C’è stato un tempo in cui per una ragazza sposare un principe era la massima aspirazione possibile, sostenuta da un numero incalcolabile di favole che puntavano al finale con le nozze. Per par condicio, ci sono anche favole in cui sono i commoner a sognare di sposare una principessa, come Aladino. E poi c’era una ragazza di nome Elizabeth Angela Marguerite Bowes-Lyon così disinteressata a questi sogni da rifiutare per due volte di sposare il principe Albert Frederick Arthur George, bello, gentile timidissimo e fratello dell’erede al trono del Regno Unito. La storia d’amore tra Elizabeth Bowes-Lyon e re Giorgio VI inizia così, con un due di picche. Solo più avanti, la coppia che darà vita alla stirpe dei Windsor scoprirà di avere molte affinità, ma affronterà una grande differenza: lui era destinato a morire prematuramente, lei a sopravvivergli molto oltre l’età media degli umani. Ma prima di tutto questo hanno fatto parte di molti eventi storici importanti che hanno anche cambiato i loro destini.

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Elizabeth Bowes-Lyon è nata il 4 agosto del 1900 ma non si sa come e dove. Secondo la leggenda sua madre, Cecilia Cavendish-Bentinck l’ha data alla luce su una carrozza ambulanza che la stava portando in ospedale dalla casa di Belgrave a Londra, dove viveva la famiglia. Ma la bambina fu registrata all’anagrafe di Hitchin, nell’Hetfordshire sei settimane dopo, e quella è la città riportata sui suoi documenti. A dimenticare di registrarla fu il padre, lo scozzese Lord Glamis, che sarebbe diventato il 14esimo Conte di Strathmore e Kinghorne quando Elizabeth aveva quattro anni. Si trattava di una casata dalle discendenze eccezionali: nell’albero genealogico figurava anche il nome del rinomato re scozzese Roberto I. Elizabeth è stata istruita in casa, al castello di Glamis, ma ciò non vuol dire che sia stata cresciuta nella bambagia, tutto il contrario: "Il dovere è l'affitto che paghi per la tua vita", era solita ripeterle sua madre Cecilia.

Ma prima di tutto ciò, nello York Cottage di Sandringham Estate, il 14 dicembre del 1895, era nato il secondogenito di Mary di Teck e del principe Giorgio, duca di York e nipote della regina Vittoria, la sovrana in carica. Il 14 dicembre era un giorno infausto per la famiglia reale dei Sassonia-Coburgo-Gotha, l’anniversario di morte dell’amato consorte della regina Vittoria, il principe Albert. La regina era così turbata dalla notizia della nascita che si decise di renderle omaggio dando al bambino il nome Albert. Da subito, tutti lo chiameranno “Bertie” e visto che le complicazioni erano riservate al fratello Edoardo, l’erede al trono, la sua infanzia sarebbe stata tranquilla se non avesse sofferto di disturbi alla digestione, di ginocchio valgo e di balbuzie. A 14 anni fu mandato a studiare al Royal Naval College e anche se aveva i voti più bassi di tutto il corso, ed era molto timido, riuscì a portare gli studi fino in fondo grazie all’aiuto di un compagno che gli faceva da tutor e che, alla fine del corso, gli regalò un set di cucchiaini in una lega speciale che si scioglieva nel tè caldo. Prima di imbarcarsi su una nave militare, nel 1913, Bertie provò i cucchiaini a Sandringham e il padre, che nel 1910 era salito al trono col nome di Giorgio V, non fu molto entusiasta dello scherzo.



Quando, a seguito dell’assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este l'Impero austro-ungarico dichiarò guerra alla Serbia, Elizabeth Bowes-Lyon era in Scozia. Si formarono i due schieramenti, gli Imperi Centrali e gli Alleati, che avrebbero portato l’Europa nel disastro della Prima Guerra Mondiale e il Regno Unito si schierò con i secondi proprio nella settimana del 14esimo compleanno della ragazzina. Con la guerra, il Castello di Glamis fu trasformato in un ospedale per i feriti e la giovanissima Elizabeth si prestò ad assistere medici e infermiere, sempre fedele al motto insegnato dalla madre. Quattro dei suoi nove fratelli erano arruolati e il più grande, Fergus, perderà la vita nella battaglia di Loos. Nel frattempo, la carriera militare del suo futuro marito 19enne si era interrotta a causa di un attacco di appendicite. Albert fu ricoverato e operato e passò qualche mese prima che potesse unirsi alle truppe in guerra. Recuperò il tempo perso in seguito, quando si guadagnò una menzione speciale per il coraggio dimostrato nel 1916 nella Battaglia dello Jutland, la più grande battaglia navale dell’intero conflitto. Nel 1917 Bertie era già di nuovo fuori uso, operato di ulcera. Ma tornò ancora in campo, stavolta come pilota della RAF. Se i veri coraggiosi sono quelli che pur avendo molta paura si lanciano nella mischia, probabilmente il principe Albert rientrava nella categoria, almeno fino a quando il suo fisico non tirava il freno.

Nel 1918, Elizabeth Bowes-Lyon compì 18 anni e Albert la rivide al suo debutto in società. La conosceva bene: a cinque anni, il principe aveva seguito la madre in visita da Lady Cecilia pochi giorni dopo il parto e avesse visto la futura moglie nella culla, e negli anni dell’infanzia lui e il fratello Edward avevano giocato spesso con lei e i suoi nove fratelli. Ma quando la rivide cresciuta, ne rimase folgorato. Tornato a casa confidò alla madre di aver preso una cotta devastante per lei. La regina Mary si recò quindi al castello di Glamis con la scusa di visitare lady Cecilia, ma con lo scopo di vedere questa ragazzina di cui il figlio non smetteva di parlare. Non ebbe dubbi: così forte di carattere e piena di salute, Elizabeth sarebbe stata perfetta per il suo timido e balbettante secondogenito.

Quello che Mary di Teck non sapeva è che Elizabeth aveva già una cotta per un altro dei suoi figli, il quinto, George, futuro duca di Kent. Quando lo scoprì, la regina fece in modo che il ragazzo restasse alla larga da lei. Ma questa si invaghì immediatamente di un altro giovane, James Gray Stuart, figlio del 17esimo conte di Moray. Mary di Teck dovette intervenire ancora, facendo in modo che James finisse a svolgere incarichi per la Corona il più lontano possibile, in Oklahoma. Mary di Teck era così convinta che Elizabeth Bowes-Lyon fosse la donna giusta per il figlio che nel 1921, prima di dover svuotare il regno di ogni possibile pretendente, lo sollecitò a corteggiarla. Albert, che era ormai cotto a puntino, andò da Elizabeth nella primavera del 1921 e la chiese in moglie. Ma lei, che aveva una lista di pretendenti lunghissima, declinò graziosamente l’offerta. “Ho paura che sposando il figlio del re non sarò mai più di libera di pensare, parlare e agire come voglio davvero", si giustificò.

Per il giovane Albert fu un dramma: non aveva più nemmeno bisogno del pungolo della madre per giurare a se stesso - probabilmente in lacrime - che quella era l’unica ragazza che voleva sposare. Lei però aveva dalla sua parte il padre che l’aveva sempre messa in guardia sul rischio di invischiarsi in relazioni sentimentali con i membri della royal family. Il povero, balbettante Albert era invece spalleggiato, come si usava al tempo, da una paraninfa, lady Mabell Ogilvy, contessa di Airlie, che ordiva le occasioni per farlo incontrare casualmente con quella che, ormai introdotta nei salotti dell’aristocrazia, era la it-girl del momento. Albert si recò di nuovo a Glamis nell’autunno del 1922 per le nozze di una delle sorelle di Elizabeth. Tutti facevano il tifo per lui. Uno degli amici comuni della futura coppia, l’ereditiere Henry Channon, detto Chips, finse di saper leggere le carte e predisse a Elizabeth un futuro al fianco di un uomo che dalla descrizione era precisamente Albert. Elizabeth ne rise molto. Albert, stordito dalla sinistra atmosfera del castello di Glamis, ammantato da leggende di fantasmi e mostri, si fece coraggio e la chiese in moglie una seconda volta. Elizabeth rifiutò ancora, presa dalla vita leggera e felice che stava vivendo a 20 anni. Segretamente, stavolta provò però una fitta al cuore nel leggergli in faccia la delusione. Da quel momento non fu solo Albert a sentirsi tormentato. Mentre lei cominciava a vacillare, la famiglia di lui lo incitava a non demordere: “Saresti davvero, davvero fortunato se quella ragazza accettasse di sposarti”, gli disse una volta persino il re, suo padre, mentre la madre confidava alla contessa di Airlie la sua pena nel vedere il figlio così sconsolato.


Albert rimase in attesa, innamorato e presente, ma mai insistente e molesto. Friendzonato, si direbbe ora. Quando il Daily Mail del 5 gennaio 1923 pubblicò il gossip secondo cui Elizabeth stesse per fidanzarsi con suo fratello Edward, Bertie non vi prestò attenzione. È più probabile, invece, che una confidenza di Elizabeth a un’amica su ciò che cominciava a provare per quel tenero e impacciato principe, fosse arrivata alle sue orecchie con un passaparola. Albert annunciò ai genitori che ci avrebbe riprovato ancora. La mattina del sabato 13 gennaio si recò a St. Paul's Walden Bury, una splendida dimora di campagna di proprietà dei Bowes-Lyon, nell'Hertfordshire, ed Elizabeth accettò di fare una passeggiata con lui nei rinomati giardini della residenza. Albert si fermò, prese il coraggio a quattro mani, trasse un profondo respiro per non balbettare, e la chiese in moglie per la terza volta. Quando lei rispose di sì credeva si trattasse di uno scherzo. Elizabeth confiderà poi alle amiche di essersi accorta che la paura dell’impegno che avrebbe assunto, sposando il figlio del re, era di gran lunga minore della voglia che aveva di renderlo felice. Rientrati a casa, Albert inviò un telegramma ai genitori in cui era scritto solo “All right. Bertie”.

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Il fidanzamento fu annunciato due giorni dopo. Albert scrisse una lettera piena di gratitudine alla contessa di Arlie per ringraziarla di tutto quello che aveva fatto e delle tante volte in cui aveva parlato bene di lui con Elizabeth: “il mio più grande sogno si sta realizzando, questo fidanzamento è la cosa più bella che mi sia mai accaduta”, le scrisse lui, pazzo di gioia. La famiglia reale si precipitò letteralmente nei preparativi delle nozze per paura che Elizabeth cambiasse idea e la data fu fissata per il 26 aprile di quello stesso anno. Ma Elizabeth non aveva alcuna intenzione di cambiare idea. Albert fece dono a Elizabeth di un anello di fidanzamento con zaffiri e diamanti, ma siccome non era di suo gusto lei gli chiese di cambiare lo zaffiro con una perla. L’alta società accolse con stupore la notizia, nessuno si capacitava del perché la ragazza più glamour del Regno Unito stesse per sposare il membro più maldestro dell’aristocrazia inglese.

A marzo i due fidanzati si recarono a Edimburgo per visitare la pasticceria McVitie & Price (quella che ora è la fabbrica dei biscotti Digestive) dove si sarebbe preparata la torta nuziale decorata con gli stemmi degli sposi in pasta di zucchero. Per l’abito, Elizabeth si rivolse alla sarta di corte, Madame Handley-Seymour. Rubando qualche idea da Coco Chanel, studiarono insieme un modello perfettamente anni 20 a vita scesa e dalla silhouette a candela, in moiré di chiffon della stessa nuance d’avorio del velo in pizzo prestato dalla regina, tempestato di applicazioni in lamé e perline in pasta d’oro e d’argento. Due piccoli strascichi in pizzo di Nottingham scendevano giù dalle spalle e uno dai fianchi. Il Times lo descriverà come "il più semplice abito da sposa mai realizzato per un matrimonio reale” e il prototipo realizzato dalla sarta per la prima prova verrà venduto per 3500 sterline, cifra ingente per i tempi. Sulla testa, Elizabeth scelse di non indossare la tiara ma solo una ghirlanda di mirto per tenere fermo il velo. Il mirto era la pianta simbolo tradizionale dell’amore e della costanza delle spose reali. Anche il bouquet era semplice, composto da rose e mughetti. Le cose sarebbero andate molto diversamente, più formali, se solo si fosse immaginato che Elizabeth sarebbe diventata la moglie del re.

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La mattina del 26 aprile Elizabeth Bowes-Lyon lasciò la casa londinese dei suoi genitori al numero 17 di Bruton St per correre all'Abbazia di Westminster. Poiché l’abito aveva le maniche corte ed era un aprile molto fresco, portava sulle spalle una mantellina di ermellino. Ad attendere la sposa c’erano otto blasonatissime damigelle, mentre lo sposo era insieme agli altri ufficiali della RAF con cui aveva militato durante la guerra. Con queste nozze, Albert ed Elizabeth diedero vita a due tradizioni che la famiglia reale ancora porta avanti. La prima riguarda gli anelli nuziali realizzati in oro 22k della miniera di Clogau St. David, da quel momento commissionati sempre lì. La seconda fu una decisione inaspettata della sposa che, approfittando dello svenimento di uno dei chierichetti in processione davanti a lei mentre entrava, si spostò di qualche metro dal corteo e lasciò il bouquet sulla tomba del milite ignoto per rendere omaggio al fratello Fergus caduto in guerra. Oggi le spose reali seguono il suo esempio, ma ve lo lasciano dopo la cerimonia. Il principe Albert ed Elizabeth Bowes-Lyon erano marito e moglie, ma le critiche proseguivano. L’arcivescovo di Canterbury, uno dei celebranti delle nozze, scrisse in una lettera a un amico: “non si può che essere dispiaciuti per la piccola Elizabeth, prigioniera da ora in poi delle restrizioni di una famiglia reale: che brutto destino per una figlia di Glamis”.

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Il ricevimento nuziale, organizzato dallo chef Gabriel Tschumi, si tenne a Buckingham Palace e il menù consisteva in salmone, agnello, asparagi e fragole. Infine, la grande torta da Edimburgo. Poi la coppia partì per la luna di miele nella residenza di Polesden Lacey, nel Surrey, ma presero entrambi una brutta bronchite e dovettero ritirarsi quasi subito in Scozia per curarsi. E lì, Elizabeth si prese una lavata di capo: ingenuamente, aveva rilasciato un’intervista al Times prima delle nozze e sia re Giorgio che la regina Mary dovettero spiegarle che i membri della famiglia reale “non fanno queste cose”. Re Giorgio le disse che il Times era “fetida cartaccia” e che per questo non lo leggeva mai. La coppia diede poco peso all’incidente: in fondo erano membri secondari della famiglia. Elizabeth si era innamorata davvero di quel ragazzo balbettante e solo in seguito i due si renderanno conto di quanto fossero stati fortunati a incontrarsi prima che gli eventi precipitassero. I matrimoni reali, fino a quel momento, erano serviti a rafforzare i legami fra le monarchie e se si fosse immaginato che Albert era destinato a diventare re non gli sarebbe mai stato permesso di sposare la figlia di una famiglia aristocratica britannica minore. Dopo di loro, diventerà una consuetudine.

I primi 13 anni del loro matrimonio, da duchi di York, furono il paradiso. L’opinione pubblica li lasciò in pace, concentrata nell’attesa delle nozze più importanti, quelle dell’erede al trono Edoardo che non arrivavano. Così potevano godersi i loro privilegi senza stravaganze. Nel Natale del 1925 lo scrittore Alfred Duff Cooper osservò Albert ed Elizabeth, incinta di cinque mesi, fare il loro ingresso a teatro, a Londra. Fece notare a sua moglie Diana, al suo braccio, come apparissero felici e innamorati, ed era vero. Su incoraggiamento della moglie, Albert aveva iniziato a curare i suoi problemi di balbuzie dal terapista Lionel Logue, storia raccontata nel film Oscar del 2010 Il discorso del re, e grazie ai miglioramenti aveva potuto accettare la presidenza della Industrial Welfare Society e un ruolo organizzativo nei campi estivi per ragazzi provenienti da famiglie disagiate. Nel 1926 nacque la loro prima figlia Elisabetta, e nel 1930 la seconda, Margaret. Nulla turbò le loro vite fino al 1936. Il 20 gennaio morì re Giorgio e il trono passò al fratello maggiore di Albert, Edward VIII. Quello che accadde dopo, si sa. L’11 dicembre dello stesso anno, non potendo sposare la divorziata americana Wallis Simpson, Edward abdicò e lo scettro passò in mano al timido Albert. La profezia di re Giorgio V secondi cui “Edward si rovinerà in meno di 12 mesi”, si era avverata.

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Albert salì al trono col nome di George VI. Fece questa scelta per mostrare continuità con l’opera del padre e per rinsaldare la fiducia dei sudditi nella monarchia, dopo lo scandalo del fratello. Intorno a lui si dispiegò un apparato di sostegno fortissimo. Andando contro il protocollo, la regina madre Mary di Teck fu presente all’incoronazione per infondergli coraggio. Mai come in quel momento la regina ringraziò il cielo di averlo spinto a sposare Elizabeth, che sarebbe stata il suo sostegno più solido nei tempi duri che li attendevano. Hitler era salito al potere, la Seconda Guerra Mondiale era alle porte e la coppia doveva anche preparare la figlia Elisabetta a diventare inaspettatamente regina. Fecero appena in tempo a fare un tour in Canada nel 1939, poi affrontarono insieme uno dei periodi più difficili della storia dell’umanità e la dissoluzione dell’Impero britannico, con l’indipendenza di India e Pakistan. Svolsero tutti i loro ruoli con dignità. Ben presto le difficoltà del timido Giorgio VI a pronunciare un discorso conquistarono il cuore dei sudditi che ne apprezzarono la fragilità umana, mentre Elizabeth divenne popolare per il conforto morale che dava alle truppe durante la guerra, affiancando sempre il marito in ogni visita in Francia, Nordafrica e Malta, rifiutandosi di essere trasferita in America dopo il bombardamento su Londra. Alla fine della guerra, nel 1945, la folla si accalcò sotto il balcone di Buckingham Palace acclamando “We want the king!”.

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Purtroppo, Giorgio VI era aggrappato al vizio del fumo come a un salvagente. La sua salute era sempre più compromessa da una serie di malattie causate dallo stress, ma quella peggiore era il cancro ai polmoni che gli fu diagnosticato nel 1949. Il protocollo impose alla figlia Elisabetta sempre più compiti, per prepararsi al peggio. Lei e il principe Filippo, che aveva sposato due anni prima, dovettero sostituire il re e la regina nel tour in Australia e Nuova Zelanda saltato per l’operazione. Elizabeth Bowes-Lyons assisteva impotente al destino del marito che si stava spegnendo come una candela. Nel 1951 dopo l’asportazione chirurgica del polmone destro, il re fu costretto a registrare il consueto discorso di Natale in più sedute, invece di tenerlo in diretta radiofonica. A gennaio del 1952, nonostante i medici fossero contrari, Giorgio VI volle recarsi in aeroporto ad accogliere la figlia Elisabetta che, di ritorno dall’Oceania, faceva scalo per continuare il tour in Kenya. Fu l’ultima volta che si videro. Meno di un mese dopo, la mattina del 6 febbraio 1952, la regina Elizabeth trovò il marito privo di vita nel letto, mentre erano a Sandringham.

Elizabeth Bowes-Lyon si lasciò sopraffare dal dolore. Per distinguerla dalla figlia, il cui nome differiva solo per una lettera, assunse il tutolo di Sua Altezza La Regina Elizabeth Regina Madre, e si ritirò in Scozia, intenzionata a sparire per sempre. Solo il Primo Ministro Winston Churchill riuscì a convincerla a riprendere la vita come membro senior della famiglia reale. Il popolo, che già l’aveva ribattezzata Queen Mum, la adorava troppo per poterne fare a meno. Tuttavia, la regina vedova si riservò il diritto di ritirarsi ogni tanto nei suoi ricordi. Acquistò e restaurò il solitario Castello di Mey, sulla costa settentrionale della Scozia, e per tre settimane in agosto e dieci giorni in ottobre, ogni anno, si rintanava lì per stare con se stessa e ripensare all’amore dei marito scomparso a soli 57 anni. Elizabeth sopravvisse al suo devoto Bertie per 50 anni esatti, raggiungendo la straordinaria età di 101 anni. Quando si spense il 30 marzo del 2002 aveva vissuto un arco di tempo così lungo da vedere l’arrivo dell’elettricità nelle case, due guerre mondiali, l’invenzione della tv, dei telefoni cellulari e di internet. Purtroppo, ha fatto in tempo a veder morire anche la figlia Margaret con la stessa malattia del padre. Elizabeth Bowes-Lyon giace ora nel King George VI Memorial Chapel nella chiesa di St George, a fianco ai resti del marito Albert. Nessuno ha più osato dire che quel matrimonio fosse un errore.