Baby Reindeer, è tutto vero: su Netflix la terrificante storia dell'attore Richard Gadd
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Baby Reindeer, è tutto vero: su Netflix la terrificante storia dell’attore Richard Gadd

Il protagonista della serie ha realmente vissuto sulla propria pelle tutte le violenze narrate nella serie, dallo stalking al precedente trauma, legato a ripetuti abusi sessuali da parte di un altro uomo

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Tra le serie più viste questa settimana sulla piattaforma Netflix c’è Baby Reideer, miniserie in 7 episodi di natura autobiografica, interpretata in prima persona dal suo stesso protagonista, Richard Gadd. Ed è forse l’incredibile intensità del realismo e il coraggio dimostrato dal protagonista, pronto a sfidare la vergogna e il senso di colpa per sviscerare ogni dettaglio di questa torbida vicenda, a fare di questa serie un prodotto assolutamente unico, incomparabile rispetto a qualunque altro film o serie abbia mai affrontato il tema dello stalking. L’anomalia in Baby Reindeer non si esaurisce così semplicemente nel fatto che l’oggetto dell’ossessione e delle persecuzioni sia un uomo. Piuttosto, a toccare il cuore degli spettatori è l’onestà di quello stesso uomo, pronto a mettersi totalmente a nudo, re-inscenare i più terrificanti traumi della sua esistenza, perché questa storia possa aiutare qualcun altro.

[attenzione, l’articolo potrebbe contenere spoiler]

Scrivere per guarire, uscire dall’ombra, elaborare i traumi e ammettere anche i sentimenti e le sensazioni meno nobili ed edificanti. Così potremmo tentare di riassumere l’operazione messa in atto da Richard Gadd attraverso Baby Reindeer, e prima con il suo spettacolo teatrale, vincitore nel 2016 del Festival di Edimburgo, Monkeey See Monkey Do. Quello che è assolutamente anomalo in questo racconto autobiografico è proprio la totale assenza del tradizionale dualismo vittima-carnefice, già che l’oggetto di stalking si mostra di volta in volta come un uomo debole, tormentato, a volte perfino lusingato dalle ossessive attenzioni della sua stalker Martha, interpretata dalla bravissima Jessica Gunning.

«Lo stalking in televisione tende a essere molto eccitante: alcune produzioni lo rendono sexy. Ma lo stalking è una malattia mentale. Volevo davvero mostrare le sue diverse fasi, mostrando caratteristiche umane mai viste in Tv» ha dichiarato Richard Gadd al The Guardian, ricordandoci quanto la realtà sia lontana dai cliché in stile Attrazione fatale. E con grande coraggio, nella serie l’attore e commediografo racconta anche la sua disperazione, la depressione e gli istinti auto-distruttivi che gli hanno in qualche modo impedito di reagire all’invasione operata dalla sua stalker in ogni ambito della sua esistenza.

Stiamo parlando di un totale di 41.071 e-mail, 350 ore di messaggi vocali, 744 tweet, 46 messaggi su Facebook prima che fosse bloccata e 106 pagine di lettere, oltre alle chiamate e le persecuzioni nei confronti dei suoi genitori e la sua ex fidanzata, l’aggressione alla donna trans che l’attore stava frequentando, gli appostamenti quotidiani presso la sua abitazione e le incursioni nei club dove Richard Gadd cercava di esibirsi come stand-up comedian. La frustrazione dell’attore che non riusciva a trovare successo e si accontentava di lavorare in un pub, l’insicurezza e la sua personale disperazione hanno certamente contribuito ad alimentare questa dinamica malata.

Ma la serie Baby Reindeer non si limita a mostrare i veri messaggi e le vere mail della stalker. L’attore sceglie infatti di arrivare fino in fondo, raccontando il precedente trauma che è una premessa fondamentale della vicenda: con la promessa di fare di lui una star, uno sceneggiatore aveva infatti abusato ripetutamente del ragazzo, arrivando a violentarlo mentre era sotto l’effetto degli acidi.

Questa serie auto-biografica racconta in modo assolutamente chiaro, diretto e impietoso l’incapacità di reagire del protagonista e il magma della vergogna e dei sensi di colpa. Ma soprattutto, lascia ampio spazio alla compassione e alla pietà umana, mostrando anche la solitudine di questa donna disturbata, gravemente obesa, nonché l’inadeguatezza della polizia, che nonostante numerose denunce e condanne precedenti non mette fine alla persecuzione finché non arrivano minacce esplicite di violenza fisica. Ma il dramma della violenza psicologica e della pressione operata dagli stalker nei confronti delle loro vittime viene messa a nudo con tanto realismo che la serie sta registrando un successo straordinario, in Italia e nel mondo.

Oltre a lavorare come attore e sceneggiatore (ha scritto anche alcuni episodi dell’acclamata serie Netflix Sex Education), Richard Gadd resta anche impegnato come attivista di We Are Survivors, associazione inglese impegnata ad aiutare bambini, ragazzi e uomini vittime di abusi e violenze sessuali.

E voi avete già visto Baby Reindeeer su Netflix? Cosa ne pensate? Fatecelo sapere, come sempre, nei commenti.

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