C’è stato un momento in cui in Arabia Saudita una regina e le sue quattro figlie sembravano dover cambiare le sorti di tutte le donne arabe. La regina era Iffat al-thunayan (più nota come regina Effat) e le principesse si chiamano Sara, Latifa, Lolowah e Haifa. Non stiamo parlando di secoli fa, di storie da raccontare nelle favole delle Mille e una notte. Per inquadrare le loro vite e il contesto in cui si svolgono, pensiamo a un incontro del 1962 fra due potenti uomini politici che mette fine a una situazione incredibilmente anacronistica. Sono il primo ministro saudita, il futuro re Faysal, e il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, durante il quale il secondo chiede al primo di abolire la schiavitù nel suo paese. Il futuro re accetta, e in Arabia vengono liberate 1682 persone che vivevano prive di diritti civili, anche se tutto questo costò al governo un patrimonio di rimborsi ai "proprietari". Sembra surreale che nell’anno in cui le radio europee lanciavano Love me do dei Beatles, ci fossero ancora paesi con intensi rapporti internazionali in cui la schiavitù era legale. Ma l’unico re saudita ad accorgersi dell’assurdità di quella pratica è stato Faysal, che passerà alla storia per una serie di rotture con le tradizioni. La prima fra tutte: aver sposato una donna turca.

L’aristocrazia araba portava avanti due tradizioni pericolose: i matrimoni circoscritti all’interno della nobiltà locale e la poligamia. Le unioni fra consanguinei erano inevitabili anche per l’alto numero di fratelli e fratellastri in circolazione, re Faysal stesso ne aveva circa un centinaio perché il padre Abdulaziz teneva in casa ventidue mogli e un numero imprecisato di concubine. Faysal, che aveva perso la madre da bambino e aveva un’unica sorella di sangue, dapprima si adeguò, giovanissimo, sposando anche lui una cugina. Ma quando nel 1919 il governo britannico invitò il re Abdulaziz a visitare Londra, e il re impossibilitato mandò il principe Faisal, questo rimase in Europa cinque mesi ed estese la visita anche alla Francia. Era il primo reale dell'Arabia Saudita a visitare i due paesi e l’esperienza lo cambiò drasticamente.

Nel 1931 Faysal andò in pellegrinaggio alla Mecca e lì incontrò per la prima volta Iffat Al Thunayan, che era lì con sua zia per lo stesso motivo. Impensabile sperare in testimonianze del gossip dell’epoca che spieghino perché il principe 25enne sia rimasto colpito da una ragazzina di 15 anni, anche se al primo impatto l’aveva notata per i capelli nerissimi e gli occhi verdi. Ma la bellezza sarebbe stata sufficiente per farne una concubina, non una regina. Solo la biografia di Iffat può essere d’aiuto. Il nonno di Iffat, Abdullah bin Thunayan era un notabile della penisola arabica che per qualche motivo era finito a Istanbul e aveva sposato una donna circassa, Tazruh Hanim. I due avevano avuto tre figli e uno di questi, Muhammad, sposato con la turca Asia Hanim, ne aveva avuti due: Iffat e Zaki. Muhammad, però, era morto quando i due bambini erano piccoli e quando la madre aveva sposato un altro uomo la futura regina, orfana di padre, era stata affidata alle cure della zia Jawhara, che la sosteneva nella sua ostinazione a voler portare avanti gli studi per diventare insegnante. Quando Faysal la incontrò, Iffat parlava bene il francese e stava per ottenere il diploma di scuola superiore. Probabilmente, per il futuro re, una ragazza istruita e intraprendente, così diversa dalla moglie-cugina, rappresentava tutto ciò che aveva imparato nel viaggio in Europa. Secondo i frammenti di storia giunti fino a noi, pare che Faysal invitò subito in Arabia Saudita lei e la zia, e che poi i due si siano rivisti a Istanbul in occasione di un viaggio ufficiale. Quello che è certo è che l’anno dopo lui la chiese in moglie, la famiglia di lei accettò e si sposarono a Gedda. Andarono a vivere alla Mecca, Effat era praticamente tornata nella terra dei suoi antenati. Inizialmente la famiglia di lui non è entusiasta della giovane straniera. E straniera, Effat, lo era davvero. Non parlava una parola di arabo, lei stessa racconterà dopo che la prima visita nel Regno dell'Arabia Saudita era stato un incubo, non sapeva se il principe progettasse di farne una concubina o una sposa: “Non capivo bene cosa mi stesse riservando il futuro. Non parlavo arabo e non sapevo come affrontare questa nuova situazione. Quando sono arrivata, il principe Faysal mi ha chiesto galantemente se il nostro viaggio dalla Turchia all'Arabia Saudita ci aveva stancate e io non ho capito. Lui, pazientemente, me lo ha chiesto di nuovo ma per me era impossibile comprendere. Ora so che lui disse che avrei imparato”. È quello che è successo: Effat imparò l'arabo e il dialetto saudita in un tempo incredibilmente breve. Una volta presa padronanza della lingua, ha iniziato a informarsi su tutto ciò che riguardava il Paese e la prima domanda che ha fatto è stata: “scusate, ma dove sono le scuole?”. Effat era sbalordita: i ragazzi della sua età con un titolo di studio erano pochissimi, di ragazze quasi niente. Se ne lamentò col marito. Un altro uomo arabo, al tempo, le avrebbe ordinato di tacere, ma - anche se più avanti avrà altre tre mogli -, Faysal era un po’ diverso.

Iniziarono le riforme che hanno fatto passare alla storia il re Faysal, a cominciare dall’apertura dell’istruzione alle ragazze, che suscitò la disapprovazione dei conservatori. Ma se sua moglie aveva il titolo di studio per insegnare, voleva dire che ogni donna poteva prendere un diploma. In apparenza Effat sembrava una semplice consorte devota appassionata di giardinaggio, che amava la letteratura e che si occupava di crescere i nove figli che mise al mondo uno dopo l’altro. Nella realtà lei era la mente, e lui coglieva e metteva in pratica i suoi suggerimenti. Quando Faysal salì al trono nel 1964, affidò alla brillante moglie incarichi istituzionali riguardanti la condizione femminile in Arabia Saudita. Nel 1967, Effat iniziò a fare apparizioni pubbliche e a partecipare a eventi di stato, diventò presidente onoraria di molte organizzazioni dedite all'insegnamento dell'artigianato alle donne, all’assistenza delle famiglie bisognose, alle cure mediche gratuite e a corsi di letteratura. Negli anni '60 ha fondato la prima istituzione sociali in Arabia Saudita: l'Associazione per il benessere delle donne, a Gedda e a Riyadh, ancora esistenti. Ma è famosa anche per la scuola per sole donne che aprì nel palazzo reale, di cui era lei stessa la direttrice. Effat è stata così popolare al tempo che mise completamente in ombra le altre mogli del marito e viene citata con l’appellativo “regina” anche se era un titolo inesistente, in Arabia Saudita.

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La principessa Lolawh Al Faisal oggi

Dei nove figli di Iffat e Faysal quattro erano femmine, ma tutto quello che la regina aveva richiesto per le donne saudite doveva valere anche per loro? Mentre il numero di iscrizioni da parte di bambine alle scuole cresceva di giorno in giorno, la corte e il clero musulmano non erano d’accordo con le riforme sostenute dalla regina, e molte famiglie respingevano categoricamente le velleità delle figlie, proibendogli di studiare. Effat, invece, chiarì da subito che anche le sue quattro figlie, non solo i figli, dovevano essere padrone del proprio destino. Le ragazze furono tutte istruite a Losanna, in Svizzera, acquisendo un'apertura mentale e una raffinatezza maggiore rispetto alle principesse della generazione precedente, e diventarono tutte attiviste per migliorare la condizione della donna in Arabia Saudita. Il gioielliere Alberto Repossi, che negli anni 70 era tra i fornitori della famiglia reale, ricorda un aneddoto su Haifa, la più giovane delle quattro, che ricopriva incarichi di ambasciatrice a Washington per il suo paese, e che una volta lo convocò per mostrarle la collezione negli Usa. “Arrivato in aeroporto, gli incaricati alla sicurezza che mi prelevarono mi chiamavano tutti dottore. Pensavo fosse come a Roma, dove tutti fanno così, invece il segretario mi portò con la scorta al Day Hospital di Washington, una bellissima struttura medica in un grande parco, e ho scoperto che lì dentro, dopo aver attraversato i reparti, si arrivava con l’ascensore all’ultimo piano in quello che era a tutti gli effetti un hotel di lusso con la reception e la boiserie. Haifa aveva installato una dependance privata nell’ospedale in cui la principessa e i suoi parenti sauditi si ricoveravano quando avevano bisogno di cure, con le camere che erano delle suite in cui poteva dormire chi voleva restare col degente. La principessa mi aveva convocata perché una delle sue cugine stava per avere un bambino e il marito voleva farle un regalo. E io mostrai la collezione in una di queste incredibili suite”.

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Delle altre due, la principessa Lolowah bint Faisal al Saud ha sempre assistito sua madre nella supervisione della Dar Al Hanan School di Gedda, la prima scuola superiore femminile privata in Arabia Saudita e insieme alla madre e alla sorella Sara ha fondato l'Effat College che ora si chiama Effat University, un college no-profit per sole donne di cui ora è presidente Haifa bint Faisal Al Saud (e di cui vedete sopra il video promozionale). Proprio Haifa, nel 2001, è stata al centro di un incidente diplomatico che ne ha quasi compromesso la reputazione e le è costato un’indagine. Nell'aprile del 1998 un cittadino saudita residente in California le aveva scritto chiedendo aiuto economico per l'intervento alla tiroide alla moglie. Haifa – rispettosamente parlando – abboccò, e ha generosamente inviato all’uomo 15mila dollari. Dopo l’attacco dell’11 settembre alle torri gemelle, si scoprì che quell’uomo era di supporto alla cellula dei dirottatori e gli investigatori sono arrivati alla figlia di re Faysal, che ha dovuto provare la sua estraneità all’attentato (e che da allora fa controllare scrupolosamente ogni richiesta d’aiuto che riceve). E della regina Iffat, intanto, che ne è stato? Il 25 marzo del 1975, durante un grande evento internazionale a palazzo, di fronte a molti ospiti stranieri, il fratellastro di re Faysal, il principe Faisal bin Musaid, estrasse la pistola e gli sparò a bruciapelo. Il re fu condotto d’urgenza in ospedale ma non ci fu modo di salvarlo. Non si è mai saputo bene il motivo del gesto, pare si trattasse di una vendetta per la morte accidentale del principe Khalid bin Musaid, fratello di sangue dell’attentatore, durante una protesta per l’autorizzazione data dal re a iniziare le trasmissioni della tv nel Paese. Effat non si riprese mai dal trauma: dopo aver fondato il college ed essersi occupata della zia anziana fino alla morte, lasciò il paese. Neanche i suoi ex sudditi sanno esattamente dove andò, ma il gioielliere Repossi svela che si era trasferita a Windsor, in una bella residenza con vista sul castello della regina Elisabetta. Le sue figlie hanno continuato energicamente la sua opera, ma dopo la morte di re Faysal gli sforzi per migliorare la condizione femminile in Arabia Saudita hanno subito una battuta d’arresto. Effat è spirata nel 2000 all’età di 85 anni, per i postumi di un intervento chirurgico che non è riuscita a sostenere. La regina Effat non rilasciò mai interviste televisive, non ne esistono filmati, e di lei circola una sola foto in cui è ai margini dell’immagine, poco visibile, mentre è in classe nella scuola da lei fondata. Ma ancora oggi è il modello a cui fanno riferimento le donne saudite che sognano l’emancipazione. E che pregano per lei senza averne mai visto il volto.