spietati e fedifraghi che rubano terreni con la violenza, di altre donne scomparse, poliziotti corrotti e spacciatori di droga.

Gli ingredienti alla base del noir, insomma, ci sono tutti. Ed è questa la forza del film scritto e diretto da Lisa Joy (moglie di Jonathan Nolan, cognata di Christopher e co-creatrice di Westworld), che pure vuole aggiungere un po' troppo alla sua ricetta, rischiando a volte di far afflosciare il film come i soufflé di Audrey Hepburn in Sabrina.
Rebecca Ferguson non avrà forse lo stesso carisma delle dive di una volta, ma è assai meno insipida come troppe sue contemporanee, e il physique du rôle giusto per fare la femme fatale ce l'ha eccome: Reminiscence s'illumina con la sua apparizione, e l'ossessione di Nick per Mae, alla fine dei conti, è del tutto credibile. Anche un po' per merito di Jackman, che alla dolenza bogartiana associa una vulnerabilità maschile tutta contemporanea.
Non fortissima nei dialoghi, Lisa Joy è brava nell'intreccio: a ricalcare modelli consolidati ricercando il classicismo della storia, ad intessere la vicenda della  scomparsa di Mae, e i tentativi di Nick di ritrovarla, con la storia di adulterio corruzione che fa da cornice alla loro vicenda. Peccato si distragga troppo, e inanelli troppi finali, e che in quei finali le note del melodramma sentimentale, sempre un po' stonate e presenti in sottofondo per tutto il film, risuonino più forti delle altre.
E alla fine, in questo strano miscuglio di riferimenti che vengono da capolavori come Chinatown, Blade Runner e Vizio di forma, anche l'elemento sci-fi, la presenza delle vasche dentro le quali i clienti di Nick si sdraiano per recuperare ricordi, e registrarli in video, è tanto utile narrativamente quanto, alla fine, ridondante, soprattutto esteticamente.

E però, è proprio lì che la Joy vuole andare a parare.
Alla nostra ossessione per il passato, al culto della nostalgia, e alle scelte possibili che ognuno di noi si trova a poter o dover fare: se metterlo da parte, il passato, per guardare al futuro, o se abbandonarcisi languidamente, nella consapevolezza che niente di meglio ci potrà essere.
Un ragionamento che la Joy chiude in maniera abigua, cerchiobottista, e nel complesso anche un po' pericolosa per il suo stesso film.
Perché se si guarda al presente, e al futuro che possiamo immaginare, anche nel cinema la tentazione di tornare a guardare ossessivamente indietro si fa fortissima. Perché guardare Reminiscence, e quel di po' buono che può avere, se possiamo immergerci estatici nel passato glorioso di film come Gilda, La fiamma del peccato, Il mistero del falco o La Signora di Shanghai?



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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