Fishbowl Wives Recensione: un drama giapponese sul tradimento su Netflix

Fishbowl Wives Recensione: un drama giapponese sul tradimento su Netflix

Dal Giappone arriva una storia di amori violenti e distruttivi, destinati a sfociare in rapporti adulteri, adattando una nota serie manga orientale.

Fishbowl Wives Recensione: un drama giapponese sul tradimento su Netflix
Articolo a cura di

Nel periodo di San Valentino parlare di tradimento non è proprio l'ideale (ma la tendenza pare proprio quella, come dimostra la nostra recensione di Fedeltà), eppure Netflix ha pensato bene di voler pubblicare la serie da otto episodi arrivata dal Giappone intitolata Fishbowl Wives. Un titolo particolare, originale tra le serie Netflix di febbraio 2022, che parte dal principio di voler indagare su storie d'amore che sembrano, all'esterno, di grande successo, ma che all'interno contengono delle storpiature che sfociano in quei rapporti violenti e nocivi, in particolar modo per la donna. Sempre di attualità, come argomento, la violenza domestica viene messa inizialmente al centro dello show, per poi sfociare in quello che sembra voler essere ben altro obiettivo: esaltare l'adulterio.

Sei storie lussuose, ma peccaminose

Fishbowl Wives racconta la storia di sei differenti donne, tutte giapponesi, che stanno attraversando un momento delicato della loro vita a causa di rapporti indigesti con i rispettivi mariti.

Oltre a essere infelici, alcune di loro subiscono violenze, finiscono per essere additate come il principale problema degli insuccessi dei mariti, altre non riescono a sentirsi più soddisfatte, sia sessualmente che sentimentalmente, a causa del modo in cui vengono trattate e, spesso, ignorate. Danzando intorno a una vita molto superficiale, con un grattacielo di lusso a fare da palcoscenico delle vicende che riguardano le coppie coinvolte, Fishbowl Wives mette a nudo quelle che a volte sono le storture dei rapporti tra moglie e marito che non sempre riescono a essere messe sotto la lente d'ingrandimento. Con una derivazione molto giapponese, riprendendo le principali tematiche che riguardano una cultura molto distante dalla nostra, la serie ci accompagna in otto episodi della durata di quasi un'ora, con l'ultimo leggermente più lungo, in cui ci ritroviamo ad affacciarci da una finestra che ci permette di avere una visione d'insieme su mondi che potrebbero apparentemente sembrare lontani e distanti.

Da un lato perché è il Giappone, un luogo in cui l'onore e il rispetto tra coniugi viene prima di tutto, soprattutto dalla moglie nei confronti del marito, dall'altro perché non sempre riusciamo a comprendere perché le violenze domestiche vengono nascoste e sottaciute, quando in realtà andrebbero denunciate e rese note. Pur avendo insita nelle sue intenzioni la chiara volontà di raccontare un fenomeno contemporaneo, troppo spesso Fishbowl Wives finisce per smarrirsi nell'erotico scontato, squisitamente giapponese, con scene di nudo parziale che pur rompendo il ritmo affliggente dei disastri familiari finiscono per sfociare nello scabroso e nel non necessario ai fini di ciò che si sta raccontando.

Il pesce rosso che evade dalla boccia

Protagonista dell'intera vicenda, nonostante le storie siano sei e altrettante siano le donne sotto ai riflettori, è Sakura Hiraga, una moglie solo all'apparenza felice della propria vita e del proprio rapporto coniugale.

Lavora in un salone di bellezza, ma il marito le impedisce di apparire e di mostrarsi ai clienti, lasciandola nelle retrovie: sarà l'incontro un venditore di pesci rossi a cambiarle la vita, comprendendo anche il senso di quell'animale al quale si affezionerà tanto, nella speranza di poter uscire dalla propria boccia di vetro. In questo il titolo della serie riesce nell'intento di raccontarci qualcosa che ha in sé un significato profondo: perché anche nel momento in cui la boccia finisce per rompersi, il pesce prova con tutte le sue forze a nuotare, nonostante attorno a sé non abbia più acqua. L'intera serie è tratta dal manga Kingyo Tsuma, scritto e disegnato da R. Kurosawa dal 2019 a oggi, con un totale di 9 volumi pubblicati. Si tratta di un adattamento fedele alle storie raccontate dall'autrice giapponese, che ha d'altronde partecipato alla scrittura del soggetto di serie, per mantenere la fedeltà all'opera originale molto alta.

Sebbene si cerchi con insistenza la costruzione di una dicotomia che metta dinanzi ai nostri occhi da un lato lo sfarzo e la ricchezza degli appartamenti allestiti dalle coppie e dall'altro il vuoto che si concretizza nel cuore di tutte le donne, Fishbowl Wives, come già detto, finisce presto per perdere di mira l'obiettivo. Sakura è chiaramente un pesce rinchiuso in una boccia, con il marito che finisce per picchiarla in maniera anche importante, ma sebbene ci sia la volontà espressa di farci vivere una storia di riscatto e di fuga riuscita, troppo spesso il regista Michiko Namiki si sofferma su delle scene di sesso ridondanti ai fini della trattazione.

C'è tanto delle contraddizioni tipiche della cultura giapponese: il pruriginoso modo di trattare e confrontarsi con il tradimento, con l'adulterio, ma anche la capacità di aver esautorato il tabù del sesso, che permette all'intera serie di mettere in scena momenti erotici ripetuti, anche se poco avvincenti. Registicamente, al di là di questi momenti erotici, nelle prime puntate in alcuni casi anche dialetticamente spinti, la serie incede molto su quelle che sono le stanze lussuose degli appartamenti giapponesi, alla ricerca sempre dell'anfratto che possa donare la sensazione di trovarci in un contesto quasi da Gossip Girl asiatico. Allo stesso modo ci siamo ritrovati spesso ad assistere a banchetti e incontri formali tra le diverse protagoniste, sempre attente a regalarci delle finestre sul mondo sfarzoso nel quale vivono.

Una degna contrapposizione con, invece, il mondo nel quale prende vita l'adulterio di Sakura, in un negozio di animali: l'ennesima dicotomia di una serie che vuole creare un contrasto tra l'apparenza e ciò che invece si nasconde all'interno di un cuore spezzato. In questo adulterio si denota anche la volontà, da parte degli autori, di esaltare la fuga del pesce rosso dalla propria boccia, pur svincolando sull'erotismo eccessivo. Un'altra problematica che, inoltre, si aggiunge all'intera serie è la mancanza del doppiaggio in italiano: quando un'opera giapponese dev'essere seguita in maniera attenta e dettagliata ci si ritrova sempre dinanzi a delle storture dialettiche.

Nello specifico, avrete la possibilità di guardare la serie con le voci originali e i sottotitoli in italiano, opzione che vi consigliamo, oppure di guardare il tutto con un doppiaggio in inglese, che si scollerà presto dai sottotitoli italiani, che seguono, invece, i dialoghi originali. Un'operazione che in alcuni dettagli farà perdere dei concetti e andrà a semplificare quelli che sono momenti clou della serie, soprattutto nelle offese che Sakura dovrà incassare - insieme agli schiaffi - da parte del marito.

Fishbowl Wives Fishbowl Wives è una serie con delle premesse molto interessanti, soprattutto nella sua intenzione di voler mettere a nudo le difficoltà che spesso le donne trovano nel voler evadere da un rapporto nocivo e molesto. Le premesse, però, non vengono rispettate in pieno, con l'obiettivo leggermente disassestato su scene erotiche e sulla volontà di far emergere un lato drama tipicamente asiatico che pervade tutta la narrazione con una patina da mondo fatato ingiustificato. Da show di denuncia a mero racconto di sfarzo e lusso inficiati da eventi spesso morbosamente ancorati a una cultura molto distante dalla nostra, che però non ci viene mostrata al meglio. Una grande occasione persa, alla quale resta solo il piacere del sogno romantico di un amore catartico che sboccia quando ne finisce uno molesto.

5