Del Bono: «I lombardi oggi spendono 11 miliardi l’anno per curarsi E uno su dieci ci rinuncia» | Corriere.it

Del Bono: «I lombardi oggi spendono 11 miliardi l’anno per curarsi E uno su dieci ci rinuncia»

diPietro Gorlani

Il vicepresidente del consiglio regionale spiega le ragioni per cui il Pd sta raccogliendo firme per una nuova legge d'iniziativa popolare sulla sanità e attacca la giunta Fontana: «Serve un cambio radicale negli equilibri politici in Regione»

Una sanità più attenta ai territori. E che argini l’avanzata delle prestazioni a pagamento, visto che i bresciani già pagano di tasca propria un miliardo l’anno in visite e cure. Questioni prioritarie per il Pd lombardo che — dopo la bocciatura del referendum per abrogare la parte della legge sanitaria regionale che equipara sanità pubblica e privata — sta investendo molteplici energie nella raccolta firme per proporre una legge di iniziativa popolare per riformare la sanità (tutte le informazioni su www.lalombardiasicura.it). E sta battendo i territori per parlare delle falle del sistema sanitario regionale. L’ultima delle tante tappe è il 18 aprile al castello di Dello (ore 20,30) nella Bassa, alla presenza di Emilio Del Bono (vicepresidente del consiglio regionale), Miriam Cominelli (consigliera regionale), del segretario provinciale Pd Michele Zanardi e della responsabile provinciale sanità del Pd, Elena Ringhini.

Del Bono, in autunno avete aperto il sito www.conlasalutenonsischerza.it per raccogliere lamentele riguardo il servizio sanitario regionale. Quante ne sono arrivate?

«Alcune migliaia. E crescono continuamente. Brescia è la seconda provincia per numero di segnalazioni; riguardano principalmente i tempi biblici delle liste d’attesa. Fino a 7 anni fa la Lombardia era prima in Italia nel garantire i livelli essenziali d’assistenza (Lea): siamo scivolati al quarto posto, battuti da Emilia, Toscana, Veneto»,

Esami e cure in tempi ragionevoli sono sempre più a pagamento.

«Purtroppo sì. Do due dati macroscopici che emergono dai report di settore: i lombardi pagano di tasca loro circa 11 miliardi di euro l’anno di prestazioni sanitarie. Un miliardo solo i bresciani. Il sistema è veramente incrinato e il diritto alla tutela della salute è venuto meno: chi ha più risorse ha più certezze di essere curato. Altro dato choc: i lombardi che rinunciano alle cure e alle visite sono passati in 5 anni da uno su venti a uno su nove. Il 10% della popolazione rinuncia alle cure. Inaccettabile».

Risorse insufficienti?

«Indubbiamente. La spesa pro capite in sanità di Francia e Germania è più che doppia rispetto all’Italia. Ma non è solo questione di risorse. In Lombardia è l’organizzazione sanitaria voluta da Formigoni a presentare grandi falle. E le riforme Maroni e Moratti non sono riuscite a cambiare le cose. Regione su un bilancio annuale di 33 miliardi destina alla sanità 23 miliardi: di questi il 90% vanno alle strutture ospedaliere pubbliche e private, solo il 10% alla prevenzione, alla diagnostica sui territori, alla presa in carico dei malati cronici, degli anziani. E così abbiamo buoni ospedali ma non una buona sanità. E si arriva all’assurdo di non trovare nel bilancio 10 milioni per i caregiver che assistono i disabili».

Il Pnrr dovrebbe aiutare a colmare questo gap, con le case della comunità ma mancano medici e infermieri...

«Già 10 anni fa si sapeva che ci sarebbe sato un deficit del personale sanitario: non è stata fatta pianificazione. Va alzata la remunerazione di medici e infermieri se si vuole fermare la loro fuga in Svizzera mentre Bertolaso va a cercare infermieri in Sudamerica».

Il Pd sta raccogliendo firme per una legge di iniziativa popolare, per riscrivere la riforma sanitaria regionale.

«Nella riforma Formigoni del 2009 c’è l’equivalenza tra strutture pubbliche e private accreditate: si deve partire da lì. Noi vogliamo mettere la centralità del malato ma il sistema è talmente in crisi che non basta correggere alcune regole, serve il cambio degli equilibri politici di chi governa la Lombardia. Lo stesso assessore Bertolaso dice che la sanità lombarda presenta “elementi di anarchia”».

Bertolaso proprio oggi ha promesso che a Brescia il centro unico prenotazioni per le prestazioni sanitarie sarà attivo da settembre. È una delle richieste della vostra proposta di legge.

«Mah, bisogna avere molta fiducia. Il cup unico è previsto dal 2009».

Due settimane fa l’assessore Fermi ha annunciato i primi 274 milioni del mezzo miliardo promesso per ampliare l’ospedale civile.

«Speriamo. Ma sono passati 3 anni dall’annuncio della Moratti e siamo ancora allo studio di fattibilità. Ne passeranno almeno altri 8 prima di vedere la fine dei cantieri. Ritardare l’aumentata attrattività del primo ospedale della lombardia fa perdere intelligenze e professionalità».

Va ridimensionata la sanità privata a favore di quella pubblica?

«Regione deve decidere quali prestazioni private finanziare, deve avere indicatori più raffinati e differenziare strutture a scopo di lucro e non. Un esempio: Fondazione Poliambulanza è privata ma non essendo a scopo di lucro reinveste tutto l’utile in offerta sanitaria. Questo vale anche per diverse fondazioni che gestiscono le case di riposo».

Resta dirimente recuperare più risorse per prevenzione e personale sanitario.

«L’Italia paga 85 miliardi l’anno di interessi sul debito pubblico, una parte significativa a fondi internazionali speculativi. Serve un fondo dell’Unione Europea che si prenda buona parte del debito finanziando investimenti in welfare e sanità. Le democrazie stanno in piedi quando i diritti liberali stanno a fianco dei diritti sociali. Non dimentichiamocelo». pgorlani@corriere.it

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18 aprile 2024