And Just Like That...

La seconda stagione naviga un fiume pieno di insidie e correnti traditrici con qualche goffaggine e qualche evidente passo falso

Recensione di Paola Casella
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Carrie, Miranda e Charlotte, accompagnate dalle nuove compagne di avventura Seema, Nya e Lisa, sono alle prese con mille problematiche: la vedovanza di Carrie, la non binarietà di Miranda e la voglia di Charlotte di non essere più solo moglie e madre, ma anche l'incapacità di Seema di fidarsi del prossimo (soprattutto maschile), la dolorosa separazione di Nya e le ambizioni artistiche di Lisa. A queste si affiancano le problematiche dell'amico Anthony, combattuto fra dolorose assenze e nuovi incontri, e le difficoltà dei compagni delle protagoniste, in primis Steve, di tenere dietro alle loro evoluzioni.

Per tutti vale la sfida di confrontarsi con il passare del tempo e con le nuove priorità del presente, come la fluidità di genere, la correttezza politica, il predominio delle nuove tecnologie. E naturalmente i rapporti con gli altri, a cominciare dalle amiche di sempre per proseguire con partner e figli, propri e altrui. E come ampiamente preannunciato dai media, arrivano le clamorose rimpatriate dalle vecchie puntate di Sex And The City, ma anche alcune new entry e cammei di celebrità del mondo del cinema e della televisione.

La seconda stagione di And Just Like That... naviga questo fiume pieno di insidie e correnti traditrici con qualche goffaggine e qualche evidente passo falso, in primis il voltafaccia del personaggio di Miranda.

Miranda, infatti, passa dall'essere stata la donna in gamba sul lavoro e nella vita della serie ideata da Darren Starr e scritta e diretta da Michael Patrick King al diventare un pesce lesso pronta a "farsi piccola" con tutti, che ha abbandonato la brillante carriera per adattarsi a ruoli da stagista (!), nonché a farsi trattare a pesci in faccia dalla nuova compagna Che, forse il personaggio più odioso della nuova serie, e non certo per la sua omosessualità. Il personaggio che invece emerge con maggiore coerenza rispetto al passato è Charlotte, che rimane adorabile nella naiveté con cui affronta il mondo senza lasciarsene sconfiggere. In mezzo c'è Carrie, che da distrutta dal dolore nella prima serie è ora pronta ad avventurarsi di nuovo sul terreno accidentato delle relazioni.

And Just Like That 2 fa uno sforzo (a tratti involontariamente comico) di rimanere al passo con la correttezza politica a tutti i costi, con tanto di continue richieste di perdono per le possibili trasgressioni ("Non so se quello che sto per dire sarà appropriato, perciò perdonatemi"), ma non sembra fare uno sforzo altrettanto consapevole nel prevedere uno sviluppo dei suoi personaggi che non ruoti primariamente sulla imprescindibilità di un partner (e di un fallo), spesso riducendo tutto ad una ricerca di nuovi stimoli sessuali, invece che dedicarsi alla crescita identitaria personale dei personaggi. Le scene esplicite ci sono ancora, ma sono meno ironiche e molto più coreografate che in passato, e la provocazione maggiore arriverà dalla relazione fra Anthony e un nuovo amore, interpretato dall'attore italiano Sebastiano Pigazzi.

And Just Like That 2 non dimentica di fare omaggio ai topos della serie, iniziando dal galà del Met per proseguire con i Cosmopolitan, l'abito nuziale di Carrie e le sue scarpe e borse iconiche, nonché il product placement di ristoranti, negozi e locali pronti per il prossimo tour a tema. Rispetto alla prima stagione della serie si percepisce però un maggiore disagio, una crescente difficoltà a far fronte alle nuove tematiche e alla necessità di far apparire eternamente giovani le sei protagoniste over 50, di fatto mandando il messaggio che sia disonorevole invecchiare e non sembrare più una modella ventenne. Anche in questo è Charlotte a provare a raccontare l'adattamento ad un corpo che cambia.

Chissà se il possibile ritorno di Samantha in cui ci fa sperare il suo breve cammeo (peraltro palesemente intenzionato a mettere fine alle chiacchiere che vogliono Kim Cattrall in personale disaccordo con Sarah Jessica Parker), smuoverà le acque di questo fiume navigato con qualche disagio di troppo. E ci auguriamo che la terza stagione, già preannunciata e appesa al cliffhanger finale della seconda, si liberi della necessità di ricalcare SATC e si butti definitivamente nella scoperta di ciò che possono fare le donne (e gli uomini) nella loro terza età, magari prendendo spunto dal coraggio narrativo di una serie come Il metodo Kominsky.