Osho, il santone che sbeffeggia tutti (e si ferma solo davanti a una cosa)

Federico Palmaroli sceneggiatore della serie "IL SANTONE 2 – #lepiùbellefrasidioscio", racconta come è nato il suo Osho e l’unica cosa davanti alla quale si fermerebbe

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Sara Gambero

Giornalista esperta di Spettacolo e Lifestyle

Una laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia del Cinema. Appassionata di libri, film e del mare, ha fatto in modo che il lavoro coincidesse con le sue passioni. Scrive da vent’anni di televisione, celebrities, costume e trend. Sempre con un occhio critico e l'altro divertito.

Federico Palmaroli, mente e autore di Le più belle frasi di Osho, fenomeno social da 2 milioni di follower e sceneggiatore della serie tv IL SANTONE 2 – #lepiùbellefrasidioscio (da venerdì 19 aprile 2024 in esclusiva su RaiPlay) ci racconta come e quando è nato Osho, ciò che gli ha dato più soddisfazione in questi anni e l’unica cosa davanti alla quale il santone più dissacrante del web si fermerebbe.

Quando e perché avete deciso che Osho potesse fare il salto in tv?
Era un’idea che ci era piaciuta, quella di un uomo semplice, di periferia, calato nella realtà romana ma con un carisma particolare che lo facesse diventare all’improvviso una guida spirituale. Sapevo che sarebbe stato molto diverso dalle vignette: il contrasto tra l’immagine del vero Osho e la battuta in romanesco, che c’è sui social, non ci sarebbe stato. Ma mi piaceva l’idea del personaggio anonimo, che improvvisamente, indossando una tunica, diventa altro. L’abito che fa davvero il monaco.

Osho è famosissimo in tutta Italia: la sua romanità non l’ha limitato, anzi. Te l’aspettavi?
Quando ho cominciato, anni fa, avevo aperto la pagina Facebook solo per fare un esperimento, senza nessuna ambizione. Ho cominciato a fare queste vignette in cui l’immagine istituzionale di Osho parlava in romano. Certo, era un momento in cui la viralità di Facebook era sicuramente maggiore di oggi, in piena esplosione, e il successo è stato immediato e inaspettato.

Perché proprio Osho?
Mi capitava di avere davanti spesso, proprio su Fb, la pagina (seria) sulle frasi di Osho e mi è venuto in mente di farne una parodia. Manco sapevo chi fosse Osho: solo che c’era un santone dietro, ma la realtà è che è nato tutto “a cazzeggio”. Il successo è stato immediato ma da lì a pensare che addirittura ne sarebbe nata una serie…

Quale è stata la vignetta in assoluto che ti ha dato più soddisfazioni e quella che le ha creato più problemi?
Maggiori soddisfazioni me le hanno date tutte quelle legate alla crisi del governo giallo-verde. C’era molta attenzione in quel momento, visto che era inviso sia a destra che a sinistra, quindi perculando ho messo d’accordo tutti.

E problemi?
Problemi devo dire mai avuti, non ho mai scatenato polemiche o creato casi, al di là dei soliti estremisti che si risentono per tutto.

Dal Papa a Macron, dalla Meloni a Putin eKim Jong-un: c’è qualche personaggio che non riesci a prendere in giro o non ti fa paura nessuno?
Nessuno, perché fondamentalmente non faccio mai battute aggressive. Ci sono personaggi che mi ispirano di più, ovvio,  ma la mia presa in giro è sempre come se la stessi facendo ad un amico. Non c’è mai cattiveria e non può nascerne livore. È proprio la mia cifra umoristica.

Che hai sempre avuto o scoperto con Osho?
Ho riportato nelle vignette lo stesso  umorismo che uso nel mio gruppo di amici. La battuta in romanesco la riporto lì e la faccio pronunciare da Osho. Per questo i protagonisti delle mie vignette non se la sono mai presa, anzi sono stati spesso complimentosi.

Il Papa non ti ha ancora chiamato?
Ancora no. Ancora…

Ti sei schierato più volte contro il politicamente corretto, pensi sia davvero la morte della satira?
Sì. Ci sono alcune battute che suscitano orrore per niente, ormai se dici che le donne non sanno guidare sei sessista. Ma le abbiamo sempre fatte. Così come quando le donne dicono che gli uomini appena hanno 37 di febbre sembra che debbano morire. Ma è la realtà, rientra tutto nel cazzeggio tra uomo e donne, nello sfottò di genere, ma ormai non si può dire più nulla, tutto è diventato un problema. Ecco, quelle forme estreme di politicamente corretto legato alle differenze di genere, che comunque è innegabile che ci siano, non le sopporto.  Sono stereotipi, è vero, ma lo stereotipo è pur sempre un concetto verosimile che la satira per natura esaspera. Non c’è niente di male.

Nessun limite quindi?
Beh certo se tu mi chiedi  se è politicamente scorretto ironizzare sulla morte di qualcuno, ti dico forse no, forse sì. Io personalmente per quello che è la mia educazione, e il mio buon gusto, evito.

Ai tempi del terremoto di Amatrice creò polemica la vignetta di Charlie Hebdo sull’Italia (“Lasagne all’italiana”, con il disegno dei morti). Non era la prima volta che Hebdo finiva al centro della polemica per vignette così ciniche. C’è un limite oltre il quale non si deve andare?
A me quel tipo di satira non piace, poi certo i puristi della satira direbbero che la satira è comunque feroce e non guarda – non deve guardare –  in faccia nessuno. La verità è chiunque faccia satira ha una propria storia ed educazione personale che lo porta a fare delle scelte.

L’ispirazione è forte come all’inizio o negli anni è cambiata?
Ovviamente prima mi divertivo di più. Quando lo fai solo per cazzeggio e crei quando ti va è un conto, quando c’è una aspettativa, hai dei contratti da rispettare e devi farlo per forza, ovvio che la creatività ne risente. Poi ovviamente ci sono degli eventi che mi appassionano di più e atri meno.

Tipo?
Per esempio quando c’è qualche vicenda legata agli animali, penso all’orso in Abruzzo o al leone di Ladispoli, sono talmente lontane dalla politica e fuori dagli schemi e ai temi tradizionali che mi danno molta ispirazione.

Paolantoni, interprete della serie, ha scherzato sul suo santone cialtrone e detto come gli attori siano l’emblema della cialtroneria. Quanti ce ne sono nel mondo dello spettacolo e in quello reale?
Ma sai, l’attore è cialtrone perché interpreta un ruolo, finge per professione (non a caso si dice fiction) e il pubblico lo sa. Diverso è il caso dei tanti “santoni” del mondo reale che si prendono gioco delle persone facendo leva sulla loro buona fede (o disperazione). Bisogna sempre stare attenti a queste figure soprattutto quando ci sono in gioco temi come la salute. Mentre un maestro spirituale come poteva essere Osho, al di là di alcune derive estremiste, dava solo dei consigli. E per chi ci crede, alla filosofia orientale, e riesce a vivere bene seguendo quei consigli, ristabilendo un equilibro con se stesso e il mondo, ben venga.

Ma allora non è vero che non lo conosci , il vero Osho, a differenza di quello che dicevi…
Eh alla fine qualcosa ho letto, ho dovuto. A forza de cercà foto…