Un discorso surreale, ma assolutamente verosimile

LA CROCIATA DELLA BUSIARDA (LA STAMPA) CONTRO GLI ALPINI

devono sfilare solo i marines


“Eh, madamin, va propri nen bin! Ha letto la busiarda? Pare che a Rimini gli alpini abbiano violentato decine di donne. La busiarda, insomma, spiega che gli alpini sono come i soldati di Putin. Ma non quelli russi, che già son grami. Gli altri, quelli che mangiano i ceci.. Sì, i ceceni. L’han detto anche alla tv di Berlusconi. Ma dove andremo a finire, di questo passo?”

Un discorso surreale, ma assolutamente verosimile. Perché per continuare a leggere la busiarda (ossia La Stampa) bisogna precipitare a questi livelli. E, per fortuna, i torinesi che acquistano il quotidiano diretto da Giannini sono sempre meno. Ciò che lascia qualche margine di speranza per un eventuale rilancio della città, precipitata nella qualità della vita un po’ meno di quanto sia crollato il livello del quotidiano locale.

Già, la busiarda. Ossia il quotidiano che ha impiegato 3 giorni per dare la notizia, obtorto collo, delle violenze sessuali ai danni delle ragazze in piazza Duomo, a Milano, a Capodanno. Ma in quel caso gli aggressori erano grandi risorse di prima o seconda generazione. Dunque, bisognava tutelare. Le vittime? Ma no, gli aggressori!

Ora, invece, la busiarda può sguazzare nell’attacco contro gli alpini, simbolo non solo di un’Italia che a Giannini fa schifo, ma soprattutto di quel Piemonte dove La Stampa è ancora radicata. Quel Piemonte montano, dunque arretrato, primitivo. Quel Piemonte che si ostina a parlare lingue sconosciute a Giannini. Già farebbe difficoltà a distinguere il piemontese dall’occitano, figuriamoci a comprenderlo.

Sfortunatamente per il cocco di John Elkann, le intollerabili violenze degli alpini paiono essere, tutt’al più, dei casi di catcalling (in inglese, così il direttore della busiarda è più contento). In pratica qualche apprezzamento non gradito. Ma c’è chi è andato oltre: un alpino ha osato posare – senza esplicito consenso scritto controfirmato da due testimoni – il cappello sul capo di una ragazza! Il criminale deve essere immediatamente identificato, deve ricevere il Daspo per impedirgli di ripresentarsi in Romagna, deve pagare decine di migliaia di euro per il suo folle gesto.

Ma, in fondo, basterebbe metter fine a questa esibizione folkloristica fuori tempo. Basta con le sfilate degli alpini o dei bersaglieri. D’ora in poi potranno sfilare solo le truppe statunitensi, perché se commettono reati non devono neppure affrontare un processo. E, insieme a loro, le esibizioni del gay-pride. Per la felicità di Giannini, degli Elkann, dei piemontesi che amano farsi sputare in faccia dal direttore del quotidiano che si ostinano ad acquistare.

Un Gay Pride e “valori occidentali”
Enrico Toselli

 

 

 

Fonte: ElectoMagazine dell’11 maggio 2022

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