Escape Plan - Fuga dall'Inferno Recensione

Escape Plan: la recensione del film con Stallone e Schwarzenegger

14 ottobre 2013
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Dopo l'assaggio con I mercenari, i due attori non sfigurano per niente in questo film carcerario che li vede protagonisti insieme per la prima volta

Escape Plan: la recensione del film con Stallone e Schwarzenegger

Leggere i cognomi di Sly e di Arnie capeggiare insieme sul poster di Escape Plan provoca un certo brivido. Di estasi o di nausea, a seconda di quale sia il sesso di chi guarda, se ha trascorso l’adolescenza negli anni ’80, se preferisce lo scoppio di una granata ad un’esplosione di fiori. Dopo l’operazione Expendables con cui Stallone ha riunito vecchie e nuove glorie degli action movies, tra cui anche Schwarzenegger battezzando il suo ritorno dopo gli otto anni di parentesi politica, suscita meno clamore la joint venture tra i due nonostante questo sia il primo film che li vede entrambi come principali protagonisti.

Lo spunto della trama è di culto: Sylvester Stallone interpreta Ray Breslin, un collaudatore di prigioni. Il governo lo paga affinché ispezioni i complessi carcerari facendosi detenere in incognito e ne dimostri la fallibilità semplicemente evadendo. L’uomo riceve il compito di testare una struttura top secret, una sorta di nuova Guantanamo di cui nessuno conosce la posizione geografica. Il sapore futuristico di questa prigione dove i detenuti sono alloggiati in gabbie di plexiglass trasparenti esaspera il concetto di cavie umane, malgrado la storia non ne approfitti. La direzione presa dal film è quella dell’urgente ricerca di una via di fuga, perché Breslin non sta lavorando. È stato incastrato. Deve mettere a frutto le sue conoscenze per salvarsi la pelle, ma stavolta non può farlo da solo.

Un tale di nome Rottmayer è il recluso da prendere a cazzotti per entrarci in confidenza. Lui può essere l’aiutante ideale di Breslin per trovare l’uscita. E viceversa. In quel ruolo Arnold Schwarzenegger sfoggia un capello brizzolato che non lo fa certo sfigurare, ma è un assolo in cui finge un esaurimento nervoso a diventare una scena madre. L’attore recita disperato il padre nostro in tedesco e qui ci si ricorda che quella è la sua lingua, che lo si sia sempre visto doppiato in italiano o recitante in inglese. I due attori non sono uno contro l’altro, come forse la fantasia dei quarantenni di oggi avrebbe voluto vederli anni fa. Collaborano, elaborano e complottano insieme contro il direttore dell’istituto interpretato da Jim Caviezel.

La regia dello svedese Mikael Håfström è innocua al punto giusto. Si concede un paio di momenti in cui strizza l’occhio ai fan di lunga data dei due attori inquadrandoli con espliciti omaggi al loro passato, in quelle sequenze (probabilmente) riscritte su di loro, perché di Loro si tratta. Escape Plan sarebbe stato forse un discreto film carcerario con un buono spunto anche se non ci fossero stati Stallone e Schwarzenegger. Rovesciando la medaglia, però, è il tono del film a perdere qualcosa proprio per la loro presenza. L’ironia tra le righe, perché ad una certa età è meglio non prendersi troppo sul serio, è ben dosata ma c’è troppa moderazione per essere una prigione segreta piena di terroristi e con carcerieri mascherati. Peccato, personaggi e sviluppo più brutali avrebbero giovato ad una storia come questa.





  • Giornalista cinematografico
  • Copywriter e autore di format TV/Web
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